Di Maio: “Su Aquarius non c’era nessuna emergenza, da oggi immigrazione non è più business”
La crisi degli ultimi due giorni sulla situazione della nave Aquarius, con a bordo 629 migranti, terminata con la decisione della Spagna di accogliere l'imbarcazione, è avvenuta in una situazione che il governo non ritiene un’emergenza. Questo è il punto di vista del vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, espresso in un lungo post su Facebook. Aquarius, secondo il ministro di Lavoro e Sviluppo economico, “non è una bagnarola ma una nave attrezzata che non si trova in nessuna situazione di emergenza”. “Il nostro governo ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri Paesi europei affinché non lasciassero ancora una volta da sola l'Italia”, ribadisce Di Maio, definendo la decisione della Spagna di accogliere la nave una “notizia importante perché segna un punto di svolta”. Secondo Di Maio, “da oggi l’Italia non è più sola e ci auguriamo che gli altri leader europei seguano l’esempio di Sanchez”.
Di Maio esulta su Facebook per quanto avvenuto in queste ore: “Da oggi l'immigrazione non è più un business su cui lucrano scafisti e professionisti dell’accoglienza, ma diventa una questione che deve essere affrontata da tutti i Paesi europei per garantire gli interessi sia dei cittadini sia dei rifugiati che davvero scappano dalle guerre”. Il post del vicepresidente del Consiglio inizia con una spiegazione di come si sia arrivati a questa decisione da parte del governo italiano:
Questi giorni si è parlato tanto della nave Aquarius. Il dibattito che si è sviluppato sui media su questo tema non ha aiutato a comprendere cosa stesse succedendo, perché, invece di spiegare come stavano le cose, molto opinionisti e politici si sono buttati sulle ideologie. La nave Aquarius trasporta 629 richiedenti asilo. Non è una bagnarola ma una nave attrezzata che non si trova in nessuna situazione di emergenza. Visto che a bordo si trovano anche donne in stato di gravidanza e altre persone che possono necessitare di interventi medici, il nostro governo ha subito mandato motovedette con personale medico. Ora, qual è il punto: che il nostro governo ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri Paesi europei affinché non lasciassero ancora una volta da sola l'Italia nella gestione dei flussi migratori che è un fenomeno che riguarda tutta l’Europa. Abbiamo chiesto quello su cui a parole tutti i Paesi europei sono d’accordo: aiuto, solidarietà, suddivisione equa dei migranti che arrivano. Poche ore fa il presidente spagnolo Sanchez ha annunciato che la Spagna accoglierà la nave Aquarius. È una notizia importante perché segna un punto di svolta. È bastato fare ciò che avrebbero dovuto fare i governi precedenti, cioè dire “l’Italia non può più farsi carico da sola di questa fenomeno globale” che finalmente si è attivato un altro Paese. Da oggi l’Italia non è più sola e ci auguriamo che gli altri leader europei seguano l’esempio di Sanchez. Questa è la dimostrazione che se si vuole si può fare. Ora speriamo che questo non rimanga un gesto isolato ma che dia il via ad un approccio strutturale. Che deve passare prima di tutto per la modifica del Regolamento di Dublino.
Da qui Di Maio torna, così come ha più volte fatto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sul regolamento di Dublino spiegando qual è il “problema”: “Obbliga il primo Paese che accoglie i migranti a gestirli. E il primo Paese negli ultimi anni è sempre stato l’Italia. È questo che ha creato il business dell’immigrazione, e che fa dire a certi gestori di cooperative che l’immigrazione rende più della droga (ve lo ricordate Buzzi, dell’inchiesta Mafia Capitale?). Questo tema per me è molto importante, perché qui sono in ballo diritti umani di persone che vengono sfruttate per fare business, mentre l’Italia spende ogni anno miliardi delle tasse dei cittadini per gestire da sola una serie di emergenze che si susseguono senza sosta. È ora di dire basta. Vedete, non è facile dire basta al business dell’immigrazione, perché si rischia subito di essere bollati come razzisti, xenofobi e altri insulti simili. In realtà vogliamo fare solo cose di buon senso che vanno a vantaggio sia degli italiani che dei migranti”.
Il vicepresidente del Consiglio ricorda di quando, un anno fa, diceva che alcune Ong “facevano trasporto di migranti e non salvataggio”. Di Maio conclude:
Ora è chiaro che tutto questo deve cambiare, nell’interesse di tutti. Diritti, doveri e anche la solidarietà vanno condivisi. Stiamo cambiando l'Italia e stiamo cambiando l'Europa. Da oggi l'immigrazione non è più un business su cui lucrano scafisti e professionisti dell’accoglienza, ma diventa una questione che deve essere affrontata da tutti i Paesi europei per garantire gli interessi sia dei cittadini sia dei rifugiati che davvero scappano dalle guerre. Chi invece voleva solo fare profitti, dovrà cercarsi un'altra occupazione. La fine del business dell’immigrazione è nei nostri venti punti. E oggi abbiamo messo la prima pietra. Grazie a tutti e continuate a seguirci.