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Le consultazioni per il nuovo governo

Di Maio dice no a Salvini: “Si voti il 24 giugno, Lega ha avuto la sua occasione”

Il Movimento 5 Stelle dirà di no all’offerta di Salvini di costituire un governo fino a dicembre e tornerà a chiedere a Mattarella di votare il 24 giugno, assieme alle amministrative.
A cura di Redazione
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Le consultazioni per il nuovo governo

No a un governo guidato da personalità tecniche, no a un esecutivo di responsabilità nazionale che tenga dentro tutte le forze politiche dell'arco parlamentare, no alla proposta di Matteo Salvini di un esecutivo ponte fino a dicembre che consenta un nuovo voto nel febbraio del 2019. È questa, in estrema sintesi, la posizione che il Movimento 5 Stelle porterà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del nuovo giro di consultazioni che si terrà nella giornata di lunedì 7 maggio. Una linea definita qualche giorno fa, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato a Roberto Fico in seguito all'intervista di Renzi e al nulla di fatto della direzione del PD, che resiste a dispetto di spifferi e indiscrezioni che vogliono il M5s pronto a trattare per un esecutivo che faccia la legge di bilancio e aiuti il Parlamento a scrivere la nuova legge elettorale, prima di un nuovo ritorno alle urne.

Di Maio anche ieri è stato netto: la Lega ha avuto l'occasione di mollare Berlusconi e far nascere il governo del cambiamento, ma Salvini l'ha sprecata. Ora non c'è molto spazio per le trattative e il Movimento, di fatto, è già in campagna elettorale. Così come non c'è spazio per esperimenti tecnici, istituzionali o semi – istituzionali, che sono sempre stati invisi alla base grillina e che non renderebbero certa la data di un ritorno alle urne.

A Mattarella si chiederà di sciogliere le Camere il prima possibile, per permettere un ritorno al voto contemporaneamente al turno per le amministrative. Il 24 giugno, dunque, sarebbe il giorno adatto per una nuova consultazione, sempre con il Rosatellum bis. Spiega una nota ufficiale sul Blog delle Stelle:

Ma siamo così sicuri che per votare siano veramente necessari 60 giorni dallo scioglimento delle Camere? La legge elettorale prevede che il tempo minimo sia di 45 giorni (DPR n. 361 del 1957, comma 3, articolo 11). Questo “mito” dei 60 giorni deriva dal tempo che un regolamento (quindi una norma subordinata alla legge) mette a disposizione dei ministeri dell’interno e degli esteri per revisionare l’elenco dei cittadini residenti all’estero che possono votare per corrispondenza, posto che le buste con le schede agli elettori esteri devono essere spedite entro il 18° giorno prima delle elezioni.

Ma stiamo parlando di una revisione che viene comunque svolta ogni anno entro il 31 gennaio e che quest’anno è stata fatta il 18 gennaio e che le ultime elezioni si sono svolte il 4 marzo sulla base di un elenco aggiornato. Quindi, siamo così sicuri che il Paese debba rimanere bloccato per mesi perché dei burocrati impiegano 42 giorni per revisionare degli elenchi che hanno già revisionato meno di 3 mesi fa?

La legge prevede che, per abbinare le elezioni politiche con il secondo turno delle prossime amministrative previsto per il 24 giugno, il Presidente della Repubblica abbia tempo di sciogliere le Camere fino al prossimo giovedì 10 maggio. Votare il 24 giugno si può!

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