Di Maio contro Conte: “Alle elezioni comunali M5S mai così male, non continuiamo a imitare Salvini”
"Alle elezioni amministrative non siamo mai andati così male. Nel Movimento serve meno autoreferenzialità e più democrazia interna, poi basta alle ambiguità sulle alleanze internazionali". È un Luigi Di Maio visibilmente stizzito quello che parla di fronte ai giornalisti per commentare l'esito delle comunali e la situazione interna del M5S. Non lo cita mai, ma l'obiettivo di tutte le sue invettive è lui, Giuseppe Conte, colui che tanto ha voluto alla guida del Paese nei precedenti governi e del Movimento poi, ma con cui, almeno dalla formazione del governo Draghi, i rapporti sono ai minimi termini.
Secondo il ministro degli Esteri "siamo in un momento delicato per il Paese. Mosca sta riducendo il gas all'Europa, grazie alla diplomazia di questi mesi riusciremo a gestire il momento, ma serve un tetto massimo al prezzo del gas. In questo momento tutti dovremmo essere uniti, a partire dal Movimento. Invece il nostro elettorato è disorientato ed è normale: non vede la direzione". Quindi la stilettata diretta al presidente grillino. "Non possiamo – attacca- continuare a stare al governo e poi un giorno sì e un giorno no, per imitare Salvini, andiamo ad attaccare l'esecutivo".
Ma non è finita qui. Per Di Maio il M5s deve fare "un grande sforzo di democrazia interna, perché non veniamo da una grande storia in cui ci siamo distinti per questo: anche rispetto al nuovo corso serve più inclusività e dibattito interno, inserendo anche persone esterne al Movimento e lo dico ai giornalisti perché non c'è un altro posto dove poterlo fare". Quindi torna sulle polemiche nei suoi confronti e liquida così ogni accusa: "Non si può dare sempre la colpa agli altri, non si può risolvere l'analisi del voto facendo risalire alle elezioni del Presidente della Repubblica la sconfitta alle amministrative".
Secondo il ministro non si tratta di voler fare un processo interno, ma di stabilire dei principi chiari. Questi, per lui, sono anche che l'Italia deve restare nella Nato e nell'Ue e che si deve "abbracciare la transizione ecologica, ma senza che la paghi la parte più debole della nazione, cioè le classi meno abbienti". Così si dice a favore del salario minimo, ma anche con contrattazione sindacale, perché "l'importante è arrivare ad alzare gli stipendi a chi sta guadagnando meno di 9 euro all'ora".
Quindi l'attacco finale a Conte, ma in parte anche ai duri e puri più vicini al garante Grillo. "Noi siamo una forza politica che ambisce a guardare al 2050– pungola- ma in realtà sta guardando a prima del 2018, che era un altro mondo e c'è una radicalizzazione in corso rispetto alla politica estera che vede in questo momento un'ambiguità su cui io non concordo". Anche per questo invita il Movimento e il resto della maggioranza a non inserire nelle risoluzioni sull'Ucraina che saranno votate in Parlamento "decisioni che disallineino l'Italia dalle proprie alleanze storiche, perché l'Italia non è un Paese neutrale".