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Conflitto Israelo-Palestinese

Di cosa si parlerà al Consiglio Europeo del 26 e 27 ottobre 2023 e cosa dirà Giorgia Meloni

Oggi e domani si tiene a Bruxelles il Consiglio europeo, a cui parteciperà la premier Meloni. Guerra tra Israele e Hamas, Ucraina e immigrazione sono i principali dossier sul tavolo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi, giovedì 26 ottobre e domani, venerdì 27 ottobre 2023, si svolge a Bruxelles il Consiglio Europeo. Si parlerà soprattutto della crisi in Medio Oriente, Ucraina e immigrazione. Sullo sfondo le pressioni sull'Italia per la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, che però non risulta in agenda.

La premier Meloni, che ieri ha tenuto un'informativa, prima al Senato e poi alla Camera, in vista del vertice proverà a richiamare all'unità i Paesi membri soprattutto sul conflitto tra Hamas e Israele, affinché si lavori per la soluzione due popoli e due Stati, "Prospettiva che deve avere come presupposto, da parte di tutti gli attori presenti nella regione, il riconoscimento all'esistenza e alla sicurezza dello Stato d'Israele. Su questo, c'è totale convergenza di vedute e di intenti tra gli Stati membri dell'Ue. Personalmente sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo", ha detto Meloni in Aula. La presidente del Consiglio ha ribadito la condanna di Hamas, esprimendo preoccupazione per l'incolumità degli ostaggi. Per Meloni la questione dell'immigrazione illegale è strettamente legata alle infiltrazioni di terroristi nel nostro Paese e al rischio di radicalizzazioni, per cui va impedita e combattuta.

La crisi in Medio Oriente: cosa vuole fare l'Ue

I leader Ue affronteranno il tema degli aiuti umanitari. È possibile che nella bozza finisca la richiesta esplicita di una pausa per permettere appunto l'ingresso a Gaza di medicine, cibo e acqua, ma non un vero e proprio cessate il fuoco. Il vertice di Bruxelles dovrà definire l'esatta terminologia da inserire nelle conclusioni per poter permettere il passaggio degli aiuti nella Striscia. Tra le proposte emerse nelle scorse ore c'è appunto la pausa umanitaria, o le pause umanitarie, soluzione che sembra piacere anche all'Italia, o finestre umanitarie, come avanzato dalla Germania.

"Attorno a quella che sembra una divisione c'è un'unità di scopo, ora bisognerà vedere come calibrare il linguaggio in maniera tale che questo non abbia un impatto sul diritto di Israele alla difesa, ma siamo fiduciosi che si riuscirà a trovare una quadra", riferisce una fonte diplomatica Ue. Escluso del tutto invece il "cessate il fuoco", come era stato richiesto da alcuni paesi, perché questo presuppone che ci siano due eserciti regolari e di pari dignità, e l'organizzazione terroristica di Hamas non può essere considerata uno Stato.

"Il Consiglio Europeo – si legge nella bozza – esprime la più grave preoccupazione per il deteriorarsi della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli per raggiungere la popolazione, attraverso tutte le misure necessarie, inclusa una pausa umanitaria".

Secondo l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, "nell'Ue sta crescendo il sostegno a una pausa umanitaria per consentire la consegna di aiuti a Gaza, in linea con la discussione al Consiglio Affari Esteri di lunedì". I leader metteranno nero su bianco la condanna delle violenze nei confronti di tutti i civili. Linea ribadita dal capo della diplomazia europea secondo cui "tutte le vite dei civili hanno lo stesso valore e tutte devono essere protette". Un concetto espresso anche dalla premier Meloni ieri in Aula.

A pesare su un accordo finale sono anche le parole del Segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui gli attentati di Hamas"non sono arrivati dal nulla", che hanno scatenato la dura condanna di Israele, e non solo. E guarda caso nell'ultima bozza di conclusioni del vertice Ue è sparita la riga che prevedeva il "sostegno all'appello del segretario generale per una pausa umanitaria".

Ucraina: quali decisioni prenderanno i leader Ue

Il presidente ucraino Zelensky, che interverrà al vertice di Bruxelles da remoto, chiederà più sanzioni contro Mosca. Tra i temi caldi l'uso dei proventi derivati dagli asset russi congelati a favore di Kiev. Il tema non è dei più facili, perché incontra gli scogli del diritto internazionale, delle clausole contrattuali e della fiducia dei mercati. Per questo c'è molta cautela, soprattutto tra i paesi del G7. Il sostegno all'Ucraina è strettamente connesso all'approvazione dell'aumento delle risorse del bilancio pluriennale dell'Ue 2021-27, con un impulso da parte dei leader "a portare avanti i lavori per raggiungere un accordo globale entro la fine dell'anno".

Nel nuovo quadro finanziario, oltre ai 50 miliardi per Kiev, ci sono anche i 15 miliardi per la migrazione proposto dalla Commissione. Questo doppio esborso potrebbe generare però tensioni, perché per i Paesi ‘frugali l'unica priorità è l'Ucraina. Ma l'Italia, e non solo, spingerà invece per una "logica a pacchetto": ovvero l'accordo c'è se comprende tutti i punti.

Cosa proporrà l'Ue sull'immigrazione

Sull'immigrazione la presidente dell'Esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, aggiornerà i Ventisette sulle misure intraprese, che in realtà sono state anticipate già ieri nella lettera inviata ai leader. La novità dell'ultima ora è l'inserimento, nelle conclusioni finali, di un paragrafo in cui si chiede una maggiore cooperazione tra gli Stati sulla sicurezza e una accelerazione sui rimpatri. L'iniziativa è partita dalla Svezia, nazione da cui provenivano le due vittime di Bruxelles, ma è stata apertamente appoggiata dall'Italia.

Nella lettera di aggiornamento ai leader sullo stato dell'arte del dossier immigrazione, Ursula von der Leyen ha sottolineato che quella dei rimpatri "è una sfida comune" e ha rilanciato l'idea dell'estensione, anche attraverso una maggiore sorveglianza aerea, della missione navale Irini, nata con l'obiettivo di contrastare il traffico di armi alla Libia. Parole che, nel governo italiano, sono state accolte con "soddisfazione". Quindi accelerare le procedure sui rimpatri creando un sistema comune, soprattutto dopo gli attentati di Bruxelles, e stringere nuovi accordi con i paesi terzi, a cominciare dall'Egitto, sono le priorità.

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