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Caso Almasri

Di cosa è accusata Giorgia Meloni nel caso Almasri e cosa rischia la premier

Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato per il caso Almasri: l’annuncio è arrivato dalla premier in serata. Insieme a lei anche i ministri Nordio e Piantedosi, oltre al sottosegretario Mantovano. Meloni potrà depositare memoria in sua difesa o essere ascoltata. I reati in questione prevedono fino a 14 anni di carcere, nel complesso, ma le indagini sono appena agli inizi.
A cura di Luca Pons
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AGGIORNAMENTO

Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento personale e peculato, a seguito della vicenda del generale libico Almasri. L'uomo, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità, era stato arrestato dalle autorità italiane il 19 gennaio ma poi liberato il 21 e, per decisione del governo, rimpatriato subito in Libia su un volo di Stato.

L'indagine della Procura di Roma notificata oggi coinvolge oltre alla premier anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, per gli stessi reati. Si tratta delle tre figure che nel governo hanno dovuto gestire direttamente il caso Almasri: Nordio in quanto competente per i rapporti con la Corte penale internazionale e per l'arresto del libico, Piantedosi perché responsabile dell'espulsione e rimpatrio, e Mantovano perché il volo che ha riportato il generale in Libia era dei servizi.

Il fascicolo ora è stato trasmesso al Tribunale dei ministri. Entro 90 giorni, questo dovrà decidere se rinviare il caso alla Procura e chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad andare a processo, oppure se archiviare la vicenda.

Di cosa è accusata Giorgia Meloni insieme ai suoi ministri

La prima accusa è di favoreggiamento personale. In questo caso, l'articolo 378 del Codice penale afferma che "chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione (…) aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni". Insomma, l'ipotesi della Procura di Roma è che Meloni, con gli altri esponenti, del suo governo, abbia letteralmente aiutato Almasri a fuggire dalle indagini della Corte penale internazionale.

Il secondo reato di cui la premier e gli altri sono accusati è di peculato. Si tratta di un illecito che riguarda in particolare i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio, previsto dall'articolo 314 del Codice penale. Se uno di loro, "avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi". In questo caso bisognerà aspettare eventuali chiarimenti dalla Procura, ma la cosa più probabile sembra essere che l'accusa riguardi l'utilizzo di un volo di Stato per portare immediatamente Almasri in Libia dopo la sua scarcerazione.

Cosa rischia Meloni e cosa succede ora

Sulla carta, il favoreggiamento penale è punti con il carcere fino a quattro anni e il peculato fino a dieci anni e sei mesi. Nel complesso, quindi, lo scenario a cui vanno incontro Meloni e i suoi ministri sarebbe quello di fino a quattordici anni di carcere, con un minimo di quattro nel caso del peculato. Al momento, però, è necessario ricordare che le indagini sono nella primissima fase.

Lo ha sottolineato Luigi Li Gotti, l'avvocato che ha depositato la denuncia da cui gli inquirenti della Procura di Roma sono partiti per le indagini: "Io ho fatto una denuncia ipotizzando dei reati e ora come atto dovuto, non è certo un fatto anomalo, la Procura di Roma ha iscritto nel registro la premier e i ministri". Insomma, visto che si sono aperte delle indagini, Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano sono stati iscritti nel registro degli indagati perché questo prevede la prassi.

"Ora la Procura dovrà fare le sue valutazioni e decidere come proseguire, se individuare altre fattispecie o inviare tutto al Tribunale dei ministri", ha chiarito Li Gotti ad Ansa. E infatti, nell'avviso di garanzia si legge che "gli atti sono stati inoltrati" proprio al Tribunale dei ministri. Sarà questo a procedere con le indagini preliminari, e decidere entro 90 giorni (quindi entro fine aprile) se archiviare il caso o trasmettere nuovamente gli atti alla Procura per chiedere al Parlamento l'autorizzazione a procedere. Così avvenne per Matteo Salvini nel caso Open Arms, quando il Senato votò per mandarlo a processo.

Ricapitolando, al momento risulta che Giorgia Meloni, con i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, siano accusati di favoreggiamento e peculato. Ma questa è solo la fase iniziale della procedura. Nelle prossime settimane il Tribunale dei ministri si occuperà di fare propri accertamenti, e prima di maggio si saprà se la palla passerà al Parlamento o se l'intero fascicolo sarà archiviato.

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