Di Battista: “Sono un oppositore coerente del governo Draghi, per questo ho lasciato i 5 Stelle”
Alessandro Di Battista parla da ex, senza (troppo) rancore. Intervenuto all'inaugurazione di SUM#05, l'iniziativa per ricordare Gianroberto Casaleggio, l'ex parlamentare del Movimento 5 Stelle ha risposto alle domande del vicedirettore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, chiamato a moderare il dibattito. Aprendo la manifestazione, che si terrà interamente in streaming per cinque giorni, Di Battista ha ricordato il guru e fondatore del Movimento: "Mi chiese di andare su a Milano per conoscerlo, spense il cellulare e mi chiese di parlargli delle mie idee". Per il giornalista romano Casaleggio "è stato un esempio", ha sempre scelto "la coerenza". Perciò "continuo a prendere posizioni scomode che hanno pregiudicato la mia attività politica", spiega Di Battista.
L'ex parlamentare grillino torna sul suo addio al partito: "Non condividevo più diverse scelte del Movimento 5 Stelle e senza sbattere la porta mi sono fatto da parte". E non risparmia una frecciatina ai suoi ex colleghi: "Per me le idee contano più della possibilità di fare carriera politica". Secondo Di Battista non è colpa dei portavoce: "Sono stato nelle istituzioni, so come funziona il palazzo – spiega – Se stai troppo tempo lì dentro inizi a pensare che la carriera politica sia più importante del servire i cittadini e finisci per scendere a compromessi con le tue idee". Per questo continua a proporre il limite dei due mandati, non solo per i grillini, ma per tutti i parlamentari. Alla base del suo allontanamento dal Movimento 5 Stelle c'è stata la decisione di appoggiare il nuovo governo: "Mario Draghi ha sempre favorito le fusioni, le unioni, il grande sul piccolo – spiega l'ex grillino – Per questo mi sono opposto e mi continuo a opporre al suo governo".
Di Battista si è soffermato a lungo sulla democrazia diretta, concetto centrale per Casaleggio e per il Movimento 5 Stelle: "È un percorso lungo che deve continuare – spiega il giornalista romano – Oggi ancor di più di dieci anni fa il capitalismo finanziario determinerà una serie di pressioni sul mondo politico tali che senza democrazia diretta i politici non potranno mai prendere decisioni indipendenti". Poi aggiunge: "La democrazia diretta non significa che bisogna aspettare la decisione del web su come votare un emendamento", ma vuol dire "costruire un programma insieme e vincolare i portavoce a quel programma".