Denunciato per vilipendio, questura: “Critiche a Minniti non c’entrano “
Lo scorso 20 giugno in piazza del Pantheon si svolgeva una manifestazione in occasione della "Giornata Mondiale del Rifugiato". Al termine di un flash-mob organizzato da Amnesty International, al microfono interveniva Gianluca Dicandia, attivista e praticante avvocato specializzato in diritto dell'immigrazione, denunciando politicamente le conseguenze dei decreti Minniti-Orlando e criticando le politiche del governo in materia di sicurezza urbana e gestione dei flussi migratori. Al termine del suo intervento il ragazzo veniva avvicinato e identificato, provocando la protesta di molti degli attivisti presenti, che non hanno esitato a parlare di un gesto intimidatorio verso chi critica le politiche governative, alcuni dei quali sono stati a loro volta denunciati.
Ora che le identificazioni si sono trasformate in denunce per "vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate" e "violenza o minaccia alle forze dell'ordine", ed è esploso un caso politico-mediatico aperto dal nostro giornale (e già sbarcato in parlamento), la questura di Roma ha diffuso una nota in cui dà la sua versione dei fatti, parlando di "estremisti" e chiarendo che l'intervento è stato chiesto dagli stessi promotori della manifestazione. Come testimoniato da un video reso pubblico da Fanpage.it, gli stessi agenti intervenuti hanno chiesto a Noury di ‘dissociarsi' dall'intervento del giovane legale.
"Sono stati inoltrati, il 28 giugno, all’autorità giudiziaria, gli atti dell’identificazione di alcuni estremisti che, nel corso di una manifestazione regolarmente preavvisata da Amnesty International, avevano arbitrariamente diffuso, attraverso un altoparlante, posizioni non condivise dagli stessi promotori, che infatti, avevano chiesto l’intervento delle forze dell’ordine – si legge nel comunicato di via San Vitale – Sulla base della documentazione della polizia scientifica, gli autori sono stati denunciati per aver minacciato le forze dell’ordine di ritorsione pronunciando inoltre ‘espressioni oltraggiose nei confronti delle istituzioni ed in particolare della Polizia di Stato'". L'identificazione e le successive denunce non avrebbero dunque nulla a che fare con le critiche rivolte al ministro Minniti.
La versione di Amnesty International
Una ricostruzione smentita dalla stessa Amnesty International, che ieri ha espresso la sua piena solidarietà al giovane praticante e attivista denunciato parlando di “una criminalizzazione della libertà di espressione che restringe in maniera sproporzionata il diritto alla libertà di parola". Il portavoce italiano dell'associazione che si occupa della tutela dei diritti umani, Riccardo Noury, senza esitazione parla di minaccia alla libertà di parola: “L’episodio ripropone con urgenza una riflessione sulla tendenza in crescita di criminalizzazione di atti che hanno connessioni remote con reali reati penali. Amnesty International è preoccupata dell’impatto sulla società di queste restrizioni al diritto alla libertà di espressione, che comportano la compressione dello spazio disponibile per sostenere e promuovere opinioni controverse o impopolari.”