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Delrio: “Pronti a finanziare il Ponte sullo Stretto con soldi pubblici. Opera essenziale”

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il ministro delle Infrastrutture spiega l’importanza del Ponte sullo Stretto di Messina in ottica infrastrutturale: “Opera non solo utile, ma anche essenziale a completare quel corridoio europeo Napoli – Palermo”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Ponte sullo Stretto di Messina non era una priorità, ma ora si può partire con la realizzazione perché molte delle priorità che il Governo Renzi si diede quando iniziò l'esperienza di governo nel 2014 sono state realizzate o comunque sono in via di realizzazione. A sostenerlo è il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che in un'intervista al Corriere della Sera spiega quali sono i progetti che l'Esecutivo ha in mente di portare avanti nei prossimi anni, tra cui il famigerato "Ponte sullo Stretto di Messina" di cui si è tanto dibattuto nel corso degli ultimi giorni dopo una dichiarazione fatta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso di un evento organizzato dall'impresa di costruzioni Salini-Impregilo. "Non ho cambiato idea. Sulle altre priorità abbiamo fatto molto. Abbiamo stanziato un miliardo di euro per la cura delle periferie, abbiamo un piano per il dissesto idrogeologico, sulle scuole…", sostiene il ministro Delrio.

Non ci sono altre priorità a livello di infrastrutture nel Mezzogiorno? Sì, ci sarebbero, ma il Governo ha già provveduto a stanziare i fondi necessari: "Anche su quello abbiamo fatto molto. Solo per la manutenzione delle strade in Sicilia abbiamo stanziato un miliardo di euro nei prossimi cinque anni. E nel 2018 la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria avrà una velocità media di 140 chilometri orari contro gli 80 di adesso. Il Ponte non è una cattedrale nel deserto", spiega Delrio.

Il "Ponte sullo Stretto" però non ha senso se visto come un progetto isolato, ma va invece inserito in un contesto di corridoio europeo, ovvero quello che va da Napoli a Palermo. "Il mio non era un no alle grandi opere, ma alle opere inutili", sostiene Delrio, spiegando che il "Ponte sullo Stretto" è un'opera non solo utile, ma anche essenziale a completare quel corridoio europeo. "Oggi per andare in treno da Roma a Palermo ci vogliono dieci ore e mezza. Con il Ponte e tutto il corridoio scenderemo a sei ore. Naturalmente si tratta di coinvolgere i territori con il dibattito pubblico, di limitare l’impatto ambientale e anche i costi".

Capitolo costi: come intende procedere il Governo, visto che l'opera costerebbe svariati miliardi e attualmente esistono dei vincoli di bilancio da rispettare? Solo per il Ponte, ha sostenuto Ferrovie dello Stato, sono necessari 4 miliardi, senza contare tutto il resto dell'infrastruttura. "Quei 4 miliardi diventano 8 se contiamo anche gli interessi che i privati dovrebbero pagare alle banche. Io penso che invece di avventurarsi in finti project financing, con il coinvolgimento di privati che poi finiscono per scaricare di nascosto i costi sul pubblico, anche lo Stato potrebbe fare la sua parte in modo diretto", dice Delrio, sottolineando che lo Stato è pronto a finanziare l'opera con soldi pubblici e ribadendo di non trovare nulla di male in quest'ipotesi: "Non capisco dove sarebbe il problema se lo Stato ci dovesse mettere delle risorse pubbliche. Stiamo mettendo 4 miliardi sul tunnel del Brennero, 6 sull’alta velocità Milano-Venezia, altri 6 sulla Napoli-Bari".

La realizzazione del Ponte, comunque, per ora, rimane un progetto allo stadio embrionale e di sicuro non saranno previsti fondi nella legge di stabilità che il Governo presenterà nei prossimi mesi. "Nella legge di Bilancio ci concentreremo sulla casa. A partire dal rafforzamento del bonus fiscale per la messa in sicurezza contro il rischio sismico. Nell’immediato sarà esteso alle seconde case nelle zone a più alto rischio sismico, la 1 e la 2. Al momento lo sconto fiscale, con la detrazione del 65% dei lavori fino a 100 mila euro, vale solo per le prime case. Ma non ha senso se poi sono le seconde case che cadono addosso alle prime", spiega il ministro Delrio.

"Nel 2018 faremo un passo in più. Avremo una nuova classificazione della vulnerabilità degli edifici, basata su sei livelli come oggi per il consumo energetico. Per ottenere il bonus sarà necessario un certificato che dimostri come i lavori abbiano fatto guadagnare almeno una classe. Saranno resi stabili, e non più rinnovati anno dopo anno, tutti i bonus fiscali sulla casa, sia per le ristrutturazioni normali sia per quelle sull’efficienza energetica. E ne aggiungeremo due nuovi: per le ristrutturazioni delle parti comuni nei condomini. E per la permuta degli immobili". I costi? circa 5 miliardi di euro in legge di stabilità, ma i bonus porterebbero nelle case dello Stato 4,7 miliardi di euro come Iva aggiuntiva, quindi – secondo Delrio – queste proposte sarebbero quasi a costo zero.

Capitolo referendum costituzionale: nel caso dovesse vincere il ‘no', il governo andrà a casa? "È un’ipotesi che non prendo nemmeno in considerazione. Gli italiani voteranno sul merito, come hanno fatto sul divorzio e sul nucleare. Il 4 dicembre non si decide sul governo o sulla legge elettorale ma sul futuro dei rapporti fra le istituzioni, per costruire una stagione più ordinata di federalismo. Farò un tour per incontrare i sindaci italiani sulle ragioni del sì", conclude il ministro.

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