Delrio (Pd): “Attacchi Israele a Unifil vanno condannati, ritirare la missione sarebbe grave errore”
Sale a quattro il numero degli attacchi rivolti dall'IDF ai danni dei caschi blu che operano nella missione di pace in Libano, lungo il confine con Israele. Nei giorni scorsi le postazioni Onu sono state prese di mira dall'esercito israeliano, con diversi soldati rimasti feriti.
"La situazione sta diventando inaccettabile e insostenibile. Nel senso che è una situazione in cui vengono violati i principi della legalità internazionale e viene violata la risoluzione Onu,. C'è un'invasione via a terra di un Paese sovrano con forza di interposizione di pace presenti", commenta, con Fanpage.it, il senatore del Partito democratico Graziano Delrio.
Ieri i carri armati dell'IDF hanno fatto irruzione in una delle basi delle Nazioni Unite a sud del Libano. Le forze armate israeliane hanno parlato di "errore", ma per l'Unifil si tratta di un ennesimo "attacco deliberato" nei confronti dei peacekeepers che pattugliano la Blue line. "La prima cosa da fare è condannare fermamente questo atto perché non è accettabile, come ha già fatto giustamente il governo italiano e il ministro Crosetto in primis, il quale ha fatto dichiarazioni totalmente condivisibili", dice Delrio.
L'aggravamento della situazione per gli oltre mille caschi blu italiani ha spinto Giorgia Meloni a mettersi in contatto con il Benjamin Netanyahu, chiedendo l'immediata de-escalation. Nonostante il rammarico per quanto accaduto, il ministro israeliano si è detto pronto a fare "tutto il necessario per vincere la guerra" e ha chiesto alle forze delle Nazioni Unite di ritirarsi dai territori libanesi. "Il problema che abbiamo non è quello di mandare via l'Unifil, come dice Netanyahu, ma casomai di rafforzare la sua presenza a garanzia dei civili e di un vero rispetto della risoluzione", puntualizza l'ex ministro dem.
La forte tensione al confine tra i due Paesi e gli "incidenti" degli ultimi quattro giorni tengono alta l'allerta attorno ai nostri soldati. "Dal comportamento che abbiamo osservato in questi giorni, ci sono dei rischi perché è chiaro che Israele non vuole nessuno in mezzo nell'operazione militare che sta facendo, mentre il senso di una missione internazionale è proprio quello", dice Delrio. "Chiunque sia interessato alla sicurezza di Israele e al suo diritto ad esistere deve capire che questa situazione può solo mettere in ulteriore rischio gli abitanti della Galilea. La vera sicurezza per loro sarà se la missione Onu riesce a fare le cose per cui è stata mandata lì, cioè fare arretrare Hezbollah, e quindi se viene rinforzata non se viene annullata", sottolinea.
Per il dem dunque, non è l'operazione militare di Tel Aviv a offrire una soluzione, ma piuttosto il rafforzamento della missione Onu. "Spero che il governo italiano si batta in tutte le sedi internazionali per averlo", auspica. "Il ritiro del contingente per me sarebbe un gravissimo errore", avverte Delrio. "Sarebbe la dimostrazione che solamente la forza unilaterale di uno Stato è in grado di ristabilire l'ordine. Bisogna anzi moltiplicare la presenza e costringere tutti a rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite".
Al momento, come ha spiegato anche il Capo di Stato maggiore della Difesa Luciano Portolano, un piano di evacuazione straordinaria esiste, ma l'intenzione dell'Unifil è di rimanere e continuare ad esercitare il mandato del Consiglio di sicurezza. "Solo così si riacquista la credibilità internazionale delle organizzazioni come l'Onu, se fanno davvero fino in fondo il loro mestiere", concorda il parlamentare. "A quei commentatori che oggi dicono "la missione fallita e quindi se ne vadano" io dico: se la missione ha fallito in alcuni suoi compiti è un motivo in più per rafforzarla, non per chiuderla", aggiunge.
In linea con la posizione ribadita da Crosetto, a cui esprime la "solidarietà per la reazione avuta", Delrio insiste: "Noi non prendiamo ordini da Tel Aviv e il fatto di essere amici di Israele e di difendere il suo diritto ad esistere non significa che Israele può stare al di sopra del diritto internazionale e umanitario. Non è questo il modo per essere amici di un popolo, ma è quello di ristabilire le condizioni di pace e sicurezza per tutti quanti, per il nord della Galilea e per i libanesi che stanno al di là del confine", spiega.
Ora, dal governo italiano, "mi aspetto una proposta forte di rafforzamento della missione Onu e delle forza di interposizione, in ogni caso, se non ci fossero le condizioni Onu. L'Europa, a partire dalla Francia, che storicamente diciamo ha legami storici con il Libano, insieme a Italia, Germania e Spagna, faccia che è in grado di dare una mano a un ristabilimento di condizioni di pace", ribadisce. "Se c'è un impegno vero, deciso, determinato, molto più di quello che è stato fatto fino ad ora, sia sul piano diplomatico, sia sulla costituzione di forze di interposizione che possano fare fino in fondo i loro compiti, che ad oggi purtroppo non sono riusciti a fare. Tra questi c'è anche quello di fare in modo che Hezbollah smetta di sparare razzi e di impedire a Israele di invadere un Paese sovrano. Solo così si sconfigge la logica della forza unilaterale", conclude.