La questione degli 80 euro è stata il tormentone della campagna elettorale per le Europee 2014. Tra chi la definiva "un atto di giustizia sociale", il "più grande taglio di tasse della storia" e chi invece la bollava come "un'elemosina" o peggio ancora come una sorta di "voto di scambio" (peraltro dopo averne messo in dubbio le coperture per settimane). In mezzo ci si è messa la polemica sul "cosa ci compri con 80 euro", che ha toccato livelli altissimi con la Picierno e le due settimane di spesa ed il Codacons con "una sola serata al cinema con la famiglia".
Poi, il risultato delle urne ha "convinto" gran parte degli analisti (e la quasi totalità dei militanti grillini) del fatto che i consensi di Renzi provenissero in gran parte dal bonus in busta paga. Con una semplificazione ed una approssimazione che non hanno eguali, si è così diffuso a macchia d'olio l'assioma del "voto per gli 80 euro". Considerazione che, tutto sommato, sarebbe finanche offensiva ed irrispettosa della onestà intellettuale e della libertà di scelta degli italiani. Ma che soprattutto sembra essere tutt'altro che inattaccabile dal punto di vista logico e concettuale (qui un'analisi un po' più completa sul perché Renzi abbia vinto le elezioni).
Partiamo dai dati e dall'analisi dei flussi elettorali effettuata dall'Istituto Cattaneo, che mostra come gran parte dei voti recuperati da Renzi provenga dalla ricollocazione dell'elettorato di Scelta Civica e partitini centristi. Un elettorato tradizionalmente fedele alle urne e composto in gran parte di appartenenti ai ceti medio / alti, che non rientra necessariamente nella forbice reddituale 8000 / 24000, quella cioè interessata dal bonus. Ma soprattutto un elettorato "moderato", per definizione, che ha visto nell'ex Sindaco di Firenze l'ultimo garante di una continuità tutto sommato gradita e, forse non in subordine, della stabilità istituzionale (ci riferiamo ovviamente al modo in cui è stato presentato lo scontro fra M5S e Pd).
Il nucleo principale dei consensi renziani è poi costituito dallo zoccolo duro dei votanti e militanti democratici, che hanno risposto all'appello renziano e si sono mobilitati come da anni non avveniva. Anche in questo caso a giocare un ruolo determinante sembrano essere alcuni fattori poco considerati nelle analisi mainstream: la polarizzazione dello scontro con Grillo, la guerra delle preferenze che ha portato ogni candidato ad uno sforzo enorme sui territori, la naturale difesa dello spirito di una comunità "attaccata" dai militanti grillini nelle piazze reali e virtuali, la percezione della crucialità del voto per il futuro del partito prima e del Paese poi, il carisma personale di Matteo Renzi. Non ci dilungheremo sulla quantificazione numerica dei votanti, ma la sostanza è questa.
Anche oltre l'analisi dei flussi ci sono delle crepe evidenti nell'edificio del "voto per gli 80 euro". Il paragone con l'abolizione dell'Imu, ad esempio, non regge: anche tecnicamente si tratta di un provvedimento già attuato dal Governo in carica ed effettivo "no matter what", non paragonabile alla promessa elettorale del Cavaliere, peraltro enunciata solo come slogan e "a tradimento" (nell'ultimo secondo di campagna elettorale). Così come è fallito il tentativo di presentare il provvedimento come una mancia (le famiglie con quelle tipologie di reddito sanno benissimo il valore relativo ed assoluto del bonus) o come una misura che sarà compensata da ulteriori tasse (senza specificare quali e di che portata, tra l'altro).
Intendiamoci, non ci sono dubbi sul fatto che si sia trattato del più clamoroso spot del Governo Renzi (che poi è diventato del Pd, considerata la sovrapposizione dei ruoli e la sovraesposizione del Presidente del Consiglio). Così come non ci sono dubbi sul fatto che ci siano stati tantissimi cittadini che hanno giudicato in maniera positiva l'impegno del Governo per i redditi medio – bassi. Ma è un tassello del puzzle, non il fattore dirimente. È la garanzia dell'esistenza di qualcosa di concreto oltre le promesse dei politici, di cui il bonus è parte, assieme al decreto Lavoro (discutibilissimo), all'impostazione del percorso di riforme (ancor più discutibile), alla revisione delle province (come sopra), al salvataggio Electrolux e via discorrendo. È, il bonus, la copertina dell'album dei fatti e delle azioni del Governo: un album che, sia detto per inciso, ha beneficiato del racconto parzialissimo della stragrande maggioranza dei media, ossessionati dal mito della velocità renziana (e non solo).
Poi, per dirla tutta, pensare che milioni di italiani si vendano per 80 euro a me sembra offensivo ed irrispettoso. E finanche un po' umiliante, soprattutto per chi dovrebbe dare risposte a quelle persone.