video suggerito
video suggerito
Opinioni

Del perché Berlusconi si è salvato dal naufragio

Dopo la traumatica fine dell’esperienza di Governo erano in molti a pronosticare la liquefazione del Pdl. Invece Berlusconi è ancora in sella e, malgrado abbia perso 6 milioni di voti, ha centrato l’obiettivo: far perdere il centrosinistra. Il massimo cui potesse aspirare.
100 CONDIVISIONI
devi-votare

Come sempre accade in questi casi, risulta abbastanza complesso provare a decontestualizzare un singolo risultato elettorale. Questo perché ad impedire una valutazione "pura" concorrono sempre diversi fattori, che non possono essere sottovalutati, come la "tendenza", il fattore psicologico, l'affluenza, finanche le condizioni atmosferiche. Così è per l'indiscutibile trionfo del Movimento 5 Stelle, per la sconfitta del Partito Democratico e per il tonfo di centristi, Rivoluzione Civile e Fermare il Declino. Ma soprattutto è davvero arduo commentare il risultato del centrodestra e nello specifico del Popolo della Libertà in questa consultazione elettorale.

Partire dai numeri aiuta, ma non completa l'analisi. Il Pdl perde nel complesso oltre 6 milioni di voti, diventa il terzo partito e lascia "sul campo" 170 deputati ed una quarantina di senatori. Parlare di "vittoria", "miracolo" è semplicemente imbarazzante. Quello che resta è comunque il raggiungimento dell'obiettivo politico che il Cavaliere si era prefissato: impedire che il centrosinistra tornasse al Governo, svuotare il campo centrista ed avere un minimo di peso nella prossima legislatura (la base su cui rifondare il centrodestra). Risultato di grande rilievo anche perché non si può tacere delle condizioni in cui era l'intero centrodestra solo pochi mesi fa. Dopo la traumatica fine dell'esperienza di Governo, giunta dopo un anno di lento e continuo logoramento (con numeri risicatissimi alla Camera a causa dello strappo di Gianfranco Fini), nessuno avrebbe scommesso sulla capacità di tenuta delle trincee allestite da Angelino Alfano. Poi qualcosa è cambiato, senza che ce ne rendessimo conto. A partire dalla decisione d'arbitrio di un Silvio Berlusconi già con la testa al sole del Kenya di riprendersi ciò che è suo. Che è sempre stato suo. Partito, dirigenti ed elettorato.

Perché Silvio Berlusconi è ancora un fattore in campagna elettorale. È l'unico ad aver conservato un rapporto diretto, inscindibile, con quella parte dell'elettorato di cui riesce ad interpretare speranze e paure. L'unico a sapere quali corde toccare, riuscendo a compattare il consenso e a far passare in secondo piano problemi e controsensi. L'unico che riesce, per la verità anche grazie alla collaborazione degli avversari, a dettare temi e tempi dell'agenda politica. Temi che sceglie con cura, con una capacità incredibile di nascondere la polvere sotto il tappeto e di riposizionarsi a seconda del vento che tira. Il risultato è una campagna elettorale ai limiti dell'inverosimile: condono e restituzione dell'Imu, amnistia, apertura su unioni civili e cittadinanza, nuovi e vecchi miracoli italiani, completo ribaltamento degli indicatori economici relativamente ai suoi anni di Governo (comparati sempre con il disastro dell'anno di Governo Monti), non una singola parola sulle sue vicende giudiziarie (se non il solito ritornello sulle toghe rosse). In aggiunta a questo, il grande comunicatore si rivela l'unico politico tradizionale capace di "inventare" (nel senso letterale del termine), con una dialettica che finisce sempre, ma proprio sempre, per oscurare i contenuti. L'esempio della partecipazione a Servizio Pubblico è eloquente e non serve spingersi oltre (si ricordi solo il patto di "non parlare delle vicende giudiziarie", un po' come invitare in trasmissione Totti e parlare di arte contemporanea).

Bisogna però aggiungere una ulteriore considerazione, messa nero su bianco da Luigi La Spina su La Stampa: "Nel nostro Paese, innanzi tutto, c'è una solida e persistente maggioranza di centrodestra. Rappresentata per quasi cinquant'anni dalla Dc e per quasi vent'anni da Berlusconi. Corollario della prima regola è, quindi, la seconda: il centrosinistra può vincere solo se questa maggioranza è costretta a dividersi o, in parte notevole, ad astenersi". E questa, si badi bene, non suoni come un'assoluzione per Bersani e compagni, colpevoli di non essere riusciti a battere nemmeno un centrodestra ridotto in queste condizioni.

100 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views