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Decreto Taxi, via ai bandi per nuove licenze: il sindacato dei tassisti minaccia scioperi e proteste

Via libera ai concorsi per aumentare le licenze del 20% nelle grandi città, oltre alle licenze temporanee da distribuire ai tassisti. Queste le norme decise dal governo Meloni. La reazione del sottosegretario Ferrante alla protesta del sindacato Unica Cgil: “Basta logiche ricattatorie”
A cura di Luca Pons
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Il governo interviene sui taxi e per risolvere la carenza del settore propone di aumentare le licenze: fino al 20% in più, nei Comuni che sono capoluogo di Regione, oltre alle città metropolitane e i Comuni che hanno al loro interno un aeroporto internazionale. La norma è arrivata con il decreto Ommibus Asset approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Insoddisfatti però i taxisti, che con Unica Cgil hanno annunciato uno sciopero in protesta.

Il decreto prevede che i Comuni già menzionati possano bandire dei concorsi straordinari, per aumentare fino al 20% il numero di licenze taxi concesse. Il bando sarebbe aperto a nuovi operatori, anche internazionali, e  richiederebbe l'utilizzo di veicoli non inquinanti. In più, la procedura dovrebbe procedere con modalità particolarmente rapide. D'altra parte, l'obiettivo dichiarato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso è quello di "portare a maggior efficienza e trasparenza, anche a fronte della significativa crescita dell'afflusso di turisti stranieri e delle grandi sfide che ci attendono nei prossimi anni, dal Giubileo del 2025 alle Olimpiadi".

In più, saranno raddoppiati gli ecobonus per l'acquisto di taxi non inquinanti, e i Comuni potranno rilasciare – gratuitamente o a pagamento – licenze aggiuntive e temporanee della durata di 24 mesi. Queste potranno essere rilasciate a chi ha già una licenza da taxista, che sarà poi libero di venderla al prezzo che desidera. Questa misura porterebbe quindi i taxisti ad avere un immediato guadagno economico, che nelle intenzioni del governo dovrebbe limitare l'impatto della prima norma, che aumenterà la concorrenza.

La protesta dei tassisti e la risposta del governo: "Basta strategia della tensione"

La precauzione, però, non è bastata: il sindacato Unica Taxi Cgil ha comunicato, già prima che il testo fosse approvato, che la risposta sarà di "sciopero generale e mobilitazione". "Questo decreto così fatto non deve essere convertito in legge", ha affermato l'associazione sindacale. "Le leggi vigenti già consentono ai sindaci di intervenire sugli organici, nonché di migliorare ed efficientare i servizi. Unica Cgil non sarà né sodale né collusa con governi e ministri che vogliono distruggere il servizio pubblico". Secondo il sindacato, "il vero obiettivo è solo quello di smantellare il servizio pubblico taxi, per fornire macchine e autisti al servizio del nuovo caporalato gestito dalle multinazionali".

Dalla politica è arrivata una reazione dura all'annuncio di sciopero, sia dall'opposizione che dalla maggioranza. L'esponente del governo Tullio Ferrante (sottosegretario ai Trasporti di Forza Italia) ha dichiarato in una nota: "Basta con le logiche ricattatorie da parte di talune categorie di taxi. Si è deciso di procedere gradualmente iniziando ad affrontare, con soluzioni tampone, l'emergenza che si registra nelle grandi città". Il governo andrà avanti "senza piegarsi alla strategia della tensione", ha concluso Ferrante.

Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha affermato che "più che decreto omnibus questo è un decreto nullibus", perché i bandi sono uno strumento che è "già nelle disponibilità di Comuni e Regioni. Lo stesso vale per l'aumento temporaneo di licenze, ma non viene messo in pratica per paura della corporazione dei tassisti". Per questo, "a maggior ragione lo sciopero minacciato dai tassisti risulta arrogante e strumentale", ha detto Magi, aggiungendo che "la lobby dei tassisti, noto serbatoio di voti per la Lega e tutta la destra, tiene in ostaggio l'Italia".

La modifica durante il Cdm per accontentare i sindacati, niente cumulabilità delle licenze

Durante la riunione del Consiglio dei ministri è stata comunque tolta una delle norme che i sindacati ritenevano più difficile da mandare giù: la cumulabilità delle licenze. Questa norma avrebbe permesso a una persona di detenere più licenze, con la possibilità che i taxisti passassero di fatto dall'essere lavoratori autonomi a dipendenti (una sola persona, il datore di lavoro, potrebbe avere più licenze e farle usare ai suoi dipendenti). Già nel 2006 Pier Luigi Bersani, da ministro dello Sviluppo economico, tentò senza successo di inserire la cumulabilità delle licenze.

Resta da vedere se la decisione del governo Meloni di fare un passo indietro, sulla cumulabilità, sarà sufficiente a far abbandonare ai sindacati l'ipotesi di scioperi e proteste. "Modificare questa norma era la principale richiesta dei taxisti", ha commentato il ministro Urso.

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