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Decreto Siccità, nasce la cabina di regia contro la crisi idrica: tutte le misure del governo Meloni

Il governo Meloni ha approvato il decreto Siccità per contrastare la mancanza di acqua in Italia. Parte così la cabina di regia, presieduta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Entro dieci giorni sarà nominato anche un commissario straordinario.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha approvato un decreto Siccità per intervenire sulla crisi idrica che colpisce l'Italia da settimane. La misura era stata annunciata più di un mese fa, l'1 marzo. Nasce ora una cabina di regia per affrontare la scarsità di acqua, che si riunirà entro un mese: sarà inserita tecnicamente sotto la presidenza del Consiglio, ma a presiederla sarà Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Commentando il decreto sui social, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sembrata negare (implicitamente) che l'attuale crisi idrica sia conseguenza del cambiamento climatico, dicendo che "da circa 20 anni l'Italia è vittima di un problema ciclico legato alla siccità" e rivendicando che "nessun governo aveva scelto di affrontarlo in modo strutturale fino ad ora". Al contrario, ha detto, "noi scegliamo di farlo prima che diventi una emergenza e lo facciamo mettendo in rete in una cabina di regia con tutti i vari livelli istituzionali che si occupano di questa materia, semplificando le procedure per alcune opere che sono importanti subito, dal tema della capienza degli invasi fino al riutilizzo delle acque reflue".

Come funzionano la cabina di regia e il commissario straordinario contro la siccità

Uno degli scopi della cabina di regia, secondo quanto comunicato dal ministero, sarà di velocizzare le procedure per la realizzazione di infrastrutture idriche, per la sicurezza e la gestione degli invasi. In più, ci saranno semplificazioni "per le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate" soprattutto in agricoltura "sino al 31 dicembre 2023, e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione", ha scritto il Mit in una nota. Lo stesso varrà per le opere "ritenute urgenti per il contrasto della crisi idrica", riducendo anche i tempi per le verifiche dell'impatto ambientale.

Nel caso in cui ci siano dei ritardi, la cabina di regia potrà sottoporli alla Conferenza Stato-Regioni per sollecitare un intervento, e dopo due settimane se non sarà arrivata una soluzione potrà intervenire il Consiglio dei ministri. Entro trenta giorni, la cabina di regia dovrebbe svolgere un inventario delle opere urgenti in corso, stabilendo anche quali devono già essere affidate al commissario straordinario.

Il commissario straordinario per la siccità, una figura separata dalla cabina di regia, dovrà essere nominato dalla presidente del Consiglio entro dieci giorni. Resterà in carica fino a 31 dicembre 2023 – con la possibile proroga fino a fine 2024. Potrà avere a sua disposizione una struttura composta da massimo 25 persone, per seguire in modo adeguato le procedure e monitorare lo svolgimento dei lavori in ambito ideico.

Il suo incarico sarà quello di intervenire in caso di siano inerzie o ritardi "nella realizzazione degli interventi e sulla gestione delle risorse idriche". Avrà il potere – ma solo dopo una delibera del Consiglio dei ministri – di sostituirsi agli enti locali e anche di revocare le concessioni. Questi due nuovi organi, cabina di regia e commissario, avranno la possibilità di sostituirsi agli enti locali nel caso in cui i tempi delle opere da portare avanti dovessero allungarsi troppo.

Le altre misure, più dure le sanzioni per chi estrae acqua senza permessi

Nel decreto ci sono anche misure per accelerare i tempi di intervento su infrastrutture idriche e invasi. In particolare, entro il 30 giugno 2023 il commissario dovrà individuare le dighe che hanno bisogno di lavori, ed entro il 30 settembre le Regioni potranno "intervenire per mettere in efficienza gli invasi esistenti, in particolare attraverso le attività di manutenzione da fanghi e sedimenti". Per questo verrà istituito un apposito fondo.

In più, per tutto il 2023 sarà permesso utilizzare in agricoltura, per l'irrigazione, le acque reflue depurate. È sufficiente che l'impianto di depurazione fosse già attivo alla data di entrata in vigore del decreto. Infine, vengono rafforzate le multe per chi estrae acqua senza autorizzazione e per chi non effettua una buona manutenzione delle dighe. In particolare, per chi procede all'estrazione in modo illecito le sanzioni possono andare fino a 50mila euro.

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