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Decreto Rave, la Camera vota la fiducia ma c’è tempo solo fino al 30 per approvarlo

Il voto di fiducia sul decreto Rave si è concluso, e ora la Camera dovrà discutere 157 ordini del giorno sul tema. I tempi sono stretti e il decreto va convertito in legge al massimo il 30 dicembre, altrimenti perderà di validità. Le opposizioni hanno detto che continueranno con l’ostruzionismo.
A cura di Luca Pons
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La Camera ha votato la fiducia al governo sul cosiddetto decreto Rave, con 206 voti favorevoli e 145 contrari. La Camera dovrà ora esaminare 157 ordini del giorno relativi al decreto, che dovranno poi essere votati. Probabilmente il voto degli ordini del giorno non inizierà prima del 29 dicembre alle 19. La scadenza per trasformare il decreto in legge è il 30 dicembre: dal giorno dopo il dl perderà di validità se non viene convertito.

Il tempo tecnico dovrebbe esserci, dato che il Senato ha già approvato la conversione in legge il 13 dicembre e quello alla Camera è l'ultimo passaggio. Le opposizioni, però, hanno minacciato un duro ostruzionismo sulle operazioni di voto.

"Tutti i tentativi di trovare una mediazione sono falliti", ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha detto che la maggioranza userà la ‘tagliola': "L’opposizione intende andare avanti allo scontro, in maniera irragionevole secondo me, quindi per forza di cose dovremo ricorrere a questo strumento".

La tagliola è la regola con cui si può stabilire un'ora e un giorno limite per l'approvazione di una legge, e in base a quella si limitano i tempi degli interventi in Aula. Questo dovrebbe garantire, in teoria, che il testo sia votato in tempo utile. "Nell'interesse del Parlamento, voglio ricordare che la ghigliottina non è prerogativa del governo, ma del presidente della Camera. È inaccettabile che sia stato il ministro Ciriani a fare questo annuncio", ha commentato la capogruppo del Partito democratico Debora Serracchiani.

Il decreto è stato criticato – il deputato del Pd Toni Ricciardi l'ha definito una "frittura mista, un decreto emanato esclusivamente per ragioni propagandistiche e identitarie" – soprattutto per tre misure: la stretta sui raduni irregolari e il reintegro anticipato del personale sanitario non vaccinato.

Per quanto riguarda la norma ‘anti-rave' che ha dato nome informalmente al decreto, e che ha scatenato diverse proteste, ad esempio a Roma e a Napoli, questa al Senato è stata in parte modificata. Al momento, prevede di creare un nuovo articolo del codice penale, il 633-bis, che punisce chi organizza raduni musicali su terreni altrui, se si usano anche sostanze stupefacenti. Rispetto al decreto originale, è stato eliminato il numero-limite di 50 persone per far scattare l'articolo.

La sanzione è la confisca dei materiali usati, una multa da mille a 10mila euro, e anche una pena che va da 3 a 6 anni di carcere. Il fatto che la pena sia superiore ai 5 anni significa che si potrebbero usare le intercettazioni telefoniche preventive per indagare sui presunti organizzatori di rave.

L'altra norma criticata è quella che ha permesso ai medici no vax, e in generale a tutto il personale sanitario non vaccinato, di rientrare al lavoro prima del previsto. Il ritorno era stato fissato il 31 dicembre 2022, dato che sarebbe scaduto l'obbligo vaccinale per il personale del settore e che il governo non aveva intenzione di rinnovarlo. Ma il decreto ha anticipato l'ingresso al 2 novembre, oltre a rimandare il pagamento delle multe per chi ha rifiutato di vaccinarsi.

Su questa norma ha espresso dei dubbi anche Forza Italia, che comunque ha votato a favore del decreto al Senato – con l'eccezione della capogruppo Licia Ronzulli che non ha votato. Alessandro Cattaneo, capogruppo alla Camera, ha confermato che i deputati di Fi voteranno la fiducia: "Lo dico con chiarezza, Forza Italia ha grandi perplessità. Senza alcun imbarazzo, siamo convinti che sul tema dei vaccini non possano e non debbano esserci ambiguità o esitazioni. Detto questo, Forza Italia non farà mancare i suoi voti".

Infine, è stata criticata soprattutto dal Movimento 5 stelle anche la decisione di non considerare più i reati contro la pubblica amministrazione come reati ostativi, cioè tra quelli che non permettono di ricevere i benefici penitenziari. Questo andrebbe sostanzialmente a cancellare una parte importante della cosiddetta legge Spazzacorrotti, approvata dal primo governo Conte nel 2019.

L'ex Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, oggi deputato del M5s, ha detto che le "mafie ne trarranno benefici", perché "mettono le mani su appalti e soldi pubblici proprio attraverso la commissione dei reati contro la pubblica amministrazione".

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