La dicitura è meramente formale: "Decreto legge proroga di termini in scadenza e altre disposizioni di carattere finanziario indifferibili", della Presidenza del Consiglio e ministero per l'Economia e le Finanze. Si tratta ovviamente del decreto Milleproroghe, da qualche anno diventato l'ultima chiamata per tutti quei provvedimenti e quelle misure tampone che non hanno trovato spazio nelle precedenti manovre. Quest'anno poi il dibattito si è arricchito del pasticcio di Governo e maggioranza sulla norma contro gli affitti d'oro della Camera e della confusione sul Salva Roma, oltre che della miriade di proroghe che arriveranno con puntualità svizzera. Intanto il Governo ha almeno evitato il caos Tasi, spiegando che la (quasi certa) definizione della Tasi dovrebbe essere inserita nel decreto Imu, che scade a gennaio.
Il Milleproroghe invece scadrà a fine febbraio, tra l'altro in concomitanza con la chiusura della finestra elettorale per il voto delle politiche in primavera (e ovviamente prima delle elezioni europee): circostanza che non è sfuggita a qualche analista politico che ha parlato di un "decreto salva Letta". Più realisticamente il milleproroghe sarà una versione ridotta e meno impresentabile del "salva Roma" e permetterà di evitare il default della Capitale con lo "scivolamento di 400 milioni di euro di debito sulla gestione commissariale". Da cassare anche il codicillo inserito nella legge di stabilità (blindata con la fiducia) che cancella la norma per il risparmio di diversi milioni di euro dagli affitti d'oro (proposta dal M5S e approvata nella cosiddetta manovrina).
Tra la miriade di altre scadenze, vanno segnalate le proroghe al blocco degli sfratti per i nuclei familiari meno abbienti (questione sulla quale ci sono impostazioni diverse all'interno dell'esecutivo) e la norma che impedisce ai possessori di reti televisive di acquistare quote di giornali.
Ore 13:00 – Arriva il via libera del Governo al decreto milleproroghe, con Letta che ha chiarito subito: "Il decreto è costruito con le proroghe essenziali e accanto a questo si sono prese le norme essenziali del Salva Roma che abbiamo deciso di non portare a termine in Parlamento per l’eterogeneità che era venuta fuori". Nel decreto poi troverà posto la ricollocazione di 6,2 miliardi di fondi europei (2,2 miliardi a sostegno alle imprese, 700 milioni alle misure a sostegno del lavoro e dell’occupazione, 300 milioni per il contrasto alla povertà e 3 miliardi di euro a sostegno delle economie locali) oltre allo stanziamento di 350 milioni per il fondo per le politiche attive sul lavoro. Il ministro Giovannini ha chiosato: "Se sommiamo poi tutti i fondi messi nel sostegno per l'inclusione attiva abbiamo 560 milioni di euro solo per il 2014, cui sommare i 250 milioni di euro della social card. Una somma che non ha paragoni con quelle del passato".