video suggerito
video suggerito

Decreto Lavoro, maggioranza va sotto in commissione per assenza Fi: cosa è successo

Caos in commissione Bilancio al Senato dove la maggioranza è andata sotto durante il voto sul parere al nuovo pacchetto di emendamenti al decreto Lavoro.
A cura di Annalisa Cangemi
71 CONDIVISIONI
Immagine

Maggioranza va in difficoltà sul decreto Lavoro. Accade in commissione Bilancio, dove per l'assenza dei parlamentari di Forza Italia, la maggioranza è andata sotto sul parere ai 12 emendamenti della relatrice al provvedimento, Paola Mancini di Fdi. La votazione sui nuovi emendamenti è infatti terminata 10 a 10.

Il mancato parere ha determinato la sospensione dei lavori della commissione, e la presidenza del Senato ha convocato una capigruppo alle 14.45, su richiesta delle opposizioni, Pd, M5s, da Alleanza Verdi sinistra, e autonomie. Lo ha stabilito il presidente Gian Marco Centinaio "dopo aver sentito per le vie brevi, il presidente La Russa".

"I pareri – aveva detto il senatore Pd Daniele Manca – non sono stati approvati. Non ci sono i pareri di regolarità tecnica-contabile, sui profili finanziari della commissione Bilancio". Secondo Fdi e Lega invece non c'era bisogno di una conferenza dei capigruppo. Per Dario Damiani, di Fi, uno dei due membri della Commissione Bilancio azzurri, (insieme a Claudio Lotito) si poteva continuare subito con i lavori in Commissione: "Si è trattato solo di un contrattempo, eravamo impegnati con altro", ha detto, rispondendo a chi accusa Forza Italia di aver determinato il ko in Commissione. "È stato un incidente che non doveva accadere, ma rimediamo pure a questo", ha detto Paola Mancini, senatrice di Fdi. Secondo quanto riferito da esponenti di Fdi ora si metterà ai voti, sempre in commissione, un nuovo parere del Mef. La commissione dovrebbe convocarsi di nuovo alle 15.

"La maggioranza è nel caos. Dopo quanto avvenuto alla Camera sul Mes, con il ministero dell’Economia che sconfessa la propaganda del governo, oggi al Senato non riesce a far approvare emendamenti preparati all’ultimo minuto, che cercavano di mettere toppe ai tanti obbrobri contenuti nel dl Lavoro, e va sotto – attacca la segretaria Pd Elly Schlein – Il dl Lavoro era una delle bandiere programmatiche del governo Meloni. Oggi le forze di maggioranza non riescono nemmeno a garantire che gli emendamenti della relatrice siano approvati. Il Dl lavoro è un provvedimento sbagliato, che va cambiato, e noi continueremo ad opporci a norme che aumentano precarietà e povertà. La verità è che questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti".

"Le ultime 24 ore di un Governo Meloni allo sbando: 1. dimezzano i fondi per i risarcimenti dei gravi infortuni sul lavoro. Non appena lo denunciamo, provano frettolosamente a fare retromarcia. 2. Il ministero di Giorgetti elogia la riforma del Mes e il Governo Meloni, in imbarazzo dopo le bugie raccontate in pandemia, continua a rinviare le decisioni. 3. Sul decreto Lavoro, in realtà decreto Precariato, il Governo non ha nemmeno la maggioranza in commissione Bilancio al Senato sui suoi stessi emendamenti. Parliamo del provvedimento che fa cassa su chi è in difficoltà, dimezzando la platea delle persone in difficoltà economica che ora saranno protette dallo Stato. In mezzo a questo caos, il carovita sottrae 61 miliardi dal conto corrente degli italiani e Meloni, che prometteva 1000 euro con un click a tutti durante il Covid, resta a guardare. È un Governo incapace, inutile e dannoso", ha scritto su Facebook il presidente del M5S Giuseppe Conte.

"La giornata odierna, se per caso ce ne fosse ancora bisogno, certifica un governo letteralmente allo sbando su passaggi e provvedimenti decisivi. In Commissione bilancio del Senato l'esecutivo è andato sotto sul ‘dl Precariato', che il centrodestra chiama indebitamente ‘dl Lavoro', con assenze di rappresentanti della maggioranza che si mandano messaggi in codice gli uni contro gli altri", scrivono in una nota i componenti M5S delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato. "Quanto al Mes, il ministero dell'Economia ha fatto pervenire alla Camera una lettera in cui si dice che la ratifica del meccanismo agevolerebbe l'accesso ai mercati del Paese, mentre pochi giorni fa la premier Meloni ha detto che il Mes produrrebbe un effetto ‘stigma' per la sua pericolosità. Si tratta – concludono – di posizioni diametralmente opposte e incompatibili. Siamo di fronte a un Governo e a una maggioranza indegni".

Il senatore azzurro Claudio Lotito si difende così: "Si informi, io sono quello con più presenze in assoluto. Non ho mai saltato una commissione da quando sono stato eletto, non sono mai arrivato in ritardo. Sono il primo ad arrivare al Senato e sono l'ultimo ad uscire. Praticamente lo chiudo il Palazzo Madama…", dice il senatore di Forza Italia e presidente della Ss Lazio.

Per Lotito si è trattato di un banale contrattempo: "Io mi attengo a quello che mi dice il capogruppo, le dietrologie non servono in questi contesti. Noi dovevamo scendere a una certa ora e siamo scesi, se hanno votato prima non lo so. Nel momento in cui il nostro capogruppo avvisa il presidente della commissione e dice ‘tra 15 minuti siamo giù'… Io non lo so dopo che è successo". Eppure per la relatrice del dl lavoro, la senatrice di Fdi Paola Mancini, si è trattato di un incidente che non doveva accadere… "Se la senatrice Mancini avesse fatto parte della commissione Bilancio non avrebbe dato quella interpretazione. Inutile fare un film su questa cosa. Contano i fatti. Si ricordi, fatti non parole", dice all'Adnkronos.

"Questa mattina sono intervenuto per primo in Aula, durante la discussione generale, per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia su un provvedimento importante. Quello che è accaduto in Commissione Bilancio non ha alcuna rilevanza politica. Già avevamo annunciato un impegno di gruppo. Il senatore Lotito ed io, componenti della Commissione, siamo sempre presenti e lo eravamo anche oggi, ma siamo arrivati con 15 minuti di ritardo", ribadisce il senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio Dario Damiani.

Quanto è successo oggi nella commissione Bilancio di Palazzo Madama non è un unicum. C'è un precedente, e in quel caso la situazione era molto più grave: la maggioranza era andata sotto alla Camera sullo scostamento di bilancio. Per sei voti il centrodestra non aveva raggiunto il quorum richiesto di 201 sì (la maggioranza assoluta) e si era fermato a 195 voti favorevoli.

71 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views