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Decreto Flussi, il blitz della destra per segretare le spese sui migranti e gli accordi con Libia e Tunisia

Con un emendamento al dl Flussi, Fratelli d’Italia vorrebbe rendere segreti tutti gli appalti per fornire mezzi e materiali ai Paesi che si occupano della gestione dei migranti diretti in Italia. Si parla di Libia e Tunisia, ma anche dell’Albania. Tutte le forniture diventerebbero segrete, rendendo impossibile sapere cosa viene fornito e a che prezzo.
A cura di Luca Pons
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Un nuovo emendamento al decreto Flussi potrebbe rendere impossibile sapere quali mezzi vengono forniti ad altri Paesi – come la Tunisia, la Libia, l'Albania –  per bloccare le persone migranti che cercano di arrivare in Italia, e quanti soldi girano in questi accordi. La proposta, infatti, renderebbe segreti i contratti di fornitura di materiali mirati alla "gestione dei flussi migratori" e alle ricerche in mare.

L'emendamento è arrivato alla Camera in commissione Affari costituzionali ed è firmato dalla relatrice del dl, Sara Kelany di Fratelli d'Italia. Il decreto deve essere convertito in legge entro l'11 dicembre, e nelle prossime settimane l'iter accelererà per restare nei tempi previsti.

Quali spese per la gestione dei migranti diventeranno un segreto

Il decreto Flussi, approvato a inizio ottobre, nelle ultime settimane è diventato un contenitore per tutti gli aggiustamenti e le novità in materia di migrazioni, soprattutto dopo che il caso Albania ha iniziato a mettere in imbarazzo il governo. Il testo prevede di segretare gli "appalti pubblici" che riguardano "forniture e servizi relativi a mezzi e materiali" che vengano dati a "Paesi terzi" per rafforzare "gestione e controllo delle frontiere e dei flussi migratori", oltre che "per le attività di ricerca e soccorso in mare".

Il riferimento quindi pare soprattutto alle forniture di navi e altre attrezzature a Paesi come la Libia, la cui cosiddetta guardia costiera intercetta da anni le imbarcazioni che tentano di attraversare il Mediterraneo. Il governo Meloni ha siglato un accordo simile anche con la Tunisia. Infatti, la relazione illustrativa dell'emendamento parla di "mezzi, principalmente unità navali già utilizzate da amministrazioni militari e di polizia italiane", e di "materiali, quali le dotazioni installate a bordo delle predette imbarcazioni".

Tutte cose che "impongono la necessità di adottare speciali misure di sicurezza nell’esecuzione dei relativi contratti". Il Codice degli appalti (riformato lo scorso anno dal ministro Salvini) permette di rendere segreti i contratti "la cui esecuzione deve essere accompagnata da speciali misure di sicurezza". Così si giustifica la segretazione, che renderebbe impossibile sapere quanti soldi girano nelle forniture legate agli accordi sulle migrazioni con altri Paesi, e quali materiali vengono forniti con esattezza.

Perché la segretazione dei contratti riguarda anche i centri in Albania

Ma non ci sono solo le motovedette per Libia e Tunisia (e altri eventuali Paesi con cui il governo potrebbe stilare accordi simili). La definizione piuttosto ampia data dall'emendamento include anche l'Albania. D'altra parte, la "gestione dei flussi migratori" citata dalla proposta di FdI è alla base del protocollo tra il governo Meloni e quello albanese. Quindi, si presume che la segretazione scatterebbe anche per tutti gli appalti di fornitura di servizi e materiali per i centri in Albania – e per altre future iniziative come questa.

Da quando sono stati annunciati, circa un anno fa, i campi migranti in Albania hanno sollevato moltissime polemiche. Prima perché accusati di violare le norme europee, poi per i ritardi di mesi nella costruzione e nell'apertura (prevista prima dell'estate e avvenuta a ottobre). Infine per i ripetuti viaggi delle navi della Marina militare effettuati con pochissime persone a bordo – tutte tornate in Italia dopo alcuni giorni. Un tema ricorrente fin dall'inizio, però, è stato quello dei costi.

Inizialmente non erano chiari, poi il governo li ha stimati in oltre 650 milioni di euro fino al 2028. Una somma che – ha assicurato il ministro Piantedosi – alla fine potrebbe essere più bassa. Ma che potrebbe anche aumentare. È uno dei punti su cui le opposizioni hanno attaccato fin da subito, tanto più adesso che i centri sembrano destinati a essere quasi inutilizzabili. Con l'approvazione dell'emendamento di FdI, è possibile che una buona parte dei futuri costi effettivi dell'operazione diventerebbero un mistero. Così, il governo si eviterebbe nuovi imbarazzi.

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