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Decreto Banche: il vassoio per i poteri forti

Alla Camera passa un decreto che è l’ennesimo atto di servilismo verso le banche. Avrebbe dovuto salvare i risparmiatori e invece li condanna. Ecco come:
A cura di Giulio Cavalli
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Alla Camera passa il cosiddetto "decreto banche" ed è tutto un pullulare di servitù tra titoli addirittura trionfali e i riferimenti continui al "salvataggio dei risparmiatori truffati". Ecco, se c'è un'onta che arriva prima di tutto il resto nel leggere un decreto che in pochi si fermeranno ad analizzare è proprio lo sconcio utilizzo della disperazione di chi ha perso i propri risparmi per dare il nome ad una serie di norme che sono l'ennesimo sintomo di un governo genuflesso agli istituti bancari.

E non serve a niente nemmeno questo vento in Europa che soffia contro lo strapotere della finanza: in Italia si continua a strimpellare sui diritti dei risparmiatore per allietare le orecchie del padrone. Se ci fosse una forma giusta per la voce che si leva oggi avrebbe la forma dell'opposizione (e la giusta indignazione) contro la legge appena licenziata alla Camera.

Ma andiamo con ordine: il "decreto banche" avrebbe dovuto essere la misura d'emergenza di Renzi e i suoi per intervenire (risarcire, si direbbe in un Paese lessicalmente ecologico) ai danni delle quattro banche salvate (anche loro per decreto) nel novembre dell'anno scorso. Banca Etruria (covo lavorativo, tra gli altri, di alcuni famigliari della ministra Boschi), Banca Marche, Carichieti e Carife hanno beffato migliaia di persone vendendo spazzatura travestita da investimenti. Ci si aspetterebbe che un Governo si muova a tutela dei consumatori. Ci si aspetterebbe.

Invece? invece per un milione e mezzo di famiglie e piccole-media imprese si allargarono le maglie di un ricatto: secondo la nuova legge gli imprenditori, ad esempio, potranno avvalersi del nuovo "pegno non accessorio" che altro non è che la possibilità di garantire la banca con la propria azienda (intesa come capannoni, macchinari, attrezzi) pur continuando ad usarle. L'iperbole di una politica che sempre di più svela la passione sfrenata per un liberismo in cui solo le banche siano garantite: in caso di fallimento, infatti, con questa nuova norma sarà la banca ad essere privilegiata rispetto a tutti gli altri creditori, compresi fornitori e dipendenti.

E poi c'è la questione delle rate: la novità è costituita dal finanziamento all'impresa coperto dal trasferimento di immobili sospensivamente condizionato basteranno 3 rate non pagate per perdere immediatamente e direttamente la proprietà del bene, che la banca potrà acquisire e vendere senza seguire la normale procedura esecutiva. Tutto in velocità, senza garanzie e senza controlli giurisdizionali. E anche per gli sloggi degli immobili pignorati (abitazioni comprese) il governo ha pensato di che fosse giusto che le banche si possano affidare non più agli ufficiali giudiziari ma piuttosto ai "custodi giudiziari", che altro non sono che professionisti privati. La privatizzazione (regalata alle banche) della disperazione è l'ultimo passo della demolizione di ogni tutela verso i  poteri forti della finanza.

Bene. Ottimo. Avanti così.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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