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De Magistris, addio a Ingroia: ora c’è Grillo. Ma a Napoli la sua rivoluzione non esiste più (VIDEO)

Cronistoria di una giornata pesante per il sindaco di Napoli, da Nino D’Angelo a Maradona. E nella ricerca di una sponda a sinistra dopo il fallimento di Rivoluzione Civile. Sia i grillini che il Pd gli voltano la faccia. E ora è a rischio tenuta la sua maggioranza in Consiglio comunale.
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De Magistris: "Dietro lo stop dei bus a Napoli c'è anche la Camorra"

Sono giorni cupi. Pure Diego Armando Maradona un poco (e forse non volendo) l'ha preso in giro: "Il sindaco? Ha cose più importanti da fare" ha detto parlando a Napoli mentre il primo cittadino del capoluogo partenopeo teneva una conferenza stampa per spiegare il disastro elettorale andato in scena poche ore prima. Luigi De Magistris non cerca eufemismi e definisce "pessimo risultato" quello di Rivoluzione Civile. Con il movimento di Antonio Ingroia l'ex pm ha avuto un rapporto di odio-amore: l'ha sostenuto inizialmente, ma quando i suoi uomini non sono stati piazzati in posti-chiave nelle liste e soprattutto quando ha capito dai sondaggi che c'erano poche speranze, de Magistris ha iniziato a diradare le sue sortite elettorali fino ad arrivare al voto. Un voto che ha portato all'amara realtà: una percentuale da sottocespuglio, insufficiente pure per un posto da portiere a Montecitorio. Anche Napoli è un disastro sul fronte elettorale per Rivoluzione Civile. E così il sindaco ha pensato di dire subito la sua per allontanare ogni spettro di sconfitta personale e di ‘referendum' sul suo operato da fascia tricolore: "Non si tratta di una sconfitta personale perché mi misuro solo quando mi candido, e quando l'ho fatto ho sempre vinto. Certo, il risultato è stato pessimo – dice -. Un'esperienza di due mesi con una brutta campagna elettorale". Sostiene de Magistris che la lista di Ingroia è "rimasta schiacciata dal voto utile per la governabilità al Pd e dal voto di rottura per Grillo".

Ma cosa succede, ora? De Magistris ha candidato due suoi uomini-chiave, Alberto Lucarelli e Sergio D'Angelo. Entrambi si sono dimessi, non sospesi, da assessori comunali. Entrambi hanno perso. Non torneranno in giunta e il sindaco rischia, soprattutto nel caso di Sergio D'Angelo, uomo forte delle cooperative sociali, di perdere quel pezzo importantissimo di consenso in città che gli aveva garantito il successo alle Amministrative 2011. Senza contare che per quelle stesse coop che vantano milioni d'euro dal Comune di Napoli, D'Angelo era una sorta di ‘garanzia' di dialogo. Che ora non c'è più. L'ex assessore candidato con insuccesso al Senato con Rivoluzione Civile in Campania è andato via dal Comune molto dispiaciuto (è un eufemismo per dire incazzato) per lo smantellamento del suo gruppo di lavoro. Il gruppo consiliare che inizialmente sosteneva la maggioranza arancione si è già spaccato qualche mese fa, si prevedono nuove scissioni o quanto meno l'apertura di un fronte di dissenso ben più ampio.

[quote|left]|Grillo e De Magistris non si parlano più da anni. A Napoli il M5S è sempre più critico verso il Comune.[/quote]Il giorno dopo il sonoro ceffone degli italiani a Ingroia & co. anche gli ormai ex pretoriani di ‘Giggino' suonano la carica: "Deve capire che quello di Napoli è un voto anche sulla sua gestione della città", dicono. Il primo cittadino già ieri sera ha incassato e ha metabolizzato rapidamente e machiavellicamente. Tant'è che si è presentato in conferenza stampa dicendo di volersi "dedicare pancia a terra alla città". Aprendo al Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo che tuttavia non pare si curi granché di quest'apertura. A Napoli sono molti fra gli esponenti del M5S a ricordarsi come De Magistris ‘cannibalizzò' durante le elezioni Comunali i Cinque Stelle. E soprattutto – cosa importante – Luigi de Magistris e Grillo non si parlano più da anni, da quando l'ex pm di Catanzaro agli inizi della sua carriera politica sostenuto anche dall'attore e leader politico genovese, decise di dimettersi da Strasburgo per la corsa a sindaco di Napoli. Ieri ai microfoni di Fanpage.it Roberto Fico, capolista in Campania del Movimento di Grillo, ha chiaramente fatto capire che secondo lui lo scarso risultato di Rivoluzione Civile era anche un segnale verso l'Amministrazione.

Dunque, se con Ingroia è finita, se con Grillo è rottura, non resterebbe che una mano tesa verso il Partito Democratico. Il sindaco arancione dice e non dice, fa capire che sì ci potrebbe essere una collaborazione, ma non si espone. Però oggi, per la prima volta è stato a dir poco ‘freddato' dalla segreteria cittadina dei Democrat che ha respinto ogni mano tesa. È Gino Cimmino, segretario napoletano del Pd, a parlare: "Il sindaco si augura una collaborazione con il Partito Democratico dopo settimane d'accuse in campagna elettorale? Evidentemente, anche chi professa la dottrina della nuova e buona politica, cambia pensieri e atteggiamenti adattandoli ai contesti come e meglio gli conviene in quel momento. Una città difficile come Napoli non può essere governata con proclami, buone intenzioni e trovate mediatiche, ma con la serietà dei progetti concreti per risolvere i problemi dei cittadini".
Un'ultima nota: uscendo da Palazzo San Giacomo, stamattina, un volto noto ha incuriosito i cittadini: Nino D'Angelo. L'ex caschetto biondo re della sceneggiata ‘rosa' aveva appena incontrato il sindaco. E uscendo dal Municipio, la sua faccia perplessa diceva molto più di tante analisi politiche.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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