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De Luca lancia il figlio Piero, capolista dei renziani: “Non mi manda papà”

Il primogenito del sindaco e viceministroa sarà il capolista dei renziani a Salerno città per le primarie dell’8 dicembre del Partito democratico.
A cura di B. C.
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Il sindaco di Salerno e viceministro nel governo Letta, Vincenzo De Luca, non ha alcuna intenzione di farsi da parte dopo l'intimidazione ricevuta (una testa di maiale sotto casa) e allo stesso tempo non vuole rinunciare al doppio incarico, nonostante l'aut aut dell’Antitrust che ha posto il 30 novembre come termine per risolvere la questione. E anzi, a quanto scrive Repubblica, sembra  che il cognome De Luca sia destinato ad essere sempre più presente nella politica regionale e forse nazionale. Vincenzo lancia in campo anche Piero, suo figlio: sarà il capolista dei renziani a Salerno città per le primarie dell’8 dicembre, candidato per un posto all’assemblea nazionale dei democratici.

Il Mattino ha intervistato il primogenito di casa De Luca. Alla domanda "Quanto pesa essere figlio d'arte". Piero De Luca risponde: "In questo Paese il cognome purtroppo rappresenta ancora un vincolo per chi intenda cimentarsi in qualunque attività della vita umana, a maggior ragione in quella civile e politica. Purtroppo gli esempi non sono esaltanti e nell’immaginario collettivo essere “figli di” significa essere spesso privi di autonomia, di proprie competenze, capacità e professionalità. Per quanto mi riguarda, il cognome che porto mi dà solo una responsabilità enorme in termini di valori a esso legati: serietà, rigore, passione e dedizione totale al lavoro. Però, se mi permette…".

Questa l'intervista completa:

Avvocato, quanto pesa essere figlio d’arte?
In questo Paese il cognome purtroppo rappresenta ancora un vincolo per chi intenda cimentarsi in qualunque attività della vita umana, a maggior ragione in quella civile e politica. Purtroppo gli esempi non sono esaltanti e nell’immaginario collettivo essere “figli di” significa essere spesso privi di autonomia, di proprie competenze, capacità e professionalità. Per quanto mi riguarda, il cognome che porto mi dà solo una responsabilità enorme in termini di valori a esso legati: serietà, rigore, passione e dedizione totale al lavoro. Però, se mi permette…"

Certo.
Dobbiamo rompere un certo falso moralismo che spesso si vede. È determinate valutare le persone nella loro autonomia".

Uscente dall’assemblea nazionale del Pd, sta per iniziare una nuova esperienza. Che si aspetta?
L’esperienza trascorsa è stata interessante, e conto metterla ulteriormente a frutto nei prossimi anni, dando il mio contribuito per un rinnovamento che è poi quello prospettato da Renzi".

Che tipo di rinnovamento?
Rinnovamento del Pd e del Paese in generale. Rinnovamento delle tematiche e delle problematiche che il partito deve analizzare e sul quale deve riflettere. E operare proposte concrete. Il Pd deve creare un’agenda autonoma, non rincorrere altre forze politiche".

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