Vale la pena di fare due conti. Soprattutto in casi del genere e a maggior ragione nel momento in cui il Parlamento si rivela del tutto "scollegato" con il resto del Paese, nel bene e nel male. Ma soprattutto, vale la pena affidarsi ai freddi numeri quando ci si rende conto che qualcosa davvero non quadra, come nel caso del salvataggio del senatore De Gregorio. Abbiamo già scritto che consideriamo paradossale tale decisione del Senato, per una serie di motivi, che poco hanno a che fare con il garantismo (linea di pensiero che sostanzialmente condividiamo ), ma che rispondono a "logica, buonsenso e fiducia nella giustizia". E proprio per questo bisognerebbe capirci qualcosa, nel solito giochetto parlamentare del voto segreto, degli accordi (veri o presunti) sottobanco, dei franchi tiratori e dello scarico di responsabilità. Insomma, nella solita confuzione organizzata, secondo una strada già tracciata e pronta ad utilizzi futuri.
Insomma, cominciamo col dire che, come sempre del resto, solo il Popolo della Libertà aveva annunciato la volontà di votare contro l'arresto del senatore eletto nelle fila dell'Italia dei Valori (sic). Il punto è che il Pdl aveva in Aula 124 senatori, mentre i no all'arresto sono stati 169 (con 109 sì e 16 astenuti che valgono finanche come voto contrario). E dunque? Da dove provengono gli altri 45 voti che sostanzialmente hanno garantito un altro anno di immunità a De Gregorio (la cui versione vi abbiamo raccontato in questo reportage)? Pur sommando infatti i 10 senatori presenti di "Coesione Nazionale", resterebbe ampio il gap intenzione – azione. Ovviamente va considerata la pattuglia leghista, ma è lo stesso Maroni a fugare i dubbi, notando come la Lega avesse solo 18 senatori in Aula: "Anche volendo (e non lo volevamo) non potevame essere determinanti. Compagni ipocriti e vecchi democristiani, spettri che si aggirano ancora a Palazzo Madama". Ma anche ammettendo che tutti i leghisti (cosa improbabile) abbiano votato No, resterebbero ancora 27 voti (sempre oltre agli astenuti) da "recuperare". I 15 di UDC – Svp? I 14 di Api – Fli? Abbastanza difficile ipotizzare voti in blocco a favore del leader di Italiani nel Mondo. E dunque, il capogruppo del Partito Democratico Anna Finocchiaro, che pure ha avuto parole durissime sulla vicenda, dovrebbe cominciare ad accarezzare l'idea che, bene che vada, tra i 10 – 20 senatori (su 104, una cifra tra il 10 e il 20 percento insomma) hanno votato contrariamente alle indicazioni e messo seriamente a rischio la credibilità del partito. E l'affaire Lusi è alle porte…