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De Girolamo: “Alfano, come Berlusconi, deve fare un salto in avanti e favorire un rinnovamento”

Nel PdL in macerie un gruppo di giovani parlamentari sta pensando a una lista di fedelissimi del Cavaliere da presentare alle elezioni politiche. Sono anti-montiane, ma soprattutto molto determinate: i colleghi uomini le hanno già ribattezzate “amazzoni”. Nunzia De Girolamo, portabandiera del gruppo, racconta a Fanpage chi sono e cosa vogliono (e cos’hanno da guadagnarci).
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UPDATE – Nunzia De Girolamo ci ha contattato pochi minuti dopo la messa online dell'intervista, facendoci giustamente notare come la trascrizione integrale del passaggio fosse diversa dalla sintesi riportata. Invece di "Lui e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia. E per questo, come Berlusconi, anche Alfano dovrebbe farsi da parte e favorire il rinnovamento", la deputata del Popolo della Libertà ha detto (integralmente, parlando della squadra di Governo): "Non può restare in campo una squadra che ci ha portato alla perdita. Alfano, come Berlusconi (che io considero parte della stessa medaglia e che non ci sia alcuna contrapposizione), oggi devono fare un salto in avanti e favorire un rinnovamento". A questo punto, ognuno può valutare il senso del concetto espresso.

Nell’era della comunicazione due punto zero, le correnti politiche nascono su WhatsApp. Capita così che un gruppo di deputate dà vita a una chat collettiva in cui discutere del rinnovamento della dirigenza del partito e di una lista elettorale di fedelissimi di Berlusconi da presentare dopo le elezioni siciliane e la definizione della nuova legge elettorale. Il simbolo della nuova lista – una tessera di un puzzle sopra una penisola tricolore – lo ha già registrato Michaela Biancofiore, alfiere della cordata. Si chiamerà “Fratelli d’Italia”, ma tra i colleghi uomini che vengono da AN e anche qualcuno della vecchia guardia di Forza Italia le risatine si sprecano.

Messi da parte gli scontri aviari tra falchi e colombe, il nuovo gergo politico del PdL in disfacimento per ridicolizzarle si è ispirato alla cultura più goliardica e maschilista del centrodestra italiano – quella del «Forza Gnocca» di Berlusconiana memoria – ribattezzandole «amazzoni». Meglio ancora «amazzoni azzurre», nello slang politichese di Guido Crosetto. A loro, però, quel nomignolo non piace. Nunzia De Girolamo, deputato e coordinatrice provinciale del PdL a Benevento, altra portabandiera del gruppo, si sfoga con Fanpage: «La definizione di “amazzone” dà molto fastidio. Non accetto di essere catalogata, soprattutto quando nel farlo viene utilizzata un’etichetta denigratoria. Ci chiamano amazzoni non per intendere l’accezione classica e nobile delle guerriere della Grecia antica che sacrificavano la loro fertilità per tirare meglio con l’arco, ma per alludere all’harem femminile di Gheddafi. È un appellativo che non meritiamo».

Chi sono le amazzoni?

«Sono donne che da anni lavorano per il PdL, che come me in queste anni sono cresciute politicamente e si sono impegnate sia in parlamento sia nei territori, e che oggi, come tanti uomini, chiedono il rinnovamento della classe dirigente del partito. Solo che se a farlo è un gruppo di donne, si cerca di sminuirlo con appellativi sessisti. Per di più da parte dei tanti maschietti responsabili di averci portato in questa condizione. Purtroppo il PdL è un partito molto maschilista. In questo dobbiamo ancora crescere tanto. Molti errori, quando eravamo al Governo, li hanno fatti gli ex-AN che adesso ci ridono dietro e cercano di ridicolizzarci. Se invece avessero avuto, come noi, il coraggio di dire a Berlusconi quello che pensavano, quegli errori avremmo potuto evitarli».

Voi cosa pensate?

«Che bisogna assolutamente rinnovare il partito. Dobbiamo far vedere che nei territori esiste anche una classe dirigente, oltre quella che si è vista fino a oggi in prima linea, capace e matura. E poi puntare sui temi politici: istituire subito le commissioni interne al partito sui problemi del Sud, dell’agrigoltura, del turismo».

Berlusconi che ruolo deve avere?

«Deve favorire l’unità del partito, tenere aggregate le diverse anime del partito tutte intorno a lui. E dare inizio al rinnovamento. Con i fatti, però. Non a chiacchiere. Il rinnovamento deve andare oltre l’età anagrafica: c’è bisogno di una freschezza volti. Questa politica ha stancato l’elettorato. Bisogna scegliere i nuovi candidati tra i movimenti giovanili».

E Alfano?

«Alfano, come chiunque fino ad oggi ha fatto strada nel PdL, deve tutto a Silvio Berlusconi che ha puntato su un gruppo di giovani per formare la sua squadra di Governo. Lui e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia. E per questo, come Berlusconi, anche Alfano dovrebbe farsi da parte e favorire il rinnovamento. Solo così il partito può recuperare il consenso che ha perso tra gli elettori».

La linea politica anti-montiana presentata da Berlusconi alla conferenza stampa di sabato non rischia di oscurare o compromettere il dibattitto politico interno al partito per le primarie?

«Berlusconi è sempre il Presidente del partito e spetta a lui dettare la linea. Ma non si presenterà alle primarie, quindi il problema non si pone. Io non posso che condividere la sua linea: sono in molti, nel PdL, a disapprovare la politica montiana e a votare in aula i contro provvedimenti del Governo, in maniera opposta alle indicazioni che arrivano dal gruppo. Teniamo conto che anche l’area degli ex-AN è contraria alle misure economiche di Monti. Certo, poi ci sono anche i filomontiani come Galan, Frattini e la Gelmini che appoggiano di più il Governo. È un confronto politico tra le diverse anime del partito».

Tra i candidati che si sono proposti per le primarie e quelli che si vogliono proporre lei chi preferisce sostenere?

«Per adesso non faccio nomi. Aspetto di vedere quali saranno le regole e soprattutto quali sono, insieme alle persone, le squadre in campo. Sarà fondamentale capire che programma presenteranno i candidati e da chi si vogliono circondare, che modello organizzativo vogliono promuovere nel partito».

Lei come lo vorrebbe il partito?

«Lo vorrei molto più leggero: un partito in cui il rito del congresso diventi un ricordo della prima Repubblica, sebbene nella mia realtà provinciale io a un congresso ho partecipato. E l’ho vinto».

E con gli ex-AN, secondo lei, che bisogna fare? Meglio separarsi o continuare con lo stillicidio di minacce e contrasti a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane?

«Dobbiamo essere realisti e vedere prima di tutto la legge elettorale. Solo in quel momento si potrà decidere con razionalità che strategia seguire. È evidente che noi di Forza Italia siamo diversi da molti che vengono dall’esperienza politica di AN, abbiamo un modo diverso di intendere il partito e di gestirlo. I contrasti ci sono e lo scontro rischia di esasperarsi. A quel punto meglio dividerci e presentarci da alleati nella stessa coalizione elettorale, ma in liste separate».

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