De Cristofaro (Avs): “Altro che scudo penale, ai poliziotti serve il codice identificativo sul casco”
Il governo Meloni sta lavorando a quello che è stato chiamato "scudo penale" per le forze dell'ordine: una norma che darebbe la possibilità di non iscrivere nel registro degli indagati gli agenti sospettati di aver commesso atti violenti in servizio; le indagini partirebbero come se fossero a carico di ignoti, e solo in un secondo momento, se emergono delle prove, il nome dell'agente verrebbe inserito tra gli indagati. La proposta è arrivata dopo giorni in cui sono registrati scontri in alcune piazze negli ultimi giorni. Fanpage.it ha chiesto un commento a Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra al Senato, che siede nella commissioni Affari costituzionali di Palazzo Madama: qui è in discussione anche il controverso ddl Sicurezza.
Cosa pensate del possibile "scudo penale" ideato dal governo?
Aspettiamo di capire se dalle chiacchiere oppure si passerà ad atti concreti, allo stato attuale non c'è un testo, è una discussione politica. Se arrivasse, sarebbe una cosa gravissima. La nostra idea è esattamente l'opposto.
Ovvero?
Anche nel ddl Sicurezza abbiamo proposto – incontrando il parere negativo del governo – di introdurre i cosiddetti codici alfanumerici sui caschi degli agenti di polizia. Da molti anni pensiamo che sarebbero uno strumento di democrazia e trasparenza molto utile: strumento che esiste in tutti i Paesi civili d'Europa, e che invece colpevolmente non esiste in Italia.
Uno scudo penale, poi, servirebbe per proteggere da chi? Dai pm? La sola idea che si possa immaginare uno scudo nei confronti di un potere dello Stato, a me pare inaccettabile. Se ci fosse la proposta ci opporremo nella maniera più forte possibile. Nelle ultime ore alcuni sindacati di polizia hanno preso giuste posizioni, dicendo che la norma sarebbe interpretata come una forma di impunità e immunità.
Il sottosegretario alla Giustizia Delmastro ha detto a Fanpage.it che in ogni caso la decisione, sull'iscrizione al registro degli indagati spetterebbe a un magistrato. Quindi non ci sarebbe rischio di impunità. Cosa ne pensa?
In attesa di un testo, stando a quanto emerso finora, i fascicoli sarebbero gestiti dalle Corti d'appello. Sarebbe molto diverso da oggi. In ogni caso, anche solo prevedere la possibilità di uno scudo sarebbe grave.
La proposta è arrivata dopo i disordini del fine settimana in alcune città. C'è un collegamento?
C'è un penoso tentativo di strumentalizzare quello che è accaduto in qualche piazza italiana. Si utilizza un episodio, che naturalmente nessuno ha problemi a condannare: il dissenso deve sempre esplicitarsi in maniera non violenta. Ma che si possa utilizzare un singolo episodio per costruirci sopra una strumentalizzazione così clamorosa e immaginare una stretta ancora più repressiva, è una cosa che veramente mi fa rabbrividire.
La "emergenza sicurezza" è un'invenzione?
Sì, è un'invenzione. Anche perché tutti i dati ci dicono il contrario. Negli ultimi 25 anni la situazione della "sicurezza" come la intende la destra è migliorata nel nostro Paese. Per dirne una, è diminuito in maniera molto netta il numero degli omicidi. Sono aumentati alcuni reati, di cui questo ddl però non si occupa. Per esempio quelli a sfondo sessuale, o i reati telematici.
Allora perché insistere sulla questione?
La destra rappresenta una situazione diversa da quella che è, è una sua antica strategia su cui ha costruito una narrazione che ha funzionato per vent'anni. Creare una percezione di insicurezza. Così poi si può effettuare una stretta sui diritti.
Oltre al ddl Sicurezza, quali sono gli altri elementi della ‘strategia' della destra secondo lei?
Pensiamo alle ipotesi di riforme istituzionali. Ci potremmo trovare in questo Paese con il premierato da una parte – quindi il totale accentramento dei poteri nelle mani di una sola persona, dando al governo e al capo del governo una sorta di potere assoluto – e dall'altra parte con gli interventi del ddl Sicurezza. Che rendono più difficili le forme di protesta e dissenso, anche non violente e democratiche. Anche quelle che per quanto possano essere ‘dure' sono sicuramente dentro la legalità. Se dai quattro anni di galera all'operaio che fa un blocco stradale, è evidente che tolleri più le forme di dissenso democratico.
Sempre il sottosegretario Delmastro ha detto che non solo l'emergenza sicurezza è reale, ma che c'è un quadro "apocalittico" per le forze di polizia, in cui gli agenti rischiano di "avere il terrore di intervenire".
Non mi sembra affatto che la storia degli ultimi 25 anni dica questo. Da Genova in poi, in Italia è successo esattamente il contrario.
Negli ultimi giorni non sono mancate le proposte e gli interventi della destra sulle forze dell'ordine. Il governo ha annunciato un encomio per il maresciallo Masini, FdI ha lanciato l'idea di cambiare le leggi per indagare chi spara in servizio, la Lega ha proposto il patrocinio gratuito per gli agenti. Perché l'attenzione si è concentrata ora?
In parte perché si utilizza strumentalmente quello che sta accadendo, e in parte perché il governo è incapace di mantenere le promesse fatte in passato e dare risposte sulle questioni vere: per esempio sugli stipendi, che sono fermi al palo. Due anni fa si presentarono alle elezioni come "destra sociale", e invece purtroppo sul terreno sociale – come era ampiamente prevedibile – stanno facendo ben poco.
Peraltro sono incapaci di dare risposte anche sulle stesse forze di polizia. Io mica sarei contrario a delle assunzioni o miglioramenti dello stipendio. Ma piuttosto che fare quello, si scende sul terreno dell'ordine pubblico. È un'operazione di distrazione, per parlare a pezzi di elettorato.
Il ddl Sicurezza è in commissione Affari costituzionali al Senato. State lavorando sugli emendamenti, ma non è chiaro se il governo interverrà con ulteriori modifiche. Pensa che il testo sarà approvato così com'è, o che tornerà alla Camera ancora una volta?
Fino a prima di questa strumentalizzazione delle ultime ore, avrei risposto che c'era una divisione tra le forze di maggioranza: da parte della Lega c'è la volontà di accelerare e fare il prima possibile, e da parte di Fratelli d'Italia sembrava esserci più attenzione rispetto a possibili rilievi di costituzionalità, probabilmente anche per obiezioni che arrivano direttamente dal Quirinale.
Ora viene il dubbio che il ddl Sicurezza possa cambiare, sì, ma addirittura in peggio, utilizzando questi episodi come pretesto. Ma sono solo supposizioni. In commissione non ho ancora visto emendamenti della destra o del governo, che però possono sempre arrivare.
Quali sono i tempi?
Noi stiamo facendo ostruzionismo – ovviamente un ostruzionismo responsabile, nel merito, non è che stiamo leggendo le poesie – e io stesso ho presentato circa mille emendamenti. Ho rivendicato il diritto, per una forza di minoranza, di utilizzare tutti gli strumenti che i regolamenti parlamentari consentono. Siamo all'articolo 14 su 38, credo che potrebbe volerci un altro mese, anche un mese e mezzo. Certo, anche la maggioranza ha i suoi strumenti per accelerare, ma il lavoro da fare è comunque molto.
Cosa direbbe a chi ritiene che l'ostruzionismo sia solo un modo per sprecare tempo e che non porta a nulla?
Ho presentato così tanti emendamenti da una parte perché ritengo il ddl complessivamente inaccettabile, e non credo che una singola modifica ne possa cambiare il senso. Penso che questo ddl andrebbe ritirato, e il numero di proposte di modifica è un modo per segnalarlo.
In più, l'opposizione parlamentare inevitabilmente non può cambiare i numeri. Per quanto possa essere dura, a un certo punto si vota e dall'altra parte si alzano più mani. La nostra linea serve soprattutto per tenere alta l'attenzione e facilitare l'opposizione anche oltre il Parlamento. Ci sono state e ci saranno manifestazioni positive, dibattiti e discussioni nel Paese, una preoccupazione dei sindacati dato che alcuni provvedimenti limitano le libertà di chi manifesta. Così si fa crescere la mobilitazione.
Se il ddl Sicurezza passasse nella sua forma attuale, sarà la Corte costituzionale a intervenire per bocciare almeno alcune delle norme al suo interno?
Non lo escludo. Ci sono dei provvedimenti nel ddl che secondo me sono in palese contrasto con la Costituzione.
Ad esempio?
L'aggravante di luogo. In che modo si giustifica il fatto che se io commetto un reato (qualunque reato esso sia) sotto casa mia oppure alla stazione, viene sanzionato in maniera differente? Non ho ancora trovato nessuno che mi spieghi come questa cosa possa superare un esame di costituzionalità.