Ddl Zan, strada in salita: 700 emendamenti presentati da Lega, esame rischia di slittare a settembre
L'iter per l'approvazione del ddl Zan è un campo minato. Alle 12 è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl Zan contro l'omofobia: sono oltre mille in tutto. L'esame del testo sempre di più di slittare a settembre, non solo perché dal Partito Democratico lasciano filtrare un'indisponibilità a trattare per arrivare a un testo di mediazione, che vada bene anche alla Lega e a quanti nel centrodestra sono contrari alla legge così come è. Il tempo a disposizione prima della pausa estiva è poco: il Senato è infatti chiamato ad approvare la conversione in legge di due decreti in scadenza, il sostegni bis che scade il 24 luglio e il semplificazioni che scade il 30. Prima delle vacanze vanno licenziati anche il decreto assunzioni nella Pa e il decreto cybericurezza.
A pesare oggi soprattutto è la pioggia di richieste di modifica, arrivate dal Carroccio: sono circa 700 gli emendamenti presentati dalla Lega. Oltre a quelli del partito, ci sono anche un'altra ventina di emendamenti presentati dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli.
Matteo Salvini del resto aveva avvisato Enrico Letta sabato: "Propongo a Enrico Letta, per l'ennesima volta, una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Se Letta non accettasse, la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd". E così Salvini ha scaricato preventivamente la ‘colpa' del fallimento della trattativa interamente sui dem. Il suo ritornello è sempre lo stesso: "Bisogna tenere quel che di buono contiene, quindi aumentare le pene per chi offende, aggredisce o insulta due ragazze o due ragazzi che hanno tutto il diritto di amarsi senza che nessuno si permetta di dire alcunché, togliendo però i i bambini dalla contesa politica, la teoria gender nelle scuole, Il bavaglio e la censura".
E invece oggi alle 16:30 inizia la discussione in Aula, e nessun punto di caduto è stato trovato. L'ostruzionismo era largamente prevedibile: la Lega può contare sull'opposizione del Psi, della senatrice Unterberger e di altri esponenti del Gruppo delle Autonomie; e naturalmente anche Fratelli d'Italia si trova da questa parte della barricata, con 127 gli emendamenti presentati in aula a Palazzo Madama. La tempistica dell'esame in Assemblea, che verrà definita a breve, è legata a filo doppio all'alto numero di emendamenti, che dovranno essere esaminato. Sarà comunque una nuova riunione della Conferenza dei capigruppo, tra oggi e domani, a stilare il nuovo calendario.
"I 700 emendamenti presentati dalla Lega al ddl Zan sono il chiaro tentativo di affossare la legge. Altro che volontà di dialogo e mediazione. Salvini sui diritti conferma di avere la stessa linea di Orban". commenta su Twitter Alessandro Zan.
Le posizioni dei principali partiti sono note. Se dal Nazareno la linea ufficiale è ‘nessun negoziato', l'ex presidente del Consiglio Conte è arrivato sul filo di lana: "Noi la appoggiamo", ha detto riferendosi alla legge. Pd e M5s non presenteranno emendamenti. La richiesta dei renziani rimane quella di trovare una mediazione sugli articoli 1, 4 e 7, i più controversi secondo i detrattori della legge: Italia Viva ha presentato 4 emendamenti di modifica solo su quei punti. "I voti non ci sono al momento, per me un compromesso è fattibile su tre articoli", ha ribadito il leader di Iv Matteo Renzi. Il Pd invece intende presentare degli ordini del giorno per fissare dei ‘paletti' sul tema dell'identità di genere.