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Ddl sicurezza, perché i parenti delle vittime di stragi contestano la norma che dà più potere agli 007

I familiari delle vittime di stragi di mafia e terrorismo si sono schierate contro il ddl Sicurezza che conferisce più poteri ai servizi segreti. “Se si dà la licenza di delinquere a soggetti istituzionali con la copertura governativa – è il ragionamento delle associazioni – non ci sarà più differenza fra i criminali e chi dovrebbe operare a tutela della sicurezza”.
A cura di Giulia Casula
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Le associazioni dei familiari delle vittime di stragi di mafia e terrorismo si sono schierate contro il ddl Sicurezza, che questa settimana riprenderà il suo esame in Senato. 

A preoccuparle è l'articolo 31 del disegno di legge che potenzia le attività dei servizi segreti. In un comunicato, le associazioni hanno sottolineato che "in un paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della stessa specie, che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero di fornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo".

In particolare il ddl in questione attribuisce agli agenti di pubblica sicurezza l'autorizzazione a portare armi senza licenza, l'accesso a banche dati e sistemi informatici della pubblica amministrazione e la possibilità, nel corso di un'attività sotto copertura all'interno di un'organizzazione terroristica, di dirigerla e prendervi parte senza doverne rispondere.

Agli 007 inoltre, si potrà attribuire la qualifica di agente di pubblica sicurezza con funzioni di polizia e la possibilità di mantenere la copertura anche durante eventuali procedimenti penali.

Da qui l'indignazione dei parenti delle vittime delle stragi, che ricordano come "la storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l'Italia (o nei depistaggi che ne sono stati il seguito)".

Nei numerosi casi noti alle cronache  – da Capaci a via d'Amelio, alla strage di Bologna –  "compaiono uomini dei servizi, pressoché sempre. Per cancellare prove, per inquinarle, manipolarle, depistare, oscurare e mascherare la verità", proseguono. Per le associazioni "è evidente che, di fronte a tali condotte criminali, partorite da uomini dello Stato che avrebbero avuto invece il compito di assicurare la nostra sicurezza e vigilare sulla democrazia, sarebbe tassativo intervenire con misure di contenimento dei poteri e potenziamento di controlli sull'operato dei servizi" e non il contrario.

Un aspetto "evidente per tutti, ma non per il governo.La licenza criminale ai servizi disegnata con l'articolo 31 del ddl sicurezza fa strame di ogni più elementare principio democratico", insistono.

I familiari denunciano il riconoscimento agli apparati, da parte del ddl Sicurezza, della "facoltà di delinquere (anche con diritto di vita e di morte su ogni cittadino?, con l'unica limitazione che ne sia informato il capo del governo. Se poi a tutto questo scriteriato e incostituzionale potere concesso con l'articolo 31, si aggiunge anche la possibilità di spiare senza alcuna limitazione ogni singolo cittadino attraverso le intercettazioni preventive, allora si comprende che non è un articolo scritto frettolosamente, piuttosto un disegno preciso di virare decisamente da uno stato di diritto a un incostituzionale stato securitario", osservano.

Per questo motivo, Coordinamento Associazioni Familiari di Vittime delle Stragi ha chiesto al governo di cancellare la norma contestata e di avviare un tavolo tecnico per monitorare l'attività degli apparati di sicurezza, per evitare che "travalichino i compiti e i poteri" loro conferiti. "Se uno stato democratico assegna e permette licenza di delinquere a soggetti istituzionali con la copertura governativa – è il ragionamento dell'associazione – non ci sarà più differenza fra chi dovrebbe operare a tutela della legge e della sicurezza dei cittadini e chi compie crimini attentando alla sicurezza nazionale", concludono

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