Ddl sicurezza e spionaggio, Scarpinato a Fanpage: “Pieni poteri ai servizi, così governo si sottrae al controllo”

Il ddl Sicurezza è uno dei disegni di legge su cui il governo Meloni ha puntato maggiormente e che fin dalla prima bozza ha fatto parecchio discutere, al punto da costringere il Quirinale a intervenire. Tra le obiezioni sollevate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci sarebbe anche l'articolo 31 con cui vengono fortemente ampliati i poteri dei servizi segreti, aprendo loro le porte di Università e non solo. Un provvedimento che secondo il senatore M5s Roberto Scarpinato avrà gravi ricadute sulla democrazia e sull'equilibrio dei poteri.
Dietro l'articolo 31 – secondo Scarpinato – si nasconde la volontà del governo Meloni di sottrarsi ai controlli della magistratura, della Corte dei Conti e del Parlamento. La decisione di innalzare i livelli di spionaggio, con la possibilità di obbligare atenei, ospedali e pubblica amministrazione a collaborare con l'intelligence in deroga alle leggi che tutelano la privacy, non può non far pensare anche al caso Paragon su cui invece il governo ha preferito chiudersi nel silenzio.
Su questo Scarpinato, tra i membri del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), rispetta il segreto di Stato, ma allo stesso tempo ci dice: "È un governo che si è caratterizzato in questi anni per l'opacità della sua condotta, che ha tentato ha nascosto la verità del suo operato nel caso Almasri, arrivando al punto di mentire all'opinione pubblica. Non credo che abbia delle garanzie di credibilità tali da essere intenzionato ad accertare tutta la verità su vicende come questa".
Che cosa sta succedendo con l'articolo 31 del ddl sicurezza e come interviene sui poteri dei servizi?
Questa norma si inserisce in un trend legislativo che in assenza di interventi correttivi è destinato ad avere significative ricadute sugli equilibri tra i poteri dello Stato, ma per capire questo dobbiamo fare una premessa. Nel 2007, il Parlamento emanò una legge, la numero 124, che riordinava i poteri dei Servizi segreti e istituiva il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica con il compito di verificare che lo svolgimento della loro attività avvenisse in conformità con la Costituzione e le leggi. Quella legge costituì un buon punto d'equilibrio: i poteri di controllo del Copasir erano parametrati ai poteri operativi dei Servizi segreti. Quello che è successo dal 2007 ad oggi è che mentre i poteri di controllo del Copasir sono sostanzialmente rimasti uguali, nel tempo sono state emesse una serie di leggi nuove che hanno enormemente potenziato i poteri operativi dei Servizi segreti.
Può farci alcuni esempi?
Le intercettazioni. Sino al 2005 i Servizi segreti potevano effettuare intercettazioni preventive soltanto per determinate categorie di reato, che erano la mafia e il terrorismo, con l'autorizzazione dei procuratori generali della Repubblica presso tutte le Corti d'appello. Nell’agosto del 2012 hanno modificato questa legge e hanno stabilito che i Servizi possono fare intercettazioni non solo per alcuni reati, ma per tutte le materie che riguardano le loro funzioni istituzionali, a prescindere dalla consumazione di reati. L’ambito delle intercettazioni in tal modo si è enormemente dilatato. Contemporaneamente il potere di autorizzare tali intercettazioni è stato tolto ai Procuratori generali territoriali e concentrato solo nelle mani del Procuratore generale di Roma. Nel dicembre nel 2022, nella legge di Bilancio, questi poteri sono stati ulteriormente aumentati. Altre modifiche legislative e l’evoluzione tecnologica hanno incrementato nel tempo i poteri operativi dei servizi nelle materie della cibersicurezza con le perquisizioni informatiche a distanza, l’intromissione anche “offensiva” nei dispositivi o nei siti web, la sorveglianza on line, nella materia delle garanzie funzionali e in altre ancora.
Quali sono i rischi?
L'aumento di questi poteri risponde certamente a esigenze istituzionali. Il problema è che tutte queste norme sono state emanate con la tecnica dello "sgocciolamento legislativo" disseminandole nel tempo in varie leggi, spesso riguardanti altre materie, senza una visione organica di insieme. La prima modifica sulle intercettazioni è stata fatta nell’agosto del 2012, un'altra è stata inserita in quella legge di Bilancio, un'altra ancora in una legge che riguarda la cybersicurezza, e via seguendo. In tal modo si è progressivamente verificata una grande asimmetria tra i poteri di controllo del Copasir e i poteri operativi dei Servizi. Noi non abbiamo assolutamente un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dei Servizi. Sappiamo che svolgono una funzione importante e che hanno bisogno di strumenti. Quello che ci preoccupa è che questi poteri operativi devono essere bilanciati aggiornando correlativamente i poteri di controllo del Copasir.
L'articolo 31 amplia ancora di più i poteri dell'intelligence?
È il coronamento di questo processo di ampliamento di poteri sganciato da un correlativo ampliamento dei controlli. Attualmente la legge del 2007 stabilisce che I Servizi “possono” chiedere a tutte le pubbliche amministrazioni la loro collaborazione per l'adempimento delle loro finalità istituzionali stipulando, a tal fine, convenzioni. Questo "possono" è importante perché non assoggetta le articolazioni della P.A. al potere unilaterale dei servizi e lascia margini di autonomia per un bilanciamento tra interessi e diritti diversi meritevoli di tutela. Con l'articolo 31 non solo le pubbliche amministrazioni ma anche le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico, vengono invece obbligate a prestare collaborazione ed assistenza a tutte le richieste necessarie per la tutela della sicurezza nazionale e a stipulare convenzioni che possono prevedere la comunicazione di informazioni ai servizi anche in deroga alle normative in materia di riservatezza.
Cosa significa questo?
Questa collaborazione può essere di tipo tecnico e logistico – per esempio agevolare la collocazione di microspie – ma può essere anche di altro genere. L’ estrema genericità e indeterminatezza della norma può dare adito ad una dilatazione potenzialmente illimitata nelle applicazioni concrete, realizzate non solo con le convenzioni ma anche con successivi protocolli attuativi coperti da segreto. La pubblica amministrazione è un comparto enorme. Andiamo dagli ospedali alle scuole, alle ferrovie, potenzialmente un bacino di migliaia di persone che potrebbero essere costrette a trasformarsi in collaboratori dei Servizi di sicurezza.
E quindi a condividere i loro dati personali?
Come ho accennato l'articolo 31 prevede la comunicazione ai Servizi anche in deroga alle normative in materia di riservatezza. Per esempio, i dati delle cartelle cliniche sono tutelati ai sensi della legge sulla privacy. Ecco, in base a queste convenzioni tra pubblica amministrazione e Servizi, quei dati non saranno più tutelati. Questo è un cambio di marcia che richiede, per essere attuato, che quella norma venga modificata sia per circostanziarla meglio, sia per prevedere che queste convenzioni abbiano prima il parere del Copasir, in modo che si possa valutare che non vi siano sconfinamenti tali da ledere indebitamente diritti individuali. Ciò che veramente suscita grave perplessità è che dal governo ci hanno detto "no" per mesi, senza spiegare il perché di questo diniego. Abbiamo proposto questa modifica alla Camera dei Deputati e l'hanno bocciata. La stiamo riproponendo al Senato e continuano a dirci di no senza spiegarci perché non vogliono il controllo preventivo del Copasir.
Secondo lei dietro cosa cosa c'è dietro questo atteggiamento da parte del governo? Si vuole proteggere i servizi in qualche modo?
C'è lo stesso atteggiamento che anima tutto l'operato di questo governo: l’insofferenza ai controlli. A quelli della magistratura, della Corte dei Conti, del Parlamento, del Copasir. Un potere verticale che non vuole nessun tipo di controllo e per questo tutti i sistemi di controllo devono essere disattivati o elusi.
L'articolo 31 consentirà ai servizi anche la possibilità di partecipare a organi direttivi di organizzazioni terroristiche ed eversive.
Sì, il secondo comma riguarda le garanzie funzionali, cioè le condotte che integrano reati, ma che gli esponenti dei Servizi possono porre in essere per esigenze di servizio e che quindi non sono punibili. Originariamente queste condotte non punibili erano limitate ai reati di partecipazione ad associazioni mafiose e ad associazioni con finalità terroristiche. A seguito dell'esplosione del terrorismo, con decreti legge che via via sono stati prorogati, è stata prevista l’estensione in via temporanea del tipo di reati coperti dalle garanzie funzionali. Ora non solo vogliono rendere permanente questa estensione ma vogliono addirittura estendere le garanzie funzionali anche a reati come l’organizzazione, la direzione di associazioni dirette a sovvertire l’ordinamento politico e giuridico dello Stato, la fabbricazione di materie esplodenti etc.
Perché dobbiamo preoccuparci?
Richiamo il comunicato che ha fatto l'Associazione Nazionale dei Famiglie delle Vittime delle stragi. Chi conosce la storia di questo Paese sa che alcune delle condotte delittuose alle quali si vogliono estendere le garanzie funzionali, sono le stesse che esponenti dei Servizi hanno posto in essere in passato per gestire la strategia della tensione e per depistare le indagini sulle stragi. È noto che negli organi di vertice di alcune organizzazioni dell'estrema destra che hanno compiuto le stragi vi erano inseriti uomini collegati ai Servizi, e che vertici dei Servizi, come è stato accertato con sentenze definitive, si sono resi responsabili di gravissimi depistaggi.
Depistaggi che sono stati replicati per le indagini sulle stragi politico- mafiose del 1992 ed del 1993.
La paura è che lasciando le mani libere ai Servizi si possano verificare nuovamente situazioni del genere?
C'è questo timore perché un conto è una normativa transitoria, come è stato finora, altro invece è una norma che non solo rende definitive queste eccezioni ma che addirittura le amplia, e soprattutto non prevede un significativo adeguamento dei sistemi di controllo sui Servizi segreti. Questo è il punto. Noi non siamo pregiudizialmente contrari ad una revisione delle norme in questa materia, ma riteniamo che debba essere attuata solo all’interno di una revisione organica dell’intero quadro giuridico di riferimento. Se si vuole fare una riforma che tenga conto delle esigenze operative dei Servizi, ma allo stesso tempo rispetti i poteri di controllo del Parlamento, occorre stralciare questa norma dal ddl Sicurezza e pensare a un testo unico dei nuovi poteri dei servizi. È tempo di fare un tagliando alla legge del 2007 per attualizzarla. È una proposta ragionevole, ma il governo Meloni non vuole farlo.
In qualche modo questo si lega anche al caso Paragon su cui il governo si è chiuso in un silenzio mettendo il segreto di Stato. È il tentativo di nascondere la verità?
In quanto componente del Copasir su questo argomento non posso dire nulla sull’andamento dei lavori. Occorre tuttavia considerare che a differenza della Commissione parlamentare antimafia, il Copasir non ha i poteri di indagine della magistratura. È mia opinione che solo la magistratura è dotata di poteri tali da poter scoprire cosa è accaduto. Attualmente la procura di Napoli e quella di Palermo stanno svolgendo indagini. Sino a quando la magistratura inquirente non sarà sottoposta direttamente o indirettamente al potere politico, indagini come questa possono portare a risultati. Se dovesse essere attuata la riforma costituzionale della separazione delle carriere, primo step di successive riforme da attuarsi con leggi ordinarie, temo proprio che si chiuderà la finestra temporale che dopo l’approvazione della Costituzione ha consentito di fare luce su alcuni arcana imperii, pur tra mille difficoltà e tanti limiti. Dubito che il governo che si è caratterizzato in questi anni per l'opacità della sua condotta, che ha nascosto la verità del suo operato nel caso Almasri, arrivando al punto di mentire all'opinione pubblica, sia intenzionato ad accertare tutta la verità su vicende come questa.
Se l'articolo 31, così com'è formulato, dovesse ricevere l'approvazione definitiva, quali saranno le conseguenze?
Questa vicenda è la tessera di un mosaico complesso di riorganizzazione del potere. Abbiamo delle forze politiche che sono nemiche dell'impianto costituzionale della separazione e del bilanciamento dei poteri. Alcune di queste come Fratelli d'Italia sono eredi delle stesse forze politiche che sono state escluse nella prima Repubblica dal cosiddetto arco costituzionale. Loro vogliono costruire un sistema di potere oligarchico-piramidale, in cui tutti i poteri si concentrano nelle mani di un ristretto vertice. Questo disegno passa attraverso il premierato, la riforma della magistratura e tutta una serie di norme che stanno disattivando o debilitando i sistemi di controllo sull’esercizio del potere pubblico. Dai controlli del Parlamento, a quelli della Corte dei Conti, dell’Anac, della magistratura. Mentre si castrano i poteri di intercettazione della magistratura per accertare gravi reati, compromettendo la capacità di indagine e la risposta dello Stato contro il crimine, si potenziano oltre misura i poteri dei Servizi che – lo ricordiamo – sono alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio.