Dazi Usa: come l’Unione Europea potrebbe rispondere a Donald Trump e quali conseguenze per l’Italia
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La decisione annunciata dal presidente americano Donald Trump di aumentare al 25% i dazi sulle importazioni europee ha scatenato una reazione immediata in Europa, sollevando timori su una possibile escalation commerciale tra le due sponde dell'Atlantico. Le tariffe doganali, che dovrebbero colpire in particolare il settore automobilistico, acciaio e alluminio, rischiano infatti di impattare pesantemente l'economia europea, con effetti differenziati a seconda del peso delle esportazioni di ogni Paese verso gli Stati Uniti. Mentre Bruxelles tenta di mantenere un approccio unitario e di rafforzare le relazioni con altri partner internazionali, in Italia il dibattito si infiamma tra chi chiede di agire in autonomia e chi sostiene una risposta collettiva dell'Unione Europea.
La reazione dell'Unione Europea
La Commissione Europea ha definito la decisione americana come "ingiustificata", avvertendo che l'imposizione di dazi potrebbe causare una frammentazione dell'economia globale con una perdita del Pil mondiale stimata fino al 7%, secondo le parole del commissario Ue all'Economia Valdis Dombrovskis: "Noi li consideriamo comunque ingiustificati. Sarà un problema per la crescita economica sia in Europa sia negli Stati Uniti. E anche altri Paesi. C'è il rischio che si verifichi una frammentazione economica globale. Ci sono stime del Fmi secondo cui a medio termine il Pil globale scenderà del 7%. È come perdere il Pil complessivo della Germania e della Francia. L'impatto negativo è evidente" e poi aggiunge "È uno scenario che vogliamo scongiurare. Continueremo comunque a impegnarci con gli Stati Uniti con un approccio positivo. Ma siamo pronti a reagire in modo fermo e proporzionato con dei contro-dazi quando sarà necessario. Difenderemo le nostre aziende, i nostri lavoratori e i consumatori", ha dichiarato ancora Dombrovskis in un'intervista a La Repubblica.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha adottato una linea estremamente dura, aprendo all'introduzione di "dazi reciproci" su acciaio e alluminio per proteggere le economie europee.
Il malcontento europeo e le accuse di Trump
Le tensioni si sono aggravate poi anche a causa delle recenti dichiarazioni di Trump, che ha definito la nascita dell'Unione Europea come una "fregatura" per gli Stati Uniti, denunciando un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari. Il portavoce della Commissione Europea per il Commercio, Olof Gill, ha però rispedito al mittente le accuse, ricordando come il mercato unico europeo abbia sempre favorito gli investimenti e il commercio americano: "Sin dalla sua fondazione l'Ue è stata una manna per gli Stati Uniti, creando un mercato integrato che ha ridotto i costi per gli esportatori americani e armonizzato le normative tra gli Stati membri", ha spiegato Gill.
Le diverse posizioni tra i Paesi europei
All'interno dell'Unione Europea, tuttavia, le reazioni variano in base alla dipendenza commerciale di ciascun Paese dagli Stati Uniti: Agathe Demarais, analista dell'European Council on Foreign Relations, ha evidenziato che le economie più esposte sono Austria, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Portogallo e Svezia. Mentre i Paesi del Nord Europa invocano una risposta compatta, Francia e Germania spingono per misure di ritorsione. La linea più cauta è invece sostenuta dal Partito Popolare Europeo, che invita a evitare una guerra commerciale.
I possibili impatti sull'economia italiana
L'Italia si trova, tra tutti, in una posizione particolarmente delicata, essendo il Paese europeo più esposto ai dazi americani. Secondo Confindustria, il mercato statunitense rappresenta il 22,2% delle esportazioni italiane fuori dall'Ue, con settori come automotive, farmaceutico, agroalimentare e moda tra i più colpiti: il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha espresso preoccupazione per il rischio di una spirale protezionistica, definendo l'imposizione dei dazi un "colpo finale per l'industria italiana". "Serve un patto bipartisan per il Paese e per l'Europa", ha dichiarato Orsini. Un'analisi di Confindustria ha stimato che l'aggravio per l’economia italiana potrebbe arrivare fino a 7 miliardi di euro, colpendo in particolare il settore manifatturiero e le piccole e medie imprese. Il presidente di Coldiretti ha lanciato l'allarme per l'agroalimentare, con un possibile crollo delle esportazioni e un aumento dei costi per i consumatori americani fino a 2 miliardi di euro.
Maggioranza divisa e opposizione congiunta contro i dazi di Trump
Sul fronte politico, la maggioranza di governo appare divisa; il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha sorpreso molti sostenendo che l'Italia potrebbe trattare da sola con gli Stati Uniti: "Penso che possa essere bilaterale, perché può essere bilaterale", ha dichiarato il ministro, lasciando intendere che una trattativa diretta con Trump potrebbe garantire condizioni migliori rispetto agli altri Paesi europei. Sulla stessa linea si è schierato Matteo Salvini, definendo le contro-tariffe europee "ridicole" e lodando Trump come "uomo di business". Di parere opposto è il governatore del Veneto Luca Zaia, che ha chiesto una risposta collettiva dell'Ue per evitare di cedere alle pressioni americane: "L'Unione europea deve rispondere in maniera unita, ma la vedo debole, afona, non autorevole. E mi dispiace constatarlo, da europeista". Anche il vicepremier Antonio Tajani ha ribadito che "le risposte sulla questione dei dazi sono di livello europeo, non nazionale".
L'annuncio del presidente statunitense Donald Trump sull'introduzione di dazi al 25% sulle importazioni dall'Unione Europea ha scatenato invece una dura reazione da parte delle opposizioni italiane, che accusano il governo Meloni di immobilismo di fronte a una misura che rischia di penalizzare pesantemente imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha attaccato direttamente l'esecutivo, invitando la presidente del Consiglio a prendere una posizione chiara: "È finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento: deve scegliere da che parte stare. Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni sugli attacchi di Trump all'Unione Europea e all'Ucraina, ora dica da che parte sta, perché questa guerra commerciale la pagano davvero imprese, lavoratrici e lavoratori italiani", ha dichiarato Schlein ai cronisti alla Camera.
Anche Angelo Bonelli (Avs) ha definito i dazi "un attacco frontale al nostro export e a settori strategici del Made in Italy", chiedendo all'Unione Europea una risposta decisa: "Di fronte a questa minaccia, l'Europa deve rispondere con fermezza, boicottando prodotti Usa, come già fatto dal Canada. Trump sta portando il mondo verso un conflitto globale: come pensa di difendere l'interesse nazionale la ‘sovranista' Giorgia Meloni? Continuerà a essere vassalla di Trump o si opporrà a questa politica che danneggia imprese e lavoratori italiani?". Sulla stessa linea si è espresso il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha lanciato una provocazione sui suoi canali social: "Anche oggi cercasi patrioti. Spariti dai radar. Trump annuncia dazi del 25% contro l'Europa e Meloni perde le parole. L'uomo di Musk richiama all'ordine Fratelli d'Italia e nemmeno una reazione di orgoglio. Meloni, ci sei?". Le opposizioni, dunque, si mostrano compatte nel chiedere al governo di abbandonare qualsiasi ambiguità e di difendere con decisione gli interessi italiani all'interno di una risposta comune dell'Unione Europea.
La crisi commerciale con gli Stati Uniti rappresenta tuttavia una sfida cruciale per l'Unione Europea, chiamata a dimostrare la propria coesione in un contesto internazionale sempre più frammentato, e mentre Bruxelles tenta di mantenere una risposta comune, l'Italia si trova di fronte a un bivio: sostenere l'unità europea o perseguire una trattativa bilaterale con Trump. La decisione potrebbe avere ripercussioni non solo sull'economia, ma anche sulla credibilità politica del governo Meloni e sulla posizione dell'Italia all'interno dell'Unione Europea.