Dazi e instabilità energetica: le previsioni di Bankitalia per l’economia italiana nel 2025

Le previsioni di Bankitalia per il 2025 segnano una crescita del Pil debole, con un incremento dello 0,6%, a causa delle tensioni derivanti dai dazi commerciali degli Stati Uniti e dalle incertezze sui mercati globali. A ciò si aggiunge una persistente difficoltà per i lavoratori italiani, con i salari reali che continuano a rimanere sotto gli livelli pre-pandemia. Le esportazioni italiane, pur trovandosi sotto pressione, sembrano beneficiare di alcune caratteristiche strutturali che potrebbero attenuare gli effetti negativi. La situazione, tuttavia, rimane delicata, con incertezze sia interne che esterne, tra cui il caro energia e l'instabilità geopolitica.
Il peso del caro energia e l'instabilità dei mercati
Nonostante una parziale stabilizzazione dei prezzi rispetto ai periodi più critici, il caro energia continua a essere uno dei principali ostacoli alla crescita economica, come sottolinea il Bollettino economico di Bankitalia: i mercati energetici sono destinati a rimanere altamente volatili, a causa di una serie di fattori geopolitici che includono le tensioni con i paesi produttori di energia, oltre a una gestione meno ottimale delle riserve energetiche rispetto agli anni passati. La ridotta capacità di stoccaggio di gas e altre risorse energetiche sta aumentando la vulnerabilità delle economie europee, Italia inclusa. Questa instabilità ha un impatto ovviamente diretto sui costi di produzione delle imprese, che sono costrette ad affrontare prezzi elevati e imprevedibili, incidendo sulla loro competitività sui mercati globali. Seppur l'inflazione sembri in rallentamento, l'aumento persistente dei costi energetici pone limiti significativi alla crescita economica, aggravando ulteriormente le difficoltà di chi già fatica a sopravvivere in un contesto economico difficile.
Esportazioni italiane sotto pressione, ma con alcuni scudi
Un altro fattore determinante nelle previsioni economiche è la situazione delle esportazioni italiane, che rappresentano una porzione significativa del nostro prodotto interno lordo. Le imprese italiane, come evidenziato dall'analisi di Bankitalia, sono fortemente esposte agli sviluppi della politica commerciale internazionale, in particolare alle misure protezionistiche dei dazi imposti dagli Stati Uniti. L'export italiano verso gli Stati Uniti supera il 10% delle esportazioni totali, un dato che pone il nostro Paese in una posizione dunque vulnerabile in caso di escalation dei dazi. Le aziende italiane vantano però una struttura settoriale variegata e una forte capacità di posizionare i propri prodotti in nicchie di mercato ad alta qualità, caratteristica che può attenuare gli effetti diretti e più immediati di un aumento delle barriere commerciali.
Le esportazioni italiane, infatti, sono spesso legate a prodotti ad alto valore aggiunto, che potrebbero risultare meno sensibili alle fluttuazioni dei dazi rispetto a merci di bassa qualità. Nonostante ciò, le aziende italiane devono fare i conti con un contesto globale sempre più competitivo, dove le politiche protezionistiche, se non ben gestite, potrebbero ridurre i flussi di scambio e mettere a rischio l'espansione sui mercati esteri.
L'allarme sui salari reali
Mentre il mondo delle imprese si confronta con la sfida dei dazi e dei costi energetici, il panorama per i lavoratori italiani appare altrettanto preoccupante. Secondo Bankitalia, nonostante la crescita delle retribuzioni nominali, i salari reali continuano a subire una perdita significativa rispetto ai livelli del 2021, con una differenza di circa l'8%. Questo cosa significa? Vuol dire che, sebbene i lavoratori ricevano aumenti rispetto agli anni precedenti, il potere d'acquisto non è ancora tornato ai livelli pre-pandemia, principalmente a causa dell'inflazione e dei costi più elevati. Le difficoltà derivano dalla combinazione tra un'inflazione che, pur rallentando, resta superiore alle aspettative, e un mercato del lavoro che fatica a recuperare i gap salariali.
I salari reali inferiori rispetto al 2021 mettono sotto pressione soprattutto le famiglie a reddito medio e basso, che vedono aumentare i costi delle necessità quotidiane senza un corrispondente miglioramento nelle loro buste paga.
Una crescita economica fragile
In sintesi, le previsioni di Bankitalia per il 2025 delineano un quadro di crescita economica contenuta, con un Pil che cresce solo dello 0,6%; la continua instabilità dei mercati energetici, le incertezze geopolitiche e le tensioni commerciali globali, in particolare con gli Stati Uniti, rappresentano rischi significativi per l'economia italiana.
Le esportazioni italiane, purtroppo, non sono immune da queste sfide, e sebbene il Paese possa contare su una posizione di qualità nelle sue nicchie di mercato, un'escalation delle guerre commerciali potrebbe mettere a dura prova la competitività internazionale. La difficoltà principale, tuttavia, resta la condizione dei salari reali, che continuano a rimanere inferiori agli standard precedenti, con un impatto diretto sul benessere delle famiglie italiane.