video suggerito
video suggerito
Caso Paragon

David Yambio, testimone contro Almasri, è uno degli intercettati da Paragon: “Temo per la mia vita”

È una delle vittime dei crimini commessi dal torturatore libico Almasri. Lo scandalo si allarga ancora di più: “L’obiettivo era farmi tacere”.
A cura di Antonio Musella
217 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

David Yambio è il portavoce di Refugees in Libya, il collettivo di migranti rifugiati politici in Europa che denuncia da tempo le violenze e le torture che le persone migranti subiscono in Libya ad opera delle milizie in dei veri e propri lager. Anche lui è tra le vittime dello spionaggio illegale attraverso il software militare israeliano della Paragon, usato solo dagli Stati occidentali. Yambio è stato uno dei testimoni chiave contro Najeem Osama Almasri, il generale libico accusato di crimini contro l'umanità ricercato dalla Corte Penale Internazionale e liberato dalle autorità italiane, dopo essere stato arrestato lo scorso 19 gennaio, e riaccompagnato in Libia con un volo di Stato. Insieme a Lam Magok e Mohamed Daoud, David è stato tra le tre vittime di Almasri che hanno denunciato al parlamento italiano gli orribili crimini del torturatore libico. L'attività di spionaggio sarebbe stata svelata nello scorso mese di novembre, Yambio ne parlerà oggi al parlamento europeo a Strasburgo dove deve essere audito in merito al caso Almasri. Proprio ieri sempre a Strasburgo si era tenuta la conferenza con il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato.

Lo spyware entrato da una mail

Con l'iscrizione nell'elenco delle 90 vittime di Paragon di David Yambio, la rete di attività di spionaggio illegale che ne viene fuori assume un carattere ancora più inquietante. Dopo il direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, il fondatore di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, ora anche il portavoce di Refugees in Libya. Si collegano in questo modo due dei casi più spinosi e che maggiormente hanno messo in difficoltà il governo Meloni, il caso Almasri ed il caso Paragon. "Ho scoperto che il mio telefono era spiato il 13 novembre scorso – spiega Yambio a Fanpage.it – ero molto preoccupato per la mia vita e per quella delle persone che mi contattano dalla Libia e dalla Tunisia perché vittime di torture. Ho contattato Artur Papyan, ricercatore sulle minacce di Cyber HUB-AM in Armenia, ha fatto le analisi e mi ha detto che il mio telefono era risultato negativo al test Pegasus ma che c'erano indizi di un nuovo virus molto sofisticato sul mio telefono e non poteva fare altro che indirizzarmi al Citizen Lab dell'Università di Toronto". Proprio i ricercatori del Citizen Lab di Toronto sono gli esperti a cui Meta suggerisce di rivolgersi per tutti quelli che sono stati spiati da Paragon. Sono loro che stanno svolgendo le indagini sui telefoni infettati di cui si ha conoscenza fino ad ora, per trovare tracce dell'attività di spionaggio che riescano a permettere di risalire ai mandanti. "Le indagini dei canadesi stanno andando avanti già dalla fine del mese di novembre, e stiamo raccogliendo dati su questo spyware davvero molto sofisticato. Credo che nei prossimi giorni il Citizen Lab pubblicherà un rapporto sul mio caso a partire dalle tracce che hanno scoperto sul mio telefono" spiega il portavoce di Refugees in Libya. "Mi sono preoccupato molto quando è venuto fuori lo scandalo – sottolinea Yambio – ed ho scoperto che anche persone vicine a me come Luca Casarini sono state spiate con Paragon. Ma a differenza loro io non sono stato colpito tramite Whatsapp ma tramite una mail sul mio Iphone". Questa è una differenza significativa rispetto ai casi di Casarini e Cancellato che invece erano stati colpiti attraverso l'app di Meta, da cui erano stati avvisati nei primi giorni del mese di Febbraio.

Il collegamento con il caso Almasri: "L'obiettivo è farmi tacere"

Appare fin troppo evidente che l'attività di denuncia delle torture e del traffico di esseri umani fatta da Yambio e da Refugees in Libya sia la motivazione per la quale l'attivista di origini sudanesi sia stato illegalmente spiato. Allo stesso tempo viene da immaginarsi un collegamento con il caso Almasri, se non temporale, visto che lo spyware sul telefono di David è stato scoperto a novembre e il generale libico è stato fermato a Torino a gennaio, sicuramente rispetto alle attività più complessive di trafficanti libici. "Io non lo so se esiste un collegamento tra lo spionaggio ai miei danni e la vicenda Almasri – spiega Yambio – ma visto che mi occupo delle sofferenze che ha inflitto alle persone, direi che tutto è possibile. Chiunque mi spii e invada la mia privacy è un criminale e ha un obiettivo: uccidermi, mettermi a tacere, ricattarmi o utilizzare i dati per uccidere le vittime della tortura in Libia, Tunisia e coloro che testimoniano davanti ai tribunali contro i regimi governativi in ​​Libia e in Europa". In effetti il portavoce di Refugees in Libya è uno dei testimoni che ha lavorato con la Corte Penale Internazionale per raccogliere le prove dei crimini contro Almasri commessi nel lager di Mitiga in Libya e nelle altre prigioni sotto il controllo del generale libico. "Ho vissuto nella paura costante fino ad oggi – racconta David – viviamo in un'era in cui i dispositivi possono essere manipolati e controllati e possono esplodere come una bomba. E se cercassero di uccidermi in quel modo? Vorranno prendere di mira tutti coloro che sono nei miei dati e invadere anche la loro privacy".

"L'Europa sta diventato come le dittature africane"

Dopo aver tenuto la conferenza stampa al Parlamento italiano sul caso Almasri, a cui hanno preso parte anche i leader dell'opposizione, David Yambio si appresta ad essere ascoltato anche delle istituzioni del Parlamento europeo. "Vivo qui in Italia e in Europa, merito la tutela della mia privacy e della mia dignità. Mi aspetto un'indagine immediata e approfondita per scoprire chi ha compromesso la mia privacy e sicurezza, chi mi minaccia mentre vivo sul suolo italiano ed europeo. Non sono un criminale, non sono un terrorista e non lo sarò mai, quindi perché uno spyware gestito solo da agenzie governative dovrebbe essere lanciato contro di me?" si chiede. "Forse è anche una chiara indicazione che ciò che inizia con i meno privilegiati, i migranti e i rifugiati arriverà anche ai cittadini italiani ed europei. La privacy non è più tutelata né rispettata. Gli italiani e gli europei dovrebbero essere più preoccupati in questo momento perché questo tipo di spyware non utilizza solo WhatsApp ma, come nel mio caso, anche le email e in molti altri modi, immagino" prosegue il portavoce di Refugees in Libya. La rete delle persone spiate da Paragon si allarga quindi, definendo i contorni sempre più inquietanti di questo caso internazionale che ci mette davanti ad una deriva autoritaria senza precedenti. Giornalisti, attivisti ed un testimone della corte penale internazionale. Ad oggi oltre alla nota di Palazzo Chigi che liquida ogni responsabilità, ma a cui è seguita la cancellazione del contratto con l'Italia da parte dell'azienda produttrice dello spyware, non si hanno notizie sui mandanti dell'attività di spionaggio illegale. "Ieri ho incontrato Francesco Cancellato a Strasburgo – ci dice Yambio – la libertà di parola, di giornalismo e altri diritti vengono compromessi e questo non è diverso dai comportamenti dei regimi dittatoriali e tirannici in tutta l’Africa. L'Europa sta ricadendo in una malattia che il suo popolo dovrebbe curare e questa malattia sono gli eletti che non promettono altro che odio, divisione e attacchi alla società civile, alla solidarietà e alla democrazia. Io sono sempre stato una vittima e voglio che gli europei difendano me e se stessi, Sono venuto qui in Italia per trovare un posto dove ricostruire la mia dignità, ma ora mi viene portata via poco a poco" conclude il portavoce di Refugees in Libya.

217 CONDIVISIONI
23 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views