Elezioni europee 2024

D’Amato a Fanpage: “Per rilanciare la sanità serve una terapia d’urto finanziata con le risorse Ue”

“Non vogliamo andare verso un modello americano, per cui solo chi ha le risorse si cura. Questo non è tollerabile, ma purtroppo oggi i segnali vanno in quella direzione. Serve una terapia d’urto, ma ci vogliono le risorse. Ripartiamo dal Mes sanitario”: a dirlo, in un’intervista con Fanpage.it, è Alessio D’Amato, candidato di Azione alle prossime elezioni europee.
A cura di Annalisa Girardi
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La sanità pubblica e universale è un pilastro fondamentale delle società europee. Dopo la pandemia, però, questo comparto – soprattutto in alcuni Paesi, come l'Italia – è estremamente in difficoltà. Serve una terapia d'urto, dice Alessio D'Amato – ex assessore alla Sanità nel Lazio, oggi candidato con Azione alle prossime elezioni europee – in un'intervista con Fanpage.it. Un rilancio del comparto sanitario di questo tipo, aggiunge, si può fare solo con le risorse europee.

Quando Carlo Calenda ha annunciato la sua candidatura alle europee ha detto che L'Europa deve tornare sulla questione del Mes sanitario. Può spiegare cosa significa?

Bisogna rafforzare il cosiddetto pilastro sociale europeo. L'Europa nasce e si è coesa anche sul modello di welfare: una intuizione, da Lord Beveridge in poi, che ha dato vita ai sistemi sanitari nazionali. Oggi noi siamo in una situazione, per quanto riguarda il nostro Paese, che è veramente molto complicata per la sanità: veniamo da un decennio di sottofinanziamenti e abbiamo un divario con Francia e Germania molto ampio, perché investiamo circa la metà di quanto fanno Parigi e Berlino. Ecco perché c'è bisogno di una terapia d'urto, che può arrivare solo utilizzando le risorse europee.

Questo è l'elemento che mette in luce Azione con Calenda. E questo è l'impegno che io intendo assumermi. In che maniera? Chiedendo appunto che venga riaperta la discussione sul Mes sanitario. È una misura già prevista oggi nell'ordinamento comunitario ed è una misura di sostegno che può andare anche alla spesa corrente, al personale, a differenza del Pnrr che va agli investimenti. E noi oggi abbiamo bisogno veramente di una terapia d'urto sul personale perché abbiamo grande difficoltà nel reclutamento di medici, ma soprattutto di infermieri.

Come ha detto Lei, la sanità è una colonna portante del welfare europeo. Però l'impressione che si ha oggi è che ci si stia spostando verso un modello statunitense: le liste d'attesa sono infinite, spesso chi ha la disponibilità economica si rivolge al privato, mentre chi non ce l'ha a volte deve addirittura rinunciare alle cure…

Non vogliamo andare verso un modello americano, per cui solo chi ha le risorse si cura. Questo non è tollerabile, ma purtroppo oggi i segnali vanno in quella direzione. Ci sono due milioni e mezzo di cittadini italiani che rinunciano alle cure e negli ultimi anni la spesa totalmente privata è aumentata, oltre 40 miliardi di euro. È è la spesa più rilevante in termini percentuali, rispetto a tutti i nostri partner europei. Ecco perché bisogna invertire la rotta e recuperare quel senso universalistico del nostro sistema sanitario, così come previsto dalla Costituzione.

Il tema vero sono le risorse. Abbiamo bisogno di avere maggiori risorse per costruire un diverso modello sanitario e questo deve partire innanzitutto dal personale.

In queste settimane si è tornati a parlare del Pfizergate: al di là dell'inchiesta, che farà il suo corso, c'è bisogno di una riflessione diversa dal punto di vista delle forniture dei vaccini, anche in vista di future pandemie?

La politica del farmaco è una delle misure più importanti. Innanzitutto bisogna dire che se non avessimo avuto i vaccini, i morti sarebbero stati molti di più di quelli che sono stati. La scienza ha compiuto passi avanti da gigante, ma dobbiamo avere una maggiore trasparenza e fare una riflessione per rivedere i modelli autorizzativi. Probabilmente c'è bisogno di più potere nell'Agenzia europea del farmaco, l'Ema.

Abbiamo dei doppioni inutili: oltre all'Ema ogni Paese ha le sue agenzieìa, la nostra in Italia si chiama Aifa. Questo allunga la catena e complica i percorsi burocratici. Basta pensare che un nuovo farmaco qui da noi, prima di entrare in commercio, ovvero di andare al paziente, ci mette circa 400 giorni. In altri Paesi europei ci mette la metà Ecco perché bisogna semplificare il percorso e renderlo più trasparente. Sicuramente è necessario, perché è quello che ha messo in luce anche questa vicenda è che ci sono stati dei passaggi non totalmente trasparenti.

Oltre alla questione sanitaria, quali sono le priorità di Azione in vista delle prossime europee?

Democrazia e welfare, questi sono i due punti principali. Democrazia, perché l'Europa nasce sull'intuizione di Altiero Spinelli e di Ventotene: cioè di popoli che finora si erano combattuti per millenni, e di una pace e di una unità su questo continente. Bisogna rafforzare la democrazia in Europa e bisogna difenderla. E per farlo dobbiamo attrezzarci: uno degli elementi importanti è quello di un esercito europeo. Ai confini dell'Europa ci sono dei conflitti molto pesanti, mi riferisco a quello di aggressione russa all'Ucraina e al Medio Oriente. Forse è arrivato il momento di ragionare meno come Stati nazionali, e un po' di più come uno Stato federale europeo. E poi welfare, di cui appunto abbiamo parlato.

I sondaggi ci dicono che il prossimo Parlamento europeo probabilmente sarà spostato più verso destra, con una nuova maggioranza formata dall'alleanza della destra tradizionale a quella più radicale. Quale deve essere lo spazio delle forze progressiste in questo senso, per contrastare questo scenario?

Per prima cosa, dobbiamo sottolineare l'importanza di andare al voto, della partecipazione. Un eventuale spostamento a destra sarebbe una iattura, perché significa non unificare il continente europeo, ma suddividerlo per diverse nazionalità. Questo è quello che hanno in testa i sovranisti. Dietro questo termine ci sono politiche concrete, quelle che vediamo in Ungheria, ad esempio, sui diritti civili o sul rapporto con gli altri organi democratici, come la magistratura.

C'è bisogno di consolidare quella maggioranza tra le grandi famiglie che hanno costruito l'Europa, quella popolare, socialista e liberaldemocratica. Queste famiglie che oggi governano l'Unione europea devono uscire rafforzate dalle elezioni. Se questo non avvenisse e la destra sovranista avesse il sopravvento, sarebbe grave.

Ultima domanda, le discussioni con la lista Stati Uniti d'Europa è definitivamente archiviata?

Sì, noi adesso pensiamo a una buona affermazione di Azione, perché abbiamo le idee chiare. Ci sono ottime candidature in campo e credo che questo sia importante proprio per fermare questa onda sovranista che rischia di travalicare anche il continente europeo.

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