Dall’inizio dell’anno sono sbarcate in Italia oltre 60 mila persone: i dati del Viminale
Nei primi sei mesi dell'anno sono arrivate in Italia oltre 60 mila persone. Numeri che non accennano a diminuire, con l'arrivo dell'estate e condizioni meteo più favorevoli, e che sono il triplo di quelli registrati appena due anni fa. Con l'aumento delle partenze, sempre più persone rischiano di perdere la vita in mare. La commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha criticato le politiche migratorie italiane, chiedendo al governo di Giorgia Meloni di cambiarle per non mettere più in pericolo coloro che attraversano il Mediterraneo. "Non accettiamo lezioni da chi sta seduto sul divano", ha replicato in una nota il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.
A fornire i dati sugli arrivi dall'inizio dell'anno a oggi è il Viminale. Per la precisione, dal 1° gennaio 2023 al 27 giugno sono sbarcate in Italia 60.802 persone. L'anno scorso, nello stesso periodo preso in esame, erano 26.854. Nel 2021, invece, 19.794.
Le ragioni dietro l'aumento delle partenze sono diverse, alcune dettate dalle circostanze politico-economiche attuali nei Paesi di origine o transito – è ad esempio il caso della Tunisia – altre sono invece più radicate e da ricercarsi nei lunghissimi conflitti interni ad alcuni territori o nel cambiamento climatico. Per la presidente del Consiglio la questione migratoria va affrontata a livello europeo e stringendo accordi con i Paesi di origine, per fermare direttamente le partenze. Meloni parla di difesa dei confini, non di rafforzare il soccorso in mare.
Una linea che porterà avanti anche al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, 29 e 30 giugno. Il governo è sicuro che al vertice verrà accolta la linea italiana: lo dimostrerebbero anche le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ai capi di Stato e di governo in vista dell'incontro: "Nella sua lettera von der Leyen si concentra soprattutto sulla dimensione esterna del fenomeno e indica nel partenariato con la Tunisia un modello da seguire per l'Unione europea anche nei confronti di altri Paesi terzi. La lettera si sofferma poi sui progressi raggiunti nell'attuazione del piano d'azione nel Mediterraneo centrale. Si tratta esattamente delle priorità indicate dal presidente del Consiglio Meloni per raggiungere quel cambio di passo dell'Unione europea in materia migratoria che il nostro Governo ha chiesto fin dal suo insediamento", ha commentato il ministro Fitto.
Per poi aggiungere: "La presidente della Commissione europea chiede anche risorse adeguate nel quadro della revisione del bilancio pluriennale dell'Unione. Si tratta di una richiesta assolutamente condivisibile e l'Italia farà la sua parte in Consiglio per sostenerla". Su questa possibilità, però, è già arrivato il no del premier ungherese Viktor Orban: "Invece di fermare l'immigrazione illegale, Bruxelles punta a spendere miliardi per sostenere il flusso di migranti illegali in Europa. E aumenterebbe ulteriormente la burocrazia dell'Ue", ha commentato.