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Dall’inizio del governo Meloni sono sbarcati 100mila migranti in Italia, più del doppio di un anno fa

Dal 21 ottobre 2022, quando è iniziato il mandato del governo Meloni, fino a oggi, dal Mediterraneo sono arrivate in Italia 100mila persone migranti. Negli stessi mesi dell’anno precedente, erano state 47mila. Due decreti e molto impegno retorico del governo sul tema non hanno evitato che le partenze aumentassero moltissimo.
A cura di Luca Pons
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In Italia, da quando è iniziato il governo Meloni, sono sbarcate oltre 100mila persone migranti. Un anno fa, nello stesso periodo ottobre-luglio, gli arrivi erano stati circa 47mila. Sono più che raddoppiati quindi gli arrivi, nonostante una politica fortemente anti-immigrazione portata avanti dall'esecutivo di centrodestra. Il decreto Cutro e il decreto Ong, così come gli annunci sul cambio di passo impresso all'Europa in materia di migranti, non sono serviti a frenare l'aumento di partenze – soprattutto da Libia, Tunisia e Turchia – che ha fatto raddoppiare gli sbarchi.

A sottolineare il dato è stato Matteo Villa, ricercatore Ispi. I dati del ministero dell'Interno mostrano che, dall'inizio del 2023, sono arrivate in Italia tramite il Mediterraneo 72.387 persone migranti. Negli stessi mesi del 2022 erano state 30.939 (meno della metà), l'anno prima ancora 23.942 (circa un terzo). Insomma, è chiaro che nel 2023 il ritmo è decisamente aumentato.

Villa ha sottolineato che, sempre secondo numeri del Viminale, nessun intervento è servito in modo significativo a rallentare le partenze da Libia, Tunisia, e in misura minore Turchia. A inizio anno il decreto Ong aveva introdotto un nuovo codice di condotta per le navi di organizzazioni che operano soccorso in mare, rendendo più difficile il loro lavoro. Dopo la strage di Cutro, con un nuovo decreto in materia di migrazioni il governo aveva limitato la protezione speciale e anche istituito una nuova aggravante penale per gli scafisti. Nulla di tutto ciò ha fatto rallentare le partenze in modo visibile. L'unico freno c'è stato nel periodo di maggio, anche a causa del meteo che complicava le operazioni in mare. Da allora, il ritmo ha ripreso a salire.

Il governo Meloni ha insistito molto che la soluzione, per l'Europa intera, è quella di limitare le partenze dai Paesi di origine e quelli di imbarco. In particolare, da mesi l'Italia ha iniziato a stringere i legami con la Tunisia, cercando di agevolare i rapporti anche con l'Unione europea e con il Fondo monetario internazionale. Certo è che, osservando i dati del Unhcr e del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, la Guardia costiera tunisina sta già intervenendo moltissimo. Infatti, negli ultimi dodici mesi le persone che sono partite dalla Tunisia e sono sbarcate in Europa sono circa 55mila, mentre quelle che i militari tunisini hanno intercettato sono state circa 51mila. Quasi lo stesso numero.

Come evidenziato da Villa, anche rendere la vita più difficile alle Ong non è servito a far scendere gli sbarchi. L'ennesima dimostrazione che la presenza di navi di soccorso nel Mediterraneo non porta ad aumentare le partenze, ma solo la quantità di persone salvate. Per i dati calcolati da Ispi, da quando è iniziato il mandato di Matteo Piantedosi è aumentata di molto in media la distanza che le navi devono percorrere dopo aver effettuato un salvataggio, per arrivare al porto sicuro assegnato. In molti casi, il porto stabilito era a più di 400 chilometri da Lampedusa, a volte anche più di 600 (basta pensare a città del Centro-Nord come La Spezia), mentre per buona parte del mandato di Luciana Lamorgese, nel governo Draghi, la distanza era stata di circa 200 chilometri.

L'unico effetto è stato che quest'anno le Ong hanno contribuito solo per il 7% agli sbarchi di migranti nel Paese, mentre l'anno scorso nello stesso periodo il dato era al 18%. Questo ha aumentato ancora i carichi di lavoro della Guardia costiera e della Guardia di finanza. E, nel frattempo, gli sbarchi hanno comunque continuato a salire fino a raddoppiare.

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