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Dalle foto del figlio di Borghese alle celebrazioni della Marina: sulla Decima Mas avevamo ragione noi, ecco le prove

Che piaccia o meno, quello di La Russa alla parata del 2 giugno è stato l’ennesimo omaggio al passato fascista del nostro Paese. E non può passare in cavalleria.
A cura di Redazione
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– di Roberto Saviano

In gergo giornalistico basso, ma molto molto basso, quando si prende una cantonata si dice: hai pestato una merda. Con buona pace di chi crede che il fascismo sia solo negli occhi di chi guarda, io e Michela Murgia, nel dare una interpretazione semantica di uno specifico episodio accaduto lo scorso 2 giugno durante le celebrazioni a Roma per la Festa della Repubblica, non abbiamo preso una cantonata e non abbiamo pestato una merda. Tutt’altro, abbiamo acceso una luce, sta a voi decidere se aumentarne l’intensità o spegnerla. Perché è sempre vero che se in una stanza buia c’è un cadavere, la responsabilità è di chi accende la luce e lo rende visibile.

Michela Murgia, e io con lei, abbiamo provato a sventare il tentativo, l’ennesimo, di far passare in cavalleria un intollerabile omaggio al fascismo da parte della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Ignazio Benito La Russa. Immediate arrivano voci, dettate da superficialità e codardia, in soccorso di un gesto pericoloso e simbolicamente gravissimo: l'omaggio alla Xª Mas da parte degli Incursori Comsubin durante la sfilata del 2 giugno. “Ma la Xª Mas”, ha obiettato sul proprio sito internet la Marina Militare “è la Xª Mas prima del comandante Borghese”. Rispondo alla Marina Militare mostrando una foto, in cui è ritratto il figlio del generale Junio Valerio Borghese, Andrea Sciré Borghese, con alcuni membri proprio della Marina Militare, ospite a Taranto in occasione della cerimonia del passaggio di comando.

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La foto è di pubblico dominio, chiunque può vederla, ed è stata postata su Facebook da un account di nostalgici della Xª Mas. Sulla foto è scritto: “Al Sig. Andrea Sciré Borghese, in ricordo dei bei momenti vissuti insieme”. Ed è firmato a nome di tutti i presenti: “Scirè equipaggio. Per sempre Comandanti”. Allora, forse, potrebbe essere lecito chiedersi se la Marina abbia effettivamente respinto l’eredità del Principe Borghese; se davvero ne abbia preso le distanze. In troppi, però, condizionando l’opinione pubblica, addirittura pretendendo di aver fatto debunking, sono andati dietro a questa versione. La foto è del 2019 e la domanda è: perché si è consentita questa commistione tra simboli fascisti e forze armate italiane democratiche? Oggi, a fare da scudo alla Marina, è sceso in campo il ministro Crosetto, mostrando di non avere conoscenze storiche legate al dicastero di cui è a capo. Nel 2019 a essere a dir poco distratto fu l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini, a dimostrare che la sottovalutazione è una piaga assolutamente bipartisan.

Il gesto della V di Ignazio La Russa

Una volta chiarito l’equivoco iniziale, e cioè che la Decima non era affatto “quella prima di Borghese”, arriva la seconda obiezione: “Come mai ve ne accorgete soltanto ora? Sono anni che gli incursori sfilano gridando ‘DECIMA!’ È il loro motto”. È vero: ci siamo accorti solo ora di questa grave ambiguità, soprattutto perché è arrivato il gesto della V di vittoria fatto da La Russa a permetterci di capire che si trattava di un pericoloso omaggio. E c’è un precedente che riguarda proprio l’attuale Presidente del Senato. Nel 2009, quando era ministro della Difesa, in visita alla caserma Vannucci di Livorno, aveva detto ai militi Comsubin, quelli a cui si è rivolto pochi giorni fa con il segno di vittoria: “Siete eredi della non dimenticata Xª Mas”.

"È l'unico ministro della Difesa che negli ultimi trent'anni abbia ricordato la Decima Mas – disse allora Ettore Rosato, del Pd – ed è una cosa che non fa onore neppure agli uomini del Comsubin". Presero le distanze Penati e Pinotti, a difenderlo solo Alessandra Mussolini. Alla polemica, che coinvolse tutto l’arco istituzionale, La Russa non rispose dicendo: “Mi riferivo alla Xª Mas prima del ‘43”, ma: “Mi riferivo all'Eroismo riconosciuto del corpo speciale Xª Mas, come per El-Alamein”. E qui c'è un altro passaggio storico utile, il messaggio che si vuol far passare – sottile, sotterraneo – è che la guerra l'hanno combattuta tutti gli italiani, e che tutti l'hanno patita. Se ci sono state delle vittorie gloriose e delle sconfitte eroiche vanno celebrate, anche se per farlo è necessario mettere da parte un dettaglio per alcuni insignificante, questo: si è trattato di una guerra fascista. È chiaro che La Russa, da ministro della Difesa, si riferisce alla Xª Mas di Borghese, e per difendere le sue dichiarazioni non prende le distanze, cerca anzi di edulcorare il passato.

Grazie all’attuale Presidente del Senato, sappiamo esattamente come oggi si vuol raccontare la guerra voluta dal regime fascista: come una guerra popolare, combattuta e subita dal popolo. È proprio questo, se si riesce a leggere in filigrana, ciò che sta accadendo; un segnale inquietante della estrema destra al governo.

Le posizioni della Marina Militare e del ministro Crosetto

Ma torniamo all’attualità. La Marina Militare e l’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto sostengono che il riferimento sia alla Xª Mas prima del ’43, con la quale Borghese non c'entrerebbe nulla. Ma è davvero così che stanno le cose? Mi ha fatto orrore il silenzio degli esperti e la codardia dei molti che sono andati in soccorso di questa superficiale e ambiguissima interpretazione. Facciamo ora un passo indietro. La Xª Mas è stato un corpo voluto dal fascismo. Creato nel ’39 con il nome di Iª Flottiglia Mas, dove Mas sta per Motobarche Armate Svan (ma l’acronimo ha molteplici significati, tra questi anche Motoscafo Armato Silurante e Memento Audere Semper, suggerito dallo stesso D’Annunzio), nel ’41 viene chiamata Xª Flottiglia Mas e, sotto l’egida della Regia Marina, combatte la Seconda guerra mondiale che, ricordiamolo, è una guerra voluta dal regime fascista. Ci sono diversi ufficiali di fama nella Xª Mas, tra questi Ernesto Forza, Vittorio Moccagatta e Junio Valerio Borghese. Chi sostiene non vi sia nulla di ambiguo in ciò che è accaduto il 2 giugno a Roma, ignora di certo il diretto riferimento alla flottiglia che bombarda nel porto di Alessandria d'Egitto colpendo, tra le altre, la nave Queen Elizabeth. Ignora che si tratta del corpo armato che proverà – senza mai riuscirci – ad attaccare il porto di New York. Ora, la ragione per cui un corpo militare democratico debba fare riferimento alla Xª che ha compiuto questi atti, ponendosi in continuità con la guerra fascista, resta un mistero. Ma anche su questo punto ci sono precedenti, e polemiche oggi dimenticate. La Marina Militare da anni sembra promuovere operazioni di revisionismo storico, a mio avviso gravissime, celebrando sui suoi account social ufficiali, battaglie fasciste. Richiamo qui l’attenzione degli storici, degli osservatori, di marinai e incursori democratici – che sono la parte maggiore – a denunciare e a continuare a riportare informazioni in proposito. La polemica scoppiò già il 26 marzo 2021, quando celebrò l'attacco alla baia di Suda, condotto dalla Xª Mas sotto le insegne della Regia Marina Militare e il 29 marzo 2021, quando celebrò la battaglia di Capo Matapan.

Una aggressione verso un paese, la Grecia, invaso senza alcun motivo dall'Italia. La celebrazione da parte della Marina Militare di uno Stato democratico e dalla Costituzione antifascista, dell'invasione di uno Stato neutrale e aggredito, è atto gravissimo. Queste due operazioni celebrate dalla Marina Militare – l’attacco di Suda e la battaglia di Matapan – furono compiute dalla Xª Mas prima del ’43, per essere chiari: non quella di Borghese. E la polemica ci fu proprio perché la Xª Mas è una sola, la furberia di dividerla in due è cosa di questi giorni, una furberia che ha per registi la Marina Militare e Crosetto, e per scherani i tanti che si sono prestati a fare da megafono. Ecco perché la V di vittoria di Ignazio La Russa diventa fondamentale per quest’analisi. Perché ci ricorda che ci sono già state polemiche enormi e nessuno si era sognato di dividere in due un corpo che è evidentemente in continuità col suo omologo creato dal governo fascista. Un corpo che, fino alle dichiarazioni di questi ultimi giorni, non aveva mai operato distinguo.

Ecco perché quello che abbiamo detto io, Michela Murgia e altri è assolutamente legittimo. C’è poi il livello drammatico di analisi del giornalismo italiano e dei suoi cosiddetti fact checker che ha impedito si andasse oltre la banalità della querelle che cercava di stabilire se si fosse in presenza o meno di un saluto fascista. Tutto va letto nell'omaggio alla Xª e nel gesto di Ignazio La Russa; la lentezza del braccio del milite che si alza, l’angolazione, sono dettagli che non potremo mai dimostrare. È importante invece concentrarsi sulla reazione di La Russa, che palesa la pericolosissima contiguità con la cultura fascista da parte di alcuni corpi delle Forze Armate Italiane. Se osserviamo, di contro, la reazione di La Russa al passaggio dei civili, notiamo un notevole calo di entusiasmo; anche qui c'è un saluto alla bandiera, ma è del tutto diverso da quello fatto dal milite del Comsubin.

Le onoreficenze a Junio Valerio Borghese

Proseguo aggiungendo nuovi dettagli, sarete voi a farvi un’idea di ciò che è accaduto. Il Psai Italia (Psai sta per Professional Scuba Association International) dichiara di aver trovato una croce di ferro durante una perlustrazione in mare. Questa croce di ferro, e cioè l’onorificenza nazista, si ritiene sia appartenuta a Junio Valerio Borghese. Il Comsubin, durante una cerimonia pubblica, riceve la croce di ferro e non la rifiuta dicendo “il principe Borghese non è parte della nostra storia”, né tantomeno: “la riceviamo ma no, non apparteneva a lui”. Il Comsubin accetta l’omaggio fatto dal Psai Italia, che attualmente si trova – senza alcun riferimento a Junio Valerio Borghese – in un museo a La Spezia, e ricambia con un crest del G.O.I. Volete sapere come si fa a celare le tracce ambigue per “celebrare i gesti eroici”? Per di più con il placet delle Istituzioni (in questo caso con il tacito benestare dell’allora Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta che non ha vigilato)? Basta scrivere sulla targa: “Medaglia d'oro al valor militare al sommergibile Sciré” senza indicare chi sia stato insignito con tale onorificenza, e cioè proprio quel Borghese di cui si omette il nome.

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Basta tacere questo collegamento, per poi invitare, all’inaugurazione del nuovo modello dello stesso sommergibile, proprio il figlio di Borghese, Andrea Sciré, e documentare la rimpatriata con tanto di foto e post sul sito dell’associazione. Nessuno degli abili fact checker nostrani si prenderà la briga di ristabilire il collegamento mancante, arenandosi, probabilmente in modo fallace, al primo depistaggio.

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La X Mas non fu affatto un corpo glorioso

Ma la Marina Militare parla di Xª Mas sino al ’43, ebbene, vale la pena ricordare che la Xª Mas sino al ‘43 non fu affatto un corpo glorioso perché – ma davvero è possibile dimenticarlo? –si macchiò di una guerra contro la libertà: la guerra fascista. E anche qui interviene un depistaggio. Nell'interpretazione che intendono dare oggi della “guerra fascista”, dicesi fascista soltanto chi ha scelto in seguito di stare con la Repubblica di Salò. Prima del ’43 vogliono farla passare per una guerra del popolo. È un modo per ridare vigore al solito adagio: i militari obbediscono, nessuno poteva far altro che obbedire all'ordine di guerra. Ed è stato fatto nel modo più glorioso. Benché questo valga per gli individui – la storia degli individui è spesso una storia di vittime, di uomini costretti alla guerra –, non vale invece per le istituzioni. Chi va a combattere – con onore o con disonore – spesso lo fa indipendentemente dalla propria volontà. Non così per corpi armati creati per decisione politica e che hanno un indirizzo politico ben preciso, come la X ª Mas che ha combattuto sotto le insegne della Regia Marina, che è nata per volontà fascista e ha combattuto una guerra fascista. Sento già emergere la furba contestazione: “Ma della X ª Mas prima del ’43, che combatté la Battaglia di Capo Matapan, facevano parte anche ufficiali come il Tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne, che combatterà poi contro i nazifascisti nel ’44, e c'era anche Ernesto Forza, anch’egli antifascista…”. Quindi? Come si fa sempre in queste dinamiche, vanno celebrate le scelte individuali, non le scelte legate a un corpo mandato a combattere la guerra fascista. Questo è il punto: omaggiare la Xª Mas di Junio Valerio Borghese è un insulto non solo ai valori democratici, ma anche ai militi e agli ufficiali di formazione democratica, nonché a quegli incursori che combatterono i nazifascisti. Perché non omaggiare allora la Mariassalto? Così si chiamò il corpo degli Incursori dopo l’armistizio del ’43, proprio perché Decima era il nome compromesso col fascimo. E anche qui sento arrivare l’obiezione: “Ma Decima e Mariassalto continuarono ad avere rapporti”. Certo tra ex commilitoni è difficile tagliare immediatamente i rapporti, che continuarono anche segretamente per tutta la durata della guerra, nel tentativo che ogni parte mette in campo di convincere l’altra a desistere. Proporrei che il prossimo 2 giugno, davanti al Presidente della Repubblica, il Comsubin possa urlare “Mariassalto”, e cioè il nome della flottiglia che dall'8 settembre decise di combattere i nazifascisti, e non più “Decima!” che rimanda alla Xª Mas che decise, invece, di combattere con i fascisti al comando di Borghese.

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À la guerre comme à la guerre può valere, ma con mille distinguo, in tempo di guerra, non in pace, non in democrazia. E la X ª Mas si è macchiata di crimini spaventosi. Tra questi l’uccisione di Ferruccio Nazionale, un ragazzo di vent'anni, che viene impiccato in piazza a Ivrea con un cartello: “AVEVA TENTATO CON LE ARMI DI COLPIRE LA DECIMA”. E con Decima si intende la Xª Mas di Borghese. Ecco perché si tratta di un nome completamente compromesso. A Crocetta del Montello, la Xª Mas di Borghese torturò sei partigiani, Lazzaro Giovannacci, Secondo Bellini, Giulio De Faveri, Luigi Marsura, Giuseppe Judica e Bruno Giammario frustandoli con stracci imbevuti di benzina, e poi li fucilò. L’elenco di atrocità è senza fine.

E attenzione, questo discorso non è affatto teorico, tutt’altro: ha una ricaduta pratica sulle vite di ciascuno di noi e ci offre, una volta per tutte, l’opportunità – a volerla cogliere – di iniziare una discussione seria sulla formazione dei soldati e dei corpi militari che non devono in nessun caso risultare, nemmeno lontanamente in continuità con la storia fascista. La maggior parte dei soldati ha una formazione democratica e sa che prendendo servizio giura sulla Costituzione Repubblicana Antifascista. Ma il rischio è che, con i continui riferimenti alle battaglie fasciste, attraverso queste operazioni di revisionismo che trasformano la Seconda guerra mondiale nella guerra di tutti, combattuta da tutti, voluta da tutti e in cui gli unici fascisti erano quelli della Repubblica di Salò, sempre più corpi vengano formati secondo una cultura di estrema destra, nel ricordo e nella celebrazione delle azioni militari e non nell’orrore che fu la guerra fascista. Dovrebbe esserci una continua formazione simbolico-storica che preveda omaggi a chi ha combattuto il regime, a quei soldati e a quegli uomini che si opposero, non a chi ha conseguito vittorie in una guerra mostruosa.

E non è finita qui perché esiste un altro elemento che i sedicenti fact checker non hanno preso in considerazione. Un elemento che è stato tralasciato anche da altri analisti, un elemento che dimostra come per quel “Decima” non reggono distinzioni di sorta (prima del ’43, dopo il ’43) e come fosse, invece, riferito a tutta la Xª Mas. Sul sito della Marina Militare è possibile apprendere che l’istituzione del Comsubin, il Comando Subacquei e Incursori, si deve all'ammiraglio Gino Birindelli che, in un documentario del 2009, elogia Borghese definendolo “un grande soldato” e ne esalta “lo spirito di guerra”.

Quel "Decima" era un omaggio alla storia regia e fascista della X Mas

Serve che io riporti ancora prove per dire che quel “Decima!” era un omaggio a tutta la storia della Xª Mas? Sia quella Regia che fascista?

Potete stare tranquilli, non vediamo fascismo ovunque, ma solo dove c’è e dove la sua presenza ha una motivazione politica: cercare di smontare il passato, edulcorandolo, togliendo elementi di dramma, relativizzando. Un modo furbesco per riaprire le porte, oggi, a vecchi percorsi già battuti, già aborriti, ma evidentemente non metabolizzati o peggio, annebbiati nella memoria collettiva. Cercherò di essere più chiaro: ci sono opzioni che negli anni non sono state prese in considerazione perché si avvicinavano a scelte autoritarie troppo vicine alle prassi fasciste. Significa che il passato, una lettura corretta del passato, serve da monito. Indica i comportamenti che è bene avere, i linguaggi che è opportuno usare e indica anche i rischi e le conseguenze che andare in una certa direzione comporta in termini di tragedia e di barbarie che si annidano dietro scelte politiche apparentemente innocue. Se invece il passato viene manipolato, se si dice “ma no, c'è stato anche molto di buono”, il suo racconto smette di essere monito e diventa addirittura ispirazione. E oggi certi atteggiamenti persecutori contro gli intellettuali, certe espressioni come “sostituzione etnica”, vengono sdoganati anche in nome di un passato che non viene visto più come riferimento in negativo, ma si fa anzi laboratorio. La cosa drammatica è che conosciamo, o dovremmo conoscere già, il risultato di certe politiche: un risultato drammatico, violento, di sangue. In cui a stare male sono tutti, non solo la parte più distratta o complice. Su questo passaggio vi chiedo di prestare attenzione: nel revisionismo non c’è nulla di nostalgico, ma nasce piuttosto dall’esigenza di giustificare il comportamento di oggi, le politiche di oggi. Il monito decade se cominciamo a pensare che certi comportamenti e certi linguaggi non portino barbarie, ma che siano innocui, una boutade o addirittura che possano portare esempi di onorabilità e di eroismo. Sostenere che l'esercito sia semplicemente comandato, e che addirittura i suoi vertici, nei momenti storici più drammatici, non abbiano avuto responsabilità politiche, per poter celebrare i risultati militari, è atto gravissimo. La letteratura e la storia raccontano di moltissimi soldati della Wehrmacht che non erano nazisti, di soldati che hanno combattuto la guerra fascista, ma che non che erano fascisti: Rigoni Stern, Revelli hanno combattuto la guerra voluta da Mussolini in Russia, ma non hanno celebrato quella guerra, hanno celebrato invece il dolore umano; non hanno celebrato i comandanti che hanno voluto quella guerra, ma l'aspetto umano della disperazione. E soprattutto non esiste in Germania un corpo che sfili facendo un omaggio che può sembrare apologetico a una divisione che ha combattuto la guerra di Hitler. E siccome da noi esiste bisogna cambiarlo.

Infine, quindi, e mi rivolgo alla massa di improvvisati, da Renzi a Gomez, che hanno aggredito Michela Murgia e poi me, e a tutta la teppaglia di giornali di estrema destra, che hanno considerato quello nostro un errore: non si tratta di errore, ma di un’interpretazione che nasce dalla valanga di indizi qui segnalati. Ad avere occhi per vedere.

Quel “Decima!” è stato un omaggio ambiguo, con buona pace di tutti. Il  motto che usa il Comsubin è il motto della Xª Mas di Borghese, era il grido con cui  i Marò salutavano la “Divisione Goering” che partecipò ad addestrarli. E “Decima” è stata spesso l'ultima parola che hanno ascoltato i partigiani fucilati. E lo dico con l’augurio che la parte maggiore dei militi della Marina Militare faccia cambiare questo grido e che possa finalmente iniziare, dentro le forze armate, un percorso costante, continuo e non soltanto formale, di rifiuto dell’armamentario fascista.

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