Sconfitta netta e pesante per la cancelliera Angela Merkel alle elezioni regionali tedesche. Nel popoloso stato Nordreno-Westfalia, infatti, la CDU, rappresentata dal ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen, non va oltre il 26% dei consensi perdendo circa 9 punti percentuali rispetto alla precedente consultazione. Una debacle solo in parte anticipata dai sondaggi e che coincide con il trionfo dell'opposizione socialdemocratica, con la SPD della governatrice uscente Hannelore Kraft che vola al 39%. A completare il quadro, la crescita del Partito Pirata (sopra il 7%), la tenuta dei liberali (che governano con la cancelliera) e la sconmparsa dal parlamento regionale della sinistra radicale, la Linke. Un tracollo per la Merkel che potrebbe trovarsi ancora a dover competere con la Kraft che, secondo quanto si mormora in questi giorni, parrebbe essere la prossima candidata socialdemocratica alla guida del Governo.
Un risultato che segue a poca distanza la sconfitta del conservatore Nicholas Sarkozy (nonché l'esito "particolare" delle elezioni amministrative in Italia) e che testimonia ancora una volta lo scollamento fra i cittadini e la classe dirigente europea. In pratica, i leader conservatori che stanno faticosamente tenendo il timone in un'Europa sferzata dalla crisi, stanno pagando le loro scelte in termini di consenso elettorale. E' opinione comune e condivisa, in effetti, che "la linea del rigore" sia stata bocciata praticamente senza appello, pur considerando che "in periodi di crisi economica" solitamente vi è un calo di consensi quasi fisiologico del Governo in carica. E' chiaro però che simili valutazioni vanno prese con il beneficio del dubbio, perché se è fuori discussione che ha senso e significato la scelta di puntare su una critica "da sinistra" all'operato dei conservatori (con i nodi irrisolti di una austerity che penalizza la crescita e di un rigore fiscale senza equità che mortifica i ceti medio-bassi), allo stesso tempo andrebbe valutata la portata della pretesa discontinuità invocata dalle forze progressiste. In buona sostanza, fermo restante la critica (feroce) alla reggenza della cancelliera (che rasenta il bonapartismo ad esempio nella gestione della complessa situazione greca), non va taciuto che la strada dell'alternativa è ancora lunga e complessa. Come del resto sia Monti che lo stesso Hollande non hanno mancato di sottolineare proprio in questi giorni.