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Manovra economica 2023

Dalla flat tax alle pensioni: tutte le promesse elettorali che la destra non ha mantenuto in manovra

La prima manovra economica del governo Meloni conferma che buona parte delle promesse fatte in campagna elettorale dalla destra, soprattutto da Salvini e Berlusconi, non sono attuabili. Dalle pensioni al fisco, passando per il lavoro. Ora, scorrendo la legge di Bilancio, è già evidente che di promesse ne sono state mantenute molto poche.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Addio al reddito di cittadinanza, un bel condono sulle cartelle esattoriali, gli esercenti che potranno rifiutare i pagamenti con la carta fino a sessanta euro. Nella prima manovra del governo Meloni c’è tutto questo, ma anche di più. Ma il centrodestra ha rispettato le promesse fatte in campagna elettorale?

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L’esecutivo ha appena varato la legge di Bilancio, che ora comincerà il suo percorso parlamentare in cui dovrà essere approvata da entrambe le Camere entro la fine dell’anno. Questo significa che la manovra potrà essere cambiata nuovamente dai parlamentari, ma si parla, di solito, di modifiche abbastanza marginali. Insomma, considerando che la maggioranza in Parlamento è la stessa che compone il governo difficilmente ci saranno stravolgimenti al testo base del provvedimento.

Perciò, in sostanza, le misure che vediamo in questo testo, ufficiale e bollinato, difficilmente cambieranno in maniera sostanziale.

La manovra è il primo banco di prova per il nuovo governo, che ci è arrivato con un paio di problemi collegati tra loro: il primo è che in campagna elettorale durante l’estate hanno promesso veramente di tutto, il secondo è che i soldi per mantenerle, queste promesse, non ci sono.

Perciò, dopo settimane di distrazione di massa tra liti con la Francia, caccia ai rave, guerra ai migranti e alle Ong, quando è arrivato il momento di illustrare la manovra i toni sono cambiati. Meloni ha ripetuto a tutti che di soldi ce ne sono molto pochi, e gran parte viene investita per rifinanziare le misure già in vigore sul caro energia fino a fine marzo. E poi cos’altro c’è? Che ne è delle promesse fatte negli ultimi mesi?

Un grande classico sono le pensioni: "La legge Fornero va cancellata e sostituita con Quota 41", diceva Salvini. No, questa cosa non è successa. La legge Fornero ovviamente non è stata cancellata, come il leader della Lega dice da anni. Quello che ha potuto mettere in campo il governo è uno scivolo di un anno, con una Quota 41 condizionata comunque al limite di età di 62 anni.

Per non parlare di Berlusconi, sempre sulle pensioni, che prometteva le minime a 1.000 euro per anziani e disabili. Non era la prima volta e no, anche stavolta non è successo.

Salvini prometteva anche un allargamento della flat tax: "Grazie alla Lega la flat tax al 15% è, già oggi, una realtà per due milioni di Partite Iva. Ora va estesa a famiglie, imprese, lavoratori dipendenti e pensionati, a partire da chi ha i redditi più bassi". Anche questo non è successo e realisticamente non succederà mai. Ovviamente è praticamente improponibile far pagare a tutti il 15% di tasse, come prometteva il vicepresidente del Consiglio in campagna elettorale. Alla fine, in manovra, il governo si è semplicemente limitato ad aumentare la soglia per gli autonomi da 65mila a 85mila euro. Altro che rivoluzione della flat tax. Ma abbandoniamo un attimo Salvini, che per dire aveva promesso anche di abolire il canone Rai.

La rottamazione delle cartelle esattoriali promessa dal centrodestra si è trasformata in una mini-pace fiscale che riguarda solo quelle sotto ai mille euro. Il tetto al contante è stato aumentato a cinquemila euro, anziché diecimila, ma è stato eliminato anche l’obbligo di accettare il Pos per commercianti e professionisti, almeno sotto i 60 euro. Peccato che l’Unione europea non abbia visto proprio di buon occhio soprattutto quest’ultima misura, che potrebbe essere ridiscussa. La promozione dei pagamenti digitali fa parte del Pnrr e soprattutto è oggettivamente il miglior strumento per la lotta all’evasione. Anche se non è l’unico. Ripetere semplicemente pagare tutti pagare meno, però, evidentemente non funziona.

Sul lavoro c’è un taglio del cuneo fiscale, che significa meno tasse e più soldi in busta paga. Il taglio è di due punti per i redditi sotto i 35mila euro e di tre punti sotto i 20mila euro. Meloni ne aveva promessi cinque durante il suo discorso programmatico in Aula, ma poi aveva anche detto che era un obiettivo di medio termine.

Sul reddito di cittadinanza il governo ha costruito la vera narrazione di questa manovra: l’unica misura identitaria che ha deciso di smontare, anche simbolicamente. Dal 2023 chi può lavorare perderà progressivamente l’aiuto, potrà riceverlo massimo per otto mesi. Poi, dal 2024, la misura sarà cancellata, ma per tutti coloro che non possono lavorare e hanno bisogno di aiuto sarà istituito un nuovo sostegno. In pratica gli sarà cambiato nome. Il governo si è preso un altro anno di tempo per pensare a una riforma strutturale, in sostanza.

Nella manovra ci sono, però, anche tante altre piccole cose: viene riattivata la società, nata nel 1981, che si doveva occupare della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina; l’Iva su assorbenti e prodotti per l’infanzia scende al 5%; viene aumentato l’importo dell’assegno unico universale per i figli in alcune condizioni, mentre arriva anche un fondo da mezzo miliardo di euro per la Carta risparmio spesa per le famiglie che hanno meno di 15mila euro di Isee; aumentano le accise sulle sigarette, una ventina di centesimi a pacchetto.

Insomma, che far quadrare i conti sarebbe stato difficile si sapeva da tempo, motivo per cui la campagna elettorale di Giorgia Meloni è stata molto più pacata rispetto ai suoi alleati di coalizione. La leader di Fratelli d'Italia ha recitato il ruolo della responsabile, in un centrodestra monopolizzato dai rilanci di Salvini e Berlusconi. Di promesse però, almeno per ora, ne sono state mantenute molto poche.

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Giornalista, mi occupo di politica su Fanpage.it. Appassionato di temi noiosi, come le storie e i diritti degli ultimi: dai migranti ai giovani lavoratori sfruttati. Ho scritto "Il sound della frontiera", un libro sull'immaginario americano e la musica folk.
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