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“Dal ministero di Salvini retorica assurda sugli autovelox: parli di morti in strada, non di multe”

L’Asaps, o Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale, dal 1991 raccoglie dati e osservazioni sulla sicurezza nelle strade italiane. Il suo presidente, l’ex ispettore di Polizia stradale Giordano Biserni, ha risposto alle domande di Fanpage.it sul nuovo decreto Autovelox, le polemiche sulle zone 30 e in generale il modo in cui il ministero dei Trasporti di Matteo Salvini parla della sicurezza in strada.
A cura di Luca Pons
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A marzo si attende l'arrivo di un nuovo decreto Autovelox, per stabilire le norme che regolano l'utilizzo dei misuratori di velocità nelle strade italiane. Come spesso avvenuto in passato, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini presentando la norma ha parlato di di autovelox che a volte vengono usati per "fare cassa"da parte dei Comuni, "solo per tartassare lavoratori e automobilisti". Sono anche arrivati nuovi interventi sul Codice della strada, e resta acceso il dibattito sulle zone 30 in città.

Giordano Biserni, che per quasi trent'anni ha lavorato nella Polizia stradale raggiungendo la qualifica di Ispettore superiore, dal 1991 è presidente di Asaps: l'Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale. Biserni ha risposto alle domande di Fanpage.it sul nuovo decreto in arrivo, e ha criticato il modo in cui spesso la politica – a partire dal ministero dei Trasporti guidato da Salvini – parla della sicurezza nelle strade.

Biserni, perché questo decreto è così atteso e importante?

È atteso perché è da quando è stata approvata la legge 120 del 2010 che deve arrivare un decreto su questa materia. Sono passati più di tredici anni. È importante perché va a mettere ordine in quella che molti hanno definito la "giungla" degli autovelox. In linea generale, noi siamo lieti che arrivi questo provvedimento.

E per quanto riguarda i contenuti?

Alcune misure sono condivisibili, attendiamo di vedere il testo completo. Attenzione però che le nuove regole non rendano impossibile fare i controlli. Non bisogna buttare via il bambino con l'acqua sporca. Siamo l'unico Paese in Europa che porta avanti una battaglia contro questo strumento. È vero che c'è disordine, può essere vero che in qualche caso – specialmente da parte di piccoli Comuni – ci siano anche logiche di ‘cassa'. Però attaccare queste misure perché sono "ingiuste" è del tutto insensato. E distrae dal punto che dovrebbe essere centrale.

Quale?

Quando si discute questo tipo di interventi nessuno dice che l'anno scorso 440 pedoni sono morti sulle strade, la maggior parte nelle aree urbane. Nessuno dice che nei primi 45 giorni dell'anno ci sono stati 58 pedoni morti, a febbraio 27 decessi in meno di tre settimane. Nessuno dice che nel 2023 197 ciclisti hanno fatto la stessa fine: è come se fosse partito il Giro d'Italia il 1° gennaio e nessuno fosse arrivato al traguardo il 31 dicembre.

Sono i numeri del vostro osservatorio?

Sì, e noi certifichiamo solo i decessi avvenuti nell'immediatezza del fatto, quindi quelli avvenuti successivamente si vanno a sommare. Nel 2022 ci sono state 3.159 vittime sulla strada, un numero in linea con quello degli ultimi anni. Ciascuna di queste morti ha portato un lutto improvviso e profondo alle persone attorno a lei. Il dolore di decine di migliaia di persone viene ignorato, però, quando si parla di regole della strada.

Quando si parla di autovelox e controlli si pensa troppo alle multe e non abbastanza alla sicurezza, quindi. Anche da parte del ministero guidato da Salvini?

Ricordo che a giugno, quando venne presentata la riforma del Codice della strada, furono diffuse delle slide. Una ci lasciò di stucco: "Basta autovelox-truffa", "via gli impianti mangiasoldi," "meno burocrazia", "tutelare i cittadini da multe pazze". Se questa cosa la scrive un'associazione di automobilisti, lo posso capire. Ma detta dal ministero dei Trasporti…è stato assurdo. Anche questo contribuisce al clima infelice in cui ci troviamo. D'altra parte, siamo in continua campagna elettorale. Però questa logica va superata.

La slide diffusa dal ministero dei Trasporti nel giugno 2023 per presentare la riforma del Codice della strada
La slide diffusa dal ministero dei Trasporti nel giugno 2023 per presentare la riforma del Codice della strada

Cosa servirebbe per aumentare la sicurezza?

Lo diciamo all'infinito, l'auspicio sarebbe di vedere molte più pattuglie sulle strade. E invece, negli ultimi dieci anni si sono chiusi decine e decine di distaccamenti della polizia stradale. Abbiamo disarmato completamente la loro presenza soprattutto sulle strade statali e provinciali, così non si può sperare di ottenere grandi risultati. E infatti probabilmente il 2023 sarà in linea con l'anno prima per numero di morti e si supereranno ancora una volta le 3mila vittime.

Una delle critiche al sistema attuale degli autovelox, a cui ha già accennato, è quella che i Comuni li usino per "fare cassa". È vero?

Ci sono stati esempi di cose simili. La famigerata E45, Cesena-Orte, nel tratto romagnolo aveva numerosi rilevatori di velocità gestiti da diversi Comuni, tutti in un segmento di strada piuttosto breve. Infatti la proposta dell'Asaps è semplice: che si crei una cassa unica nazionale, con gli incassi fatti da tutti i Comuni, che poi viene redistribuita in proporzione per abitanti e necessità alle varie amministrazioni. E poi si controlli se quei fondi vengono effettivamente usati per misure di sicurezza stradale.

Nel prossimo decreto, si parla anche di divieto di autovelox nelle zone urbane se il limite è sotto i 50 all'ora.

No, bisogna subito fare un chiarimento: si parla dei misuratori fissi della velocità. Non di quelli mobili.

Cioè?

I misuratori mobili, ovvero la pattuglia con l'autovelox mobile o il telelaser, non credo possano essere vietati. Si parla quindi di vietare gli apparecchi fissi. Noi siamo favorevoli, perché si mette fine alle storielle di chi va ai 90 all'ora in centro e, se non viene fermato subito, quando arriva la multa racconta che viaggiava qualcun altro, magari la nonna. L'importante, come dicevo, è che poi i controlli ci siano. Anche perché in Italia le tutele sono già moltissime rispetto agli altri Paesi europei.

Quali sono?

Fuori non ci sono tutte queste attenzioni, come i cartelli di preavviso per le postazioni di controllo. Ricordo un collega che prese una multa in Norvegia perché andava ai 92 all'ora dove il limite era di 80. Lo fermarono e chiede "ma dov'era il preavviso", e gli risposero: "Quale preavviso? C'è un cartello che indica il limite di velocità, che preavviso serve?". Da noi sarebbe impensabile.

Anche un intervento sul nuovo Codice della strada riguarda l'eccesso di velocità: che chi riceve più multe, segnalate nell'arco di un'ora dallo stesso ente, dovrà pagare solo quella più alta (aumentata di un terzo).

Mi sembra una logica tutto sommato comprensibile, non diversa da quella per i passaggi nelle Ztl urbane.

A proposito di limiti di velocità, il dibattito è stato molto acceso sulle Zone 30 in città. Cosa ne pensate?

È chiaro che è diventata una battaglia politica. Forse si potevano bilanciare meglio i tratti sottoposti ai 30 all'ora a Bologna, ma è una sperimentazione. È una misura già adottata in moltissime capitali europee, come mai da noi c'è tutto questo timore? La velocità media di 35 all'ora (perché c'è un margine di cinque chilometri per le sanzioni) non è molto più bassa di quella che si può praticare in città, anzi, specialmente nelle ore di traffico. E poi c'è la questione sicurezza: l'impatto con una macchina è diversissimo se va ai 30 oppure ai 50 all'ora, anche lo spazio di frenata cambia completamente. Basta applicare le leggi della fisica per capirlo, e almeno su queste bisogna essere d'accordo.

Cosa dicono i vostri dati sulla sperimentazione a Bologna?

Dal punto di vista della "cassa", il Comune ci ha rimesso. Ha piazzato sei moduli operative da quattro pattuglie, quindi ventiquattro agenti che ti puntano il telelaser, ti fermano e ti contestano. Per superamento dei limiti di velocità ha fatto pochissime multe al giorno, mi pare una quarantina nel primo mese. Così non si fa "cassa", perché gli agenti costano più dei ricavati: però si fa sicurezza. E infatti gli incidenti nel primo mese sono calati del 21%, e c'è stato un morto in meno.

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