Da Silvio a Monti, i tocchi di fioretto della Vezzali
C'eravamo abituati ad associare il verbo affondare alla nemesi beffarda che s'è accanita sull'Italia. Un paese di pionieri della navigazione sbugiardato davanti al mondo dalla disavventura della Costa e del suo comandante, Schettino, "carambolato" giù dalla Concordia sulla scialuppa di salvataggio mentre l'equipaggio era in preda al panico. Non ci sono mai piaciuti gli affondi del ministro Fornero, perché non si può parlare di empatia, versare lacrime e poi assumere i tratti della lady di ferro. Con lo spread al collo siamo andati giù come un sasso tra i flutti infidi della finanza e dell'economia. Bere o annegare: la terza via Monti dovrebbe essere il nostro salvagente, nel frattempo c'è una generazione che ha chiuso i sogni in fondo al cassetto. Affonda nella vergogna il calcio italiano: finito nelle mani di zingari e mercanti delle scommesse, ancorato alle sentenze. Toccato il fondo, anziché risalire continuiamo a scavare. Ma chi ci aveva descritto come una nazione di felloni s'è accorto che a singolar tenzone, senza trucchi e senza inganni, abbiamo una tradizione implacabile. Valentina Vezzali proverà a portarne un po' in Parlamento: è entrata nella leggenda accanto a Mangiarotti e diventata l'azzurra più medagliata della storia olimpica di tutte le discipline che hanno visto l'Italia in gara. Nel salotto di Vespa rifilò un affondo malizioso a Berlusconi: "Presidente, da lei mi farei toccare". Silvio parò il colpo: "Non mi permetterei neanche con un fiore". Già, lui i fiori ha sempre amato regalarli. In un mare di petali gli era più dolce naufragare. Ma quelle erano donne che avevano un tocco di stile differente. Per loro il "fioretto" era solo una serata andata a male. E a lui i Monti non sorridono affatto.