Da ottobre l’Iva salirà al 23%, parola del viceministro Grilli
Dal prossimo ottobre l'aliquota più alta dell'Iva salirà ancora per toccare il 23% lo ha annunciato ieri il viceministro all'Economia Vittorio Grilli intervenuto nella trasmissione televisiva Ballarò. La norma era già prevista nel decreto Salva Italia e il Governo non ha nessuna intenzione di tornare indietro sui suoi passi.
Si sperava in una revisione della norma prevista nel decreto Salva Italia – Dopo la decisione del precedente Governo di innalzare l'aliquota al 21% con le manovre anti crisi dell'anno scorso, anche l'Esecutivo Monti a fine 2011 per far quadrare i conti decise un nuovo innalzamento dell'Iva, ma in questi mesi si era parlato di una possibile riformulazione del provvedimento visto le mutate condizioni economiche del Paese e i positivi feedback dei mercati finanziari. Grilli però ha smentito ogni ulteriore intervento sulla materia, confermando l'entrata in vigore della nuova normativa entro il primo ottobre.
La Camusso contro la decisione del Governo – Immediata la reazione del segretario della Cgil, Susanna Camusso, che in un acceso scambio di battute ha ricordato al viceministro che "l'aumento dell'Iva doveva corrispondeva a un abbassamento della tassazione" in quanto come già accaduto con il precedente aumento il tutto si ripercuoterà sui consumi delle famiglie e di conseguenza sulla crescita del Paese e l'occupazione. Ma nemmeno da questo punto di vista il Governo sembra voler cedere e Grilli conferma che nessun tesoretto è disponibile per interventi extra, ma che il Governo vuole agire verso uno spostamento della tassazione dalla produzione ai consumi e patrimoni. "l'Iva la paga di più chi consuma di più" ha spiegato Grilli ricordano che tutto il sistema "è compendiato dalla lotta all'evasione".
In molti contrari ad un innalzamento dell'Iva – Contro la decisione del Governo e la politica globale su lavoro e consumi la Camusso ha ribadito che "con le addizionali e quello che è arrivato su Irpef e Iva si continua a parlare di equità ma a fare politiche inique", imputando all'Esecutivo di pensare solo al risanamento dei conti senza rilanciare la crescita. Ma la nuova normativa in materia di Iva e Irpef non è gradita non solo ai sindacati ma anche a gran parte degli italiani e delle associazioni di categoria, compresa Confindustria che vede nel provvedimento un ostacolo alla ripresa.