Chi era Ciriaco De Mita, da leader della Dc al “Berlusconi chi?” per l’elezione al Quirinale
Una vita politica lunga 60 anni, da moderato che guarda a sinistra, misurato nelle parole, ma abile e scaltro nel muoversi all'interno della Democrazia Cristiana, fino a raggiungere ruoli di primo piano come la presidenza del Consiglio. Luigi Ciriaco De Mita, che si è spento stamattina a 94 anni, è stato questo: uno dei protagonisti indiscussi della Prima Repubblica, messo al lato della scena politica dopo Mani Pulite, ma rimasto sempre nel vivo del dibattito pubblico. Tanto da diventare uno degli oppositori di Matteo Renzi nel 2016 in occasione del referendum costituzionale o da bruciare Silvio Berlusconi con un laconico "Chi lo vota?" durante le ultime elezioni per il Quirinale. La politica, d'altronde, era per lui una passione irrinunciabile, tanto da decidere di rimettersi in gioco a 86 anni diventando nel 2014 sindaco di Nusco, la cittadina in provincia di Avellino dove è nato e cresciuto.
De Mita, gli inizi della carriera politica nella Dc
De Mita è figlio di un sarto e dopo il liceo si trasferisce a Milano, dove studia alla Cattolica. La sua carriera politica inizia nel 1953, quando a soli 25 anni aderisce alla corrente "Sinistra di base" della Democrazia Cristiana e diventa consigliere nazionale. Fin da subito De Mita attacca l'allora leadership di Amintore Fanfani, legato a una concezione della Dc come partito conservatore e monolitico, che le nuove leve vogliono rivoluzionare, guardando al Partito Socialista. Su loro spinta nasce la prima forma di centrosinistra moderno in Italia, proprio tramite l'alleanza con il Psi. Quindi per De Mita nel 1969 arriva la nomina a vicesegretario del partito, durante la guida di Arnaldo Forlani. Da quel momento in poi si aprono le porte dei ministeri. In vari governi a guida Dc Ciriaco diventa prima ministro dell'Industria, poi del Commercio con l'estero, quindi per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno.
L'apice del successo: da segretario Dc a presidente del Consiglio
L'apice della carriera di De Mita arriva però nel 1982, quando viene eletto segretario della Democrazia Cristiana. Sono gli anni successivi al fallimento del compromesso storico con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer, in cui l'Italia sta uscendo dal periodo nero degli anni di piombo. La Dc scende nei consensi e deve riorganizzarsi, così si aggrappa al noto pentapartito per cercare di guidare ancora il Paese. Tuttavia la leadership della nuova alleanza politica al governo viene conquistata dal roboante Bettino Craxi, a capo di un Partito socialista che si fa più liberale e più incisivo. Tra Craxi, Giulio Andreotti e Fanfani nasce il cosiddetto "Caf", un patto di spartizione del potere e di alternanza al governo.
Nel 1985 Ciriaco è al terzo posto nella classifica degli uomini più potenti d'Italia del settimanale Il Mondo, dopo Gianni Agnelli e proprio Craxi. Con quest'ultimo la rivalità è forte: il leader Psi mal digerisce quella che considera "immobilità" della Dc, mentre De Mita non gradisce il dinamismo di Craxi e la sua voglia di restare al potere nonostante il "patto della staffetta". Nel 1987, così, si crea una frattura tra Dc e Psi che porta allo scioglimento delle Camere. Nell'aprile del 1988, quindi, De Mita viene nominato presidente del Consiglio dall'allora Capo dello Stato Francesco Cossiga. Il suo governo dura poco più di un anno, fino al luglio 1989, rotto dalle rinnovate tensioni tra i partiti che compongono la larga maggioranza, che impediscono anche all'esecutivo di varare riforme significative.
L'adesione al PD e lo scontro con Renzi per il referendum
Gli inizi degli anni '90 sono monopolizzati da Mani Pulite e dalla fine della Prima Repubblica. De Mita diventa europarlamentare, quindi sostiene la nascita del nuovo centrosinistra de "L'Ulivo" guidata da Romano Prodi nel 1996. Dopo essersi avvicinato alla Margherita, da cui emergeva Francesco Rutelli, decide quindi nel 2007 di aderire al nascente Partito Democratico. Ma con la nuova formazione progressista iniziano subito i problemi, tant'è che già nel 2008 decide di andarsene, in polemica con lo statuto che prevedeva un tetto massimo di tre legislature, tagliandolo fuori dall'ottenere di nuovo un posto in Parlamento. Così De Mita torna alla sua Nusco, di cui diventa sindaco a 86 anni, nel 2014.
Poi nel 2016 lo scontro con Matteo Renzi e la sua riforma costituzionale, con il noto dibattito infuocato su La 7 proprio con l'ex premier. “Direi che è irrecuperabile – dice l'ex leader Dc riferendosi all'allora premier – Ha una tale consapevolezza che non vede limiti alla sua arroganza”. Per poi aggiungere: "Ha un eloquio che pare brillante, ma è senza pensiero".
De Mita, il "no" a Berlusconi presidente della Repubblica
L'ultima apparizione significativa di Ciriaco De Mita c'è stata infine lo scorso gennaio, quando in un'intervista al Tg2, il 94enne veterano della politica italiana gela le speranze di Silvio Berlusconi di diventare il tredicesimo Presidente della Repubblica. "Berlusconi chi? E chi lo vota?" si domanda in modo retorico, ricordando invece come lui, assieme ad altri, fu in grado di far eleggere Cossiga al primo scrutinio nel 1985.