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Da dove vengono i 660 milioni che il governo ha improvvisamente “sbloccato” per gli alloggi universitari

Il governo ha annunciato di aver sbloccato 660 milioni di euro da destinare agli alloggi universitari, proprio nei giorni in cui sono scoppiate le proteste degli studenti davanti agli atenei per il caro affitti. Ma i soldi arrivano da un vecchio decreto del governo Draghi, e fanno parte dei progetti del Pnrr.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Gli studenti chiedono un intervento per il caro affitti? Il governo sblocca 660 milioni di euro da dedicare agli alloggi universitari. Detto, fatto. Sarebbe stato bellissimo, ma non è andata proprio così, al di là di come possa sembrare. Le proteste degli ultimi giorni, con le tende comparse davanti agli atenei di tutta Italia (a partire da Milano), hanno fatto discutere in primis i ministri del governo Meloni: prima l'affondo di Valditara alle città amministrate dal centrosinistra, poi la replica di Bernini al collega. La stessa ministra dell'Università ha parlato di possibili soluzioni al problema questa mattina, a partire da un censimento degli immobili inutilizzati.

Ma poi, in Consiglio dei ministri, è arrivata la notizia giusta al momento giusto: proprio ieri – ha spiegato il ministro Fitto ai suoi colleghi – è terminata l'interlocuzione con la Commissione europea su un passaggio di un testo di legge che finora era rimasto bloccato. Perché, spiega Chigi in una nota, l'Ue aveva il dubbio che si trattasse di aiuti di Stato. Non è così, quindi i fondi si possono usare. E quale momento migliore per annunciarlo.

Così il governo ha autorizzato la presentazione di due emendamenti al decreto sulla Pa dello scorso aprile, che al momento si trova in fase di conversione in legge alla Camera dei deputati. Lo spiega una nota ufficiale di Palazzo Chigi:

Il primo emendamento riguarda le misure di incentivazione al c.d. housing universitario introdotte dall’articolo 25 del decreto – legge n. 144 del 2022 ed è finalizzato ad allineare il testo normativo agli esiti delle interlocuzioni con la Commissione europea, definite nella giornata di ieri, che hanno consentito di escluderne la natura di aiuto di Stato. L’emendamento conferma, anche a livello legislativo, l’immediata operatività delle citate misure che destinano 660 milioni di euro all'acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore.

Insomma, per ora il governo Meloni non ha tirato fuori un euro, né fatto qualche tipo di sforzo per aiutare gli studenti colpiti dal caro affitti. Il decreto in cui era prevista la misura è l'Aiuti ter del settembre 2022, approvato dal governo Draghi nell'ambito delle riforme per il Pnrr. All'articolo 25, infatti, si legge:

1. Per il perseguimento delle finalità previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e, in particolare, dalla Riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, al fine di acquisire la disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore, è istituito fino all'anno 2026 un fondo denominato "Fondo per l'housing universitario", con una dotazione pari a 660 milioni di euro.

Poi sono cominciate le interlocuzioni con la Commissione europea, finite giusto in tempo per annunciare lo sblocco. Il punto, però, è che la riforma dell'housing universitario – seconda milestone di questa sezione del Pnrr – prevede sostanzialmente che i 660 milioni di euro vengano destinati a soggetti privati che producano nuovi posti letto per alloggi universitari. E tra l'altro gli stessi privati valutano che grazie a quanto previsto dal Pnrr il prezzo per i posti letto possa calare al massimo del 10-15%. Insomma, non solo non si tratta di un nuovo intervento, ma con ogni probabilità non sarà nemmeno risolutivo.

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