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Manovra 2024

Da dove prenderà i soldi il governo Meloni per finanziare la sua manovra

Approvata la Nadef, il governo Meloni si avvicina alla sua seconda legge di bilancio. Oltre ai 15,7 miliardi di euro di deficit, non è ancora chiaro da dove arriveranno i soldi per finanziarla, tra tassa sugli extraprofitti delle banche, privatizzazioni e spending review.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha approvato la Nadef, e ora si avvicina la manovra mentre i fondi continuano a scarseggiare. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza ha dato un quadro della situazione economica italiana, gli obiettivi del governo per i prossimi anni e cosa intende fare per raggiungerli. A sorprendere molti è stato quanto l'esecutivo intende indebitarsi: lo 0,7% del Pil l'anno prossimo, ovvero 15,7 miliardi di euro (in un primo momento si era parlato di circa 14 miliardi, ma la relazione allegata alla Nadef ha chiarito le cifre esatte). Diventano 23,5 miliardi di euro se si guarda al triennio (3,2 miliardi di euro nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025).

A fine anno il governo dovrà presentare la sua legge di bilancio, o manovra. Anzi, alla Commissione europea il testo dovrebbe essere inviato già a metà ottobre. Perciò si avvicina il momento di capire quanti soldi ci sono a disposizione, cosa si può fare e cosa no, quali promesse mantenere e quali mettere da parte.

Le intenzioni principali del governo sono già spiegate nella stessa Nadef, anche se non ancora in termini precisi. Si parla del taglio del cuneo fiscale da confermare, e della "prima fase della riforma fiscale", che potrebbe concretizzarsi con la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre. Bisognerà poi trovare spazio per nuove misure a sostegno della natalità. Ma la lista di temi che i partiti vorrebbero inserire (dall'aumento delle pensioni minime ai fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina) è lunghissima, e il governo dovrà cercare di far quadrare i conti e le richieste.

Dunque, da dove arriveranno i soldi per la manovra, e quanti saranno? Sulla seconda domanda è difficile per ora fare una stima esatta. Si partirà dai 15,7 miliardi di euro di deficit (cioè presi in prestito, e che andranno ad aggiungersi al debito pubblico), ma negli scenari più ambiziosi si potrebbe cercare di arrivare anche tra i 25 e 30 miliardi. Altrimenti, la spesa potrebbe fermarsi tra i 20 e i 25 miliardi. Il problema quindi resta dove trovarli.

Una possibile fonte di introiti sarà la nuova tassa sugli extraprofitti delle banche. Qui però è difficile fare delle previsioni su quanto lo Stato incasserà effettivamente: dopo le modifiche del governo alla norma, tutte le banche hanno la possibilità di non pagare l'imposta se dedicano più del doppio di quei soldi a rafforzare il loro capitale e diventare più solide.

C'è poi la spending review, cioè la richiesta ai ministeri di tagliare le spese inutili. La previsione era di risparmiare 300 milioni di euro nel 2024, ma il ministro dell'Economia Giorgetti ha alzato l'asticella parlando di due miliardi di euro (anche se il riferimento era più in generale al taglio delle spese). I numeri sono ancora da definire, anche perché molti dei ministri non avrebbero ancora fatto sapere a Giorgetti quali spese intendono tagliare.

In più, ci sono le privatizzazioni. Il governo si è impegnato a recuperare l'equivalente di un punto di Pil, in tre anni, vendendo a privati azioni e aziende pubbliche. Questo equivale a circa 20 miliardi di euro di privatizzazioni. Anche in questo caso, una cifra che per il momento è difficile immaginare, dato che la vendita di Ita a Lufthansa è tra le poche operazioni di privatizzazione in corso, e porterà poco più di 300 milioni di euro.

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