La tradizionale pausa estiva della politica italiana quest'anno è più breve del solito. E, come se non bastassero i decreti in scadenza, le sedute il 7 agosto e le infinite trattative sulla nuova legge elettorale, ad attizzare ulteriormente il fuoco della polemica è la questione delle alleanze. Il tutto ovviamente nasce dalla (nemmeno tanto certa) alleanza fra Partito Democratico ed Unione di Centro, con Casini e Bersani finiti sotto il fuco di sbarramento di ex alleati, compagni di partito, avversari politici e parte dell'opinione pubblica. E se Bersani, dopo la lapidaria uscita di qualche settimana fa (l'alleanza con l'Udc è nella logica delle cose) era riuscito ad inserire la "convergenza al centro" nella carta di intenti del PD e ad avvicinare lo stesso Nichi Vendola, negli ultimi giorni si erano mossi anche i centristi, con Casini e Buttiglione pronti ad una apertura programmatica nei confronti di Sinistra Ecologia e Libertà. Poi l'intervista di Casini e le nuove perplessità, con la probabilità che i centristi vadano da soli alle urne, mentre Vendola resta sostanzialemente con le spalle al muro (per quanto abbia provato il diversivo della candidatura alle primarie).
Ovviamente una tale convergenza sposterebbe in maniera pesante gli equilibri e la stessa discussione sulla legge elettorale. Ecco in parte la ragione del nervosismo degli "altri", con dichiarazioni al veleno e polemiche continue. Ad aprire le danze ovviamente non poteva che essere Antonio Di Pietro, messo all'angolo da Bersani e Casini e sostanzialmente isolato (escludendo il salvagente vendoliano). L'ex pm in effetti sembra pagare il prezzo più alto alla contestazione al Governo ed alla polemica con il Capo dello Stato, senza riuscire peraltro ad impostare un canale comunicativo con il Movimento 5 stelle (che tra l'altro sembra ne possa drenare il bacino elettorale con una certa facilità). E ovviamente Tonino non le manda a dire, mostrandosi scettico sui "matrimoni combinati" e rivendicando con forza la sua linea oltranzista (che pure gli procura non pochi grattacapi all'interno del partito).
Ma anche dall'interno di Sinistra Ecologia e Libertà si levano voci profondamente critiche allo scenario di un'intesa Pd – Udc. Dopo l'apprezzamento per le linee guida della carta di intenti democratica e dopo aver ribadito la volontà di "incollare i pezzi strappati della foto di Vasto", sono in tanti a sllevare dubbi e distinguo sulla possibilità di mettere in piedi un'alleanza (fosse pure solo elettorale con Casini e soci). A parlare ad esempio è Gennaro Migliore che sottolinea come "il Governo devono sceglierlo i cittadini, le chiacchiere di Casini e Buttiglione sulla continuità con Monti vogliono dire che il voto è inutile, anzi commissariato".
Dall'altra parte è partito l'attacco combinato all'Unione di Centro, parole e musica di Fabrizio Cicchitto (in una intervista a Il Tempo):
"Un imbroglio. Alle spalle di questo accordo c'è solamente una grandissima furbizia tattica. Ma per governare questo non basta. […] Il problema non sono tanto i temi etici. Su quelli ci sono grandissime fratture ma non li reputo determinanti […] Molto di più lo sono le ricette economiche (anche tra Vendola e Casini, ndr) […] Casini chiede il voto a scatola chiusa".
Insomma, pur riservandosi ancora margini per ricucire uno strappo ormai datato, Cicchitto ribadisce che se le cose dovessero restare tali anche alla scadenza naturale della legislatura, il Popolo della Libertà si presenterà da solo con Berlusconi candidato alla Presidenza del Consiglio. Non certo il modo migliore per convincere Casini a "tornare nel campo del centrodestra", verrebbe da dire.