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Da Consiglio dei ministri via libera all’app Immuni: sarà su base volontaria

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto in tema di giustizia e privacy. In particolare, il provvedimento rinvia l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni, prevede che venga richiesta l’autorizzazione alla Dna in caso di scarcerazione per i boss mafiosi e istituisce le regole per l’utilizzo dell’app Immuni per il tracciamento dei contatti delle persone contagiate da Coronavirus.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto in tema di riforma delle intercettazioni, scarcerazione dei boss mafiosi e privacy in riferimento all’app Immuni. Il provvedimento varato dal governo si muove su più terreni: da una parte quello della giustizia e dall’altro il capitolo privacy riguardante l’app che gli italiani sono invitati a utilizzare per il tracciamento dei contatti delle persone contagiate. L’elemento principale del decreto riguarda proprio il funzionamento dell’app Immuni, con un’importante premessa: non ci sarà nessuna limitazione e nessun divieto per chi deciderà di non scaricare l’applicazione.

Le regole del governo per l'app Immuni

L’app verrà utilizzata per “rintracciare le persone che siano entrate in contatto con soggetti risultati positivi”. Chi non la installerà non avrà “alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati”. Viene inoltre garantito che la raccolta dei dati avverrà in modo che questi vengano resi anonimi o, laddove sia impossibile, pseudonomizzati. Viene anche esclusa la geolocalizzazione dei singoli utenti, mentre si assicura che i dati verranno conservati solamente per il periodo strettamente necessario al trattamento. In particolare, i dati verranno cancellati appena sarà terminata l’emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2020.

Slitta la riforma delle intercettazioni

Il decreto prevede anche la proroga dell’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni. Il provvedimento, che era stato approvato in via definitiva a febbraio in Parlamento, sarebbe dovuto entrare in vigore il primo maggio 2020. Ma a causa del protrarsi dell’emergenza sanitaria, tutt’ora in corso, l’esecutivo ha deciso di rinviare l’entrata in vigore al primo settembre 2020.

Servirà autorizzazione antimafia per scarcerazione boss

Altro intervento del decreto è quello in materia di scarcerazione per le persone detenute in regime di carcere duro, il 41 bis. Prima di convalidare la scarcerazione o l’applicazione della detenzione domiciliare, sarà necessario ricevere parere favorevole da parte del procuratore della Repubblica del capoluogo di riferimento e l’autorizzazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Un controllo in più, dunque, prima dei casi di scarcerazione che, comunque, non possono avvenire prima di 24 ore e senza autorizzazione della Procura nazionale antimafia.

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