Da Boschi a Gasparri, chi sono le 560 personalità sotto scorta in Italia?
Dopo la polemica scatenata prima dal ministro dell'Interno Matteo Salvini contro lo scrittore Roberto Saviano e poi dall'ex deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, le scorte di polizia assegnate a magistrati, giornalisti e politici sono tornate al centro del dibattito pubblico. Ma quante persone effettivamente hanno la scorta in Italia? Chi ne decide l'assegnazione e per quale motivo? Un articolo pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano ha provato a fare un po' di chiarezza sulla questione: le persone scortate in Italia sono in tutt0 560 e polizia, carabinieri e guardia di finanza impiegano circa 2100 uomini a protezione di questi obiettivi sensibili, più altri 300 per gli obiettivi fissi legati alle personalità sotto protezione.
Dei 560 totali sotto scorta, circa la metà sono magistrati ma non tutti hanno protezione 24 ore su 24 e molti sono protetti solamente durante l'orario di lavoro, fino alle 19 dei giorni feriali e nessuna scorta nel weekend. La scorta viene assegnata dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (Ucis), istituito dopo l'uccisione del giuslavorista Marco Biagi, rimasto senza scorta per decisione del Viminale nonostante gli evidenti pericoli segnalati. Scrive Il Fatto: "Secondo i dati ufficiali dell’Ucis, aggiornati al 30 dicembre 2016, i soggetti destinatari di misure di protezione personale sono in totale 574, con 88 nuove istituzioni e 59 revoche rispetto all’anno precedente. In quasi metà dei casi si tratta di magistrati (267 soggetti coinvolti), seguono gli esponenti politici nazionali e locali (74); imprenditori e dirigenti d’impresa (36); e dirigenti ministeriali e della pubblica amministrazione (33). Negli ultimi anni c’è stata una leggera tendenza all’aumento: nel 2013, infatti, gli individui sotto scorta in Italia erano in totale 545; nel 2014, 543; e nel 2015, 569".
Tra le personalità sotto scorta elencate dal giornalista del Fatto Quotidiano ci sono il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, Nunzia De Girolamo, Gianfranco Rotondi, Massimo D’Alema e Lorenzo Cesa (che però oggi al Fatto ha smentito), l'ex sottosegretaria Maria Elena Boschi, Piero Fassino, l'ex ministro Maurizio Lupi e l’onorevole Ernesto Carbone del Partito Democratico. Il presidente Conte ha chiesto di ridurre da tre a due le auto di scorta, il capo della Polizia Franco Gabrielli invece non ce l'ha. "In altri Paesi dell’Europa occidentale, secondo i dati di cui dispongono al Viminale, gli scortati sono molti di meno: 165 in Francia, 40 in Germania, 20 nel Regno Unito" ma nell'elenco di scortati italiani figurano, oltre ai magistrati e politici, anche moltissimi giornalisti d'inchiesta minacciati dalla criminalità organizzata come lo scrittore Roberto Saviano, il vicedirettore dell’Espresso Lirio Abbate, il giornalista Paolo Borrometi minacciato dalla mafia, la cronista Federica Angeli di Repubblica minacciata dagli Spada di Ostia, Michele Albanese del Quotidiano del Sud, minacciato dalla ’ndrangheta. E poi, ancora: Magdi Cristiano Allam, l’ambasciatrice mancata di Israele Fiamma Nirenstein, il direttore della Verità Maurizio Belpietro, il direttore di Repubblica Mario Calabresi, il direttore della Stampa Maurizio Molinari, l’editorialista ed ex direttore di Libero Vittorio Feltri, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa.
"Proprio Vespa ha scritto oggi al quotidiano per segnalare che la sua scorta si compone di un carabiniere, ‘visto che i costi dell’autista e dell’automobile sono a mio carico con un contributo Rai, come previsto dalla normativa vigente'". Sull’argomento, sempre il Fatto ha sentito il sottosegretario agli Interni Luca Gaetti, il quale ha dichiarato: “A volte la scorta è solo uno status symbol, magistrati e giornalisti sono più esposti. Cambieremo gli indicatori di valutazione”.