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D’Alema: “Prodi candidato in modo assurdo, ma io non l’ho affossato”

Intervistato da Piazzapulita in onda stasera, l’ex segretario respinge le accuse di aver complottato contro l’elezione del Professore al Quirinale. Ma allo stesso tempo si dice contro il metodo della sua candidatura.
A cura di Biagio Chiariello
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Nessuna “mia regia” sul flop di Romano Prodi al Quirinale, la colpa semmai è di coloro che lo hanno candidato “in modo francamente assurdo”. Lo afferma Massimo D'Alema in un'intervista a PiazzaPulita (che andrà in onda stasera su La7. Che tra il "leader maximo" del centrosinistra e l'ex premier non corra buon sangue è risaputo: D'Alema fu uno degli artefici della caduta del Governo di Prodi nel 1998 (come ebbe a dire qualche anno fa anche Franco Marini, un altro dei candidati al Colle della travagliata elezione del fine settimana: "Io, D' Alema e il complotto contro Prodi") e sembra che il manipolo di ‘franchi tiratori' che venerdì ha provocato il naufragio della candidatura del Professore, a cui sono mancati ben 101 voti del centrosinistra, appartengano proprio alla fronda dalemiana. Ma lui non ci sta:

“Non ho potuto impedire che quindici persone mi votassero”, spiega. “Dietro la sconfitta di Prodi c’è la regia di chi lo ha candidato in un modo francamente assurdo, perché non si può tirare fuori in questo modo la candidatura di Prodi senza una preparazione, senza un’alleanza. Si cercano capri espiatori, per errori politici che sono stati compiuti, in persone che non c’entrano nulla. Io, come vede, vado a spasso con il cane, non organizzo complotti, non faccio parte di nessun organismo. Chi dice questo è un calunniatore, io lo denuncerò. E' una vergogna”.

C'è però da dire che ad alimentare le perplessità su D'Alema e il suo presunto diktat sulla candidatura di Prodi, arrivano le parole del parlamentare Pd Carlo Galli: "Non ci fu unanimità nell'assemblea del Pd che scelse Romano Prodi a candidato presidente della Repubblica". Solo il 75-80%, secondo Galli infatti, avrebbe alzato la mano in favore di Prodi, gli stessi che poco prima avevano salutato con un applauso l'annuncio della candidatura, fatto da Bersani. Una ricostruzione che non però corrisponde a quella dalle agenzie, che avevano parlato ‘standing ovation' tra i democratici. Tra i contrari che non avrebbero battuto le mani, secondo Galli, dalemiani ed ex popolari.
Insomma il Pd è diviso, alla disperata ricerca di un nuovo leader. Domanda rivolta allo stesso D'Alema: "Scissione? Non credo, ma non ne ho idea: io non faccio parte né dei parlamentari del Pd né degli organismi dirigenti del Pd, non vedo perché lei si rivolga a me" risponde l'ex segratario.

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