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Cyberspionaggio, condannati i fratelli Giulio e Francesca Occhionero: rubarono milioni di dati di aziende, politici e istituzioni

Il tribunale di Roma ha inflitto 5 anni a Giulio Occhionero e 4 alla sorella Francesca Maria per accesso abusivo a sistemi informatici. I pm avevano chiesto rispettivamente 9 e a 7 anni. Secondo l’accusa i due, dal 2001, avevano cercato di raccogliere dati sensibili di istituzioni, partiti e uomini politici e industrie.
A cura di Giorgio Tabani
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 Si è concluso con una condanna per accesso abusivo a sistema informatico il processo di primo grado ai fratelli Occhionero. La giudice del tribunale di Roma Antonella Bencivinni ha condannato l'ingegnere nucleare Giulio Occhionero a 5 anni di reclusione e la sorella Francesca Maria a 4 anni; la procura aveva chiesto rispettivamente 9 e 7 anni. Per l'accusa i due avevano avviato un’attività di cyber-spionaggio su vasta scala ai danni di società, partiti e istituzioni, con oltre 3,5 milioni di mail (personali e istituzionali) e circa 6mila persone spiate.

Gli Occhionero, secondo il pubblico ministero Eugenio Albamonte, avrebbero "concepito, pianificato e alimentato dal 2001 un sistema per l’acquisizione” di dati sensibili. Dal punto di vista pratico venivano utilizzati virus che dovevano infettare i computer prescelti attraverso un messaggio email, in questo modo vi si poteva accedere e immagazzinare dati, password e messaggi. Tra i computer attaccati c'erano quelli di grandi aziende e di istituzioni politiche ed economiche come la Camera e il Senato, il ministero degli Esteri e della Giustizia, il Partito Democratico, Finmeccanica e la Banca d'Italia. Per l'accusa, i due fratelli avrebbero tentato di penetrare anche nella mail del governatore della Bce Mario Draghi, di ex presidenti del Consiglio come Matteo Renzi e Mario Monti, del giornalista Bruno Vespa e del procuratore generale della Corte d’Appello di Roma Giovanni Salvi.

In un'altra indagine, la procura di Roma contesta anche lo spionaggio politico (che prevede una pena di 10 anni di carcere) sulla base di una informativa preparata dagli specialisti del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della polizia postale, che – con la collaborazione dell'Fbi – sono riusciti a sbloccare i server utilizzati negli Usa dagli Occhionero per conservare l'archivio di dati che avevano accumulato.

Le inchieste non sono però riuscite finora a chiarire del tutto i fini di queste operazioni cyber-spionaggio: si è parlato di acquisizione di informazioni su appalti, o per investire in Borsa, o anche di costruzione di dossier da utilizzare in futuro per altri obiettivi. I due fratelli, da parte loro, hanno sempre respinto ogni accusa. Durante il dibattimento, la difesa aveva anche chiesto ad Albamonte di astenersi dal processo, a causa di un’indagine avviata a Perugia dopo un esposto degli stessi Occhionero relativo a presunti illeciti compiuti nel corso delle indagini.

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