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Cutro, un documento spiega perché la Guardia Costiera non arrivò in tempo sul luogo del naufragio

Esiste un documento esclusivo, una mail, che spiegherebbe perché e come erano cambiate le “regole di ingaggio” per i salvataggi in mare: nuove disposizioni politiche impedirono alla Guardia Costiera di attivarsi in tempo sul naufragio di Cutro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sulla strage di Cutro è uscito un documento esclusivo, che aggiunge un tassello importante per la ricostruzione di ciò che è successo più di un anno fa nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, quando il naufragio del caicco Summer Love ha causato la morte di 94 persone, di cui 35 minori.

Il documento che è stato trovato dalla trasmissione “Il Cavallo e la Torre” di Marco Damilano, e rilanciato poi da la Repubblica, dimostra il tentativo di interferenza da parte della politica sulle regole di ingaggio per gli interventi di salvataggio dei migranti in mare nell’ambito del fenomeno migratorio. Quelle regole di ingaggio della Guardia Costiera, che giustificherebbero il mancato intervento nella tragedia di Cutro, secondo quanto sostenuto un anno fa dal comandante della Capitaneria di Crotone Vittorio Aloi.

Il testo in questione delimita le possibilità di intervento della Guardia Costiera ai soli casi classificati come eventi Sar, cioè di ricerca e soccorso, a quei casi in cui il rischio per le imbarcazioni di affondare è palese.

Si tratta, come scrive la Repubblica, di una mail firmata dal capitano di vascello Gianluca D’Agostino, capocentro operativo nazionale e dell’Imrcc ( il centro di ricerca e soccorso della guardia costiera) e inviata a tutte le capitanerie locali. Ecco il testo:

A seguito di tavoli tecnici interministeriali sono state impartite dal livello politico alcune disposizioni tattiche per gli assetti della Guardia di finanza che, di fatto, in parte impongono alcune riflessioni sul nostro modus operandi. A far data dalla presente, le attività di intervento delle unità navali della Guardia costiera, in caso di eventi connessi al fenomeno migratorio, si dovranno sviluppare nel rispetto dei seguenti parametri.

Ed è qui che si specifica che l'intervento della guardia costiera deve avvenire entro che oltre le 12 miglia (limite delle acque territoriali), e "potrà essere eseguito solo dichiarando evento Sar". Negli altri casi ad agire sarà la Guardia di finanza, per quello che è considerato un intervento di polizia.

Cosa accadde la notte del naufragio

Quella notte, come si ricorda, ci fu una segnalazione dell'agenzia europea per le frontiere (Frontex) trasmessa alle autorità italiane, Guardia di Finanza e Guardia Costiera, alle 23:03. Ma non venne lanciata la procedura Sar di ricerca e salvataggio, che venne dichiarata solo nelle prime ore di domenica, nonostante ci fossero cattive condizioni meteorologiche.

Intorno a mezzanotte uscirono due unità della Guardia di Finanza, in law enforcement, cioè con un'operazione di polizia e non di salvataggio. Ma a causa delle condizioni meteo difficili decisero di tornare indietro. Le unità della Guardia Costiera invece rimasero ferme.

La Guardia Costiera ha ammesso che quella notte ci fu uno scambio tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza, che erano intervenuti. Questi ultimi informavano la Guardia Costiera che "le due unità che si trovavano in mare stavano rientrando per le condizioni meteo avverse e che non c'era una posizione nota dell'imbarcazione".

Il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi spiegò che motovedette più grandi, come quelle di cui è dotata la Guardia Costiera, "avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8" (in quel momento c'era mare forza 4). Ma, ha sottolineò l'ufficiale, "le regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa" anche perché "spesso non promanano dal ministero a cui appartengo ma da quello dell'interno".

Poi alle 4 di notte il disastro: il barcone si schiantò contro la secca, e decine di migranti finirono in mare. I primi soccorsi arrivarono alle 4.30, e furono due carabinieri i primi a recuperare una ventina di cadaveri e a salvare due persone. Solo successivamente arrivarono le altre forze dell'ordine e la Guardia Costiera. Nella relazione allegata agli atti d'inchiesta la Capitaneria di porto crotonese scrisse di avere ricevuto la prima segnalazione "alle 4.37". Alle 5.35 la prima pattuglia di terra Guardia Costiera, arrivata sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, "trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri". Solo a quel punto venne dichiarata l'operazione Sar, quando ormai non c'era più nulla da fare.

La mail firmata dal capitano di vascello Gianluca D'Agostino che dà conto delle nuove disposizioni "impartite dal livello politico" è del 27 giugno 2022: sono le ultime settimane del governo Draghi, di cui fa parte anche la Lega. A capo del ministero dell'Interno c’è Luciana Lamorgese, suo vice il leghista Nicola Molteni.

È evidente, come scrive la Repubblica, che le nuove regole stabilite per il soccorso in mare abbiano di fatto reso discrezionale l'intervento della Guardia Costiera. Se queste disposizioni abbiano pesato o meno sulla tragedia deve ancora essere stabilito. La procura di Crotone ha aperto due fascicoli di inchiesta. Il primo è contro i presunti scafisti, con quattro persone a processo; il secondo è quello che tenterà di accertare tutte le falle nella catena di comando, e vede per ora sei indagati tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera. I legali di alcuni familiari delle vittime hanno annunciato il deposito di questo documento agli atti dell’inchiesta.

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