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Cutro, ecco il nuovo decreto migranti: fino a 30 anni di carcere agli scafisti, più ingressi regolari

Una bozza del nuovo decreto del governo Meloni, in discussione nel Consiglio dei ministri a Cutro, sta circolando. Nel caso in cui nel viaggio muoiano diverse persone migranti, lo scafista potrà ricevere una pena fino a 30 anni di carcere. Previsti anche più ingressi regolari con il decreto flussi.
A cura di Luca Pons
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Dal nuovo decreto sull'immigrazione del governo Meloni arriva, come previsto, la stretta sugli scafisti che trasportano persone migranti in Italia. Una bozza del decreto sta circolando in queste ore e sarà discussa nel Consiglio dei ministri di Cutro, luogo della strage in cui sono morte almeno 72 persone migranti. Nel testo è previsto un nuovo reato: morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina. Ci sono anche misure per agevolare l'ingresso legale nel Paese, tra le altre cose con una estensione del decreto flussi, e vengono potenziati i centri per i rimpatri.

Fino a 30 anni di carcere per gli scafisti se nella traversata muoiono dei migranti

In sostanza, con la nuova norma introdotta dal decreto viene punito lo scafista, ovvero "chi promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato", se nel corso della traversata muoiono o vengono gravemente ferite delle persone. Nel caso in cui muoiano diverse persone, o anche se c'è un morto e diversi feriti gravi, la pena va da venti a trent'anni di detenzione. Leggermente inferiore (da quindici a ventiquattro anni) se muore una sola persona. Infine, "se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni".

Il testo precisa che se il reato – cioè nel caso specifico il naufragio, o in ogni caso la morte – avviene in acque internazionali, il reato si considera comunque commesso nello Stato in cui lo scafista voleva trasportare illegalmente le persone migranti. Vengono anche inasprite le pene per i reati già esistenti: la possibile detenzione passa da 1-5 anni a 2-6 anni, e da 5-15 anni a 6-16 anni nel caso in cui ci siano gravi pericoli, trattamenti inumani, oppure si stiano trasportando più di cinque persone.

Più risorse per i rimpatri e le espulsioni

La bozza del decreto prevede anche di potenziare i Centri di permanenza per i rimpatri, o Cpr. La norma dà il permesso, fino al 31 dicembre 2025, di costruire nuovi Cpr senza dover rispettare nessuna legge tranne il codice penale, le leggi antimafia e le norme sulla corruzione. La misura fa il paio con le risorse previste nella legge di bilancio dal governo Meloni a dicembre 2022, quando ha stanziato oltre 40 milioni di euro per i prossimi due anni con lo scopo di costruire nuovi Cpr o ristrutturare quelli esistenti.

Per come funzionano attualmente i meccanismi di rimpatrio, se una persona straniera viene rintracciata e risulta irregolare, spesso le si consegna un foglio di via e la si invita a lasciare il territorio italiano. L'intenzione del governo adesso sarebbe di coordinarsi di più con i Paesi di origine per i rimpatri, ma il decreto insiste principalmente sui Centri di permanenza per i rimpatri.

Più ingressi regolari: decreto flussi triennale e richieste di ingresso più semplici

Per favorire gli ingressi regolari in Italia, il governo punta sul decreto flussi: con un Dpcm, Giorgia Meloni intende stabilire quante persone straniere potranno entrare in Italia nel 2023, 2024 e 2025, invece di procedere anno per anno. Nell'ultimo decreto flussi, il governo ha previsto 83mila ingressi per motivi di lavoro. Lo stesso ministro Lollobrigida recentemente ha detto che ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro da occupare.

La bozza di decreto prevede che ci siano delle quote riservate per gli ingressi da quei Paesi che, "anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari". Infine, si semplificano le procedure burocratiche per richiedere l'ingresso da parte dei lavoratori, specialmente per il settore agricolo. Potrà entrare per lavoro anche al di fuori delle quote previste dai decreti flussi chi "completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica" nel proprio Paese

Sorveglianza dei mari, la Marina militare ha un ruolo di coordinamento

Nella bozza del testo del decreto che il governo esaminerà oggi, infine, c'è anche un passaggio sul "potenziamento della sorveglianza marittima". In particolare, la nuova norma prevede che la Marina militare si impegni per monitorare la "situazione marittima nazionale da condividere in ambito intergovernativo, anche mediante l'aggregazione integrata delle informazioni acquisite dalle amministrazioni statali che esercitano competenze in materia marittima". Ovvero, dovrebbe svolgere un lavoro di coordinamento tra tutti gli enti dello Stato che hanno competenza sul mare. Per farlo, "si avvale del Dispositivo integrato interministeriale di sorveglianza marittima, quale supporto tecnologico di connessione dei sistemi in uso dalle citate amministrazioni, costituito presso il Comando in capo della squadra navale".

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