Crosetto sull’aumento delle spese militari nei Paesi Nato: “Il 2% del Pil nemmeno nel 2028”
"Il 2% del Pil è un obiettivo da raggiungere per il bene del Paese, ma alle condizioni attuali e con le regole europee attuali non ci arriveremo nemmeno nel 2028″. Lo ha detto Guido Crosetto, ministro della Difesa, a proposito del target di aumento della spesa militare fissato dalla Nato per la difesa degli Stati membri.
"Io sono abituato a dire la verità ma nei contesti diplomatici internazionali non piace, dà scandalo. Gli italiani alla Nato non hanno mai detto la verità", ha dichiarato. Crosetto si è detto convinto della necessità di raggiungere l'obiettivo delineato dall'Alleanza atlantica, ma se l'Italia non sarà in grado di rispettarlo "è solo per le regole europee", ha ribadito. "Con garanzie Ue, noi non avremmo alcun problema ad arrivare all’obiettivo e non ci sarebbero ricadute sulle nostre finanze. È un paradosso: la stessa Europa che con la sua burocrazia impedisce all’Italia, a uno dei Paesi più importanti del mondo, di provvedere alla sua sicurezza, poi in altre sedi dice “andiamo al 3, 4, al 6, al 9%…”. Ad ora, nel 2025 non raggiungeremo il 2% e saremo tra i pochi Paesi del mondo a non riuscirci nemmeno nel 2028. E non credo che gli altri siano tutti fessi", ha proseguito.
Secondo Crosetto la soluzione, in questo senso, passerebbe attraverso lo scorporo degli investimenti. "Qualcosa con l’Ue si può già fare e lo faremo, ho già chiesto al ministro Giorgetti di attivarci in questa direzione", ha detto intervistato dall'Avvenire. "Il 2% significa proteggere la nostra sicurezza economica. Significa affermare il nostro modello, che è un modello di pace apprezzato in tutto il mondo. Se noi investissimo in difesa potremmo cooperare con la gran parte dei Paesi del Sud del mondo, aiutandoli a costruire forze di sicurezza a servizio della democrazia. Ma noi abbiamo in Italia una politica stupida, miope, che su questi temi litiga anziché unirsi".
Di fronte alle obiezioni di chi osserva che l'aumento della spesa militare finirebbe per aiutare più i produttori di armamenti che il Paese, la risposta di Crosetto è netta. "La guerra non conviene a nessuno. E i bilanci dei produttori di armi saranno enormi nei prossimi 20 anni anche senza conflitti, per come si è messo il mondo. I bilanci dei produttori sono il sismografo, non il terremoto", ha dichiarato. "Il terremoto sono le autocrazie che scatenano il terrore e che sfidano le nostre democrazie e il nostro sistema di valori. Sono le autocrazie che gonfiano i bilanci dei produttori di armi. Guardi alla postura di Iran, Russia, Cina…"
"Accettare la proposta di Putin per l'Ucraina, sarebbe la fine del mondo"
Riguardo alla guerra russo-ucraina il ministro ha sottolineato le mancanze e gli errori commessi dall'Occidente nel tentativo, negli ultimi due anni, di avviare un processo di pace. "Non esiste e non doveva esistere solo la strategia di aiutare l’Ucraina fornendogli le armi per difendersi dagli attacchi russi, ma anche una strategia altrettanto forte e determinata per arrivare a una tregua, e sulla base di questa tregua costruire un tavolo che non solo porti alla cessazione del conflitto, ma anche all’applicazione del diritto internazionale. Perché se non si tornano ad applicare le regole per me sacre del diritto internazionale, e prevale la legge del più forte, il mondo è davvero in pericolo", ha dichiarato.
"L’iniziativa in Svizzera dimostra che ci si sta muovendo. Ma la forza di un’iniziativa di pace non è determinata solo dalla volontà, ma anche dagli attori coinvolti", ha proseguito. Per Crosetto è necessario "coinvolgere il Sud del mondo. Non basta che a volere un tavolo sia una delle parti in conflitto o l’Occidente, tra l’altro percepito dalla Russia come il nemico. Dobbiamo coinvolgere i Brics, India, Cina, Arabia Saudita, Brasile, Sud Africa… Certo, ci deve essere un forte protagonismo degli Usa e dell’Europa, anche se continuo a chiedermi se esista davvero un soggetto politico europeo… Ma il senso è che, con l’Onu moribonda e paralizzata dai veti, deve muoversi una comunità internazionale che davvero rappresenti i popoli del mondo", ha ribadito.
Quanto alla proposta di pace avanzata da Putin, la chiusura di Crosetto è categorica. "Non solo l’Ucraina non potrà mai accettare una proposta del genere, ma come ho detto prima sarebbe la fine del diritto internazionale e l’inizio della fine del mondo. Non è lo stato di fatto determinato dal più forte, da chi aggredisce, che può diventare il nuovo equilibrio", ha spiegato.
Per il ministro serve "la politica" e il coinvolgimento di altri attori internazionali perché "l'Occidente non basta". Una linea condivisa anche guardando al Medio Oriente e al conflitto in corso a Gaza. "Quando dico che spesso si finisce la giornata da sconfitti, mi riferisco anche a questo: ogni giorno gli diciamo che sbaglia e ho il dovere di dirglielo anche domani. Come è mio dovere ridire domani, per l’ennesima volta, che esiste un fronte Sud che diventerà un fronte di guerra più spaventoso di quello ucraino, se non interveniamo per tempo", ha detto.