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Il generale Vannacci sarà trasferito dopo la bufera sul suo libro: “Non mi aspettavo questo polverone”

Il generale Roberto Vannacci, autore del libro “Il mondo al contrario” che ha scatenato polemiche per i suoi contenuti e il suo linguaggio sessista, razzista e discriminatorio, sarà destituito. Dopodomani perderà l’incarico di comandante all’Istituto geografico militare di Firenze e sarà trasferito.
A cura di Luca Pons
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Destituito e trasferito, almeno per il momento. Roberto Vannacci, generale dell'Esercito 54enne diventato noto per il suo libro autoprodotto "Il mondo al contrario" dai contenuti ritenuti razzisti, sessisti, omofobi e discriminatori, perderà il suo attuale incarico. Il 20 agosto, dopodomani, il ruolo di comandante dell'Istituto geografico militare di Firenze andrà a un altro generale, Massimo Panizzi (senza cerimonia di avvicendamento). Vannacci sarà trasferito, invece, nel Comando delle forze operative terrestri. Il Comando ha sede a Roma, ma il generale potrà restare di stanza a Firenze, e non avrà ruoli direttivi.

La decisione è arrivata rapidamente da parte dello Stato maggiore dell'Esercito, prima delle procedure disciplinari evocate dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Ministro che questa mattina aveva commentato così la situazione: "Non sopporto tanto i pregiudizi nei confronti della sessualità delle persone quanto quelli (che stanno emergendo con violenza) contro le Forze Armate". Nel testo un intero capitolo è dedicato al mondo Lgbtq, con passaggi come "Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!" e il paragone tra le adozioni per le coppie omosessuali e il cannibalismo.

Il generale ha commentato la decisione in diretta, su Rete 4: "Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo un polverone del genere. Non replicherò a decisioni che arrivano da una catena gerarchica. Lo farò nelle sedi e nei tempi opportuni". Poi ha insistito: "Le idee vanno discusse sul piano dell'opinione, non su quello della gogna mediatica. La libertà di parola è garantita dalla Costituzione, purché questa non vada a infrangere, nel mio caso, specifici doveri riguardanti i militari. Io non faccio propaganda politica, non parlo di servizio né di argomenti riservati".

L'obiettivo era "combattere il pensiero unico, il fatto di doversi inquadrare in una corrente di pensiero che vieta la critica a determinate categorie di persone. Io posso criticare operai, professori, carabinieri, ma se critico gli omosessuali genero questa reazione. E questa reazione dà ragione al tono del mio libro: attenzione, ci sono argomenti che nessuno può affrontare in modo critico", ha concluso.

Le polemiche sul libro del generale Vannacci

Vannacci è stato il comandante dei paracadutisti della Folgore, e dal 2020 al 2022 è stato impiegato come addetto per la Difesa nell'ambasciata italiana a Mosca (prima di essere espulso dal Paese e cessare l'incarico, lo scorso settembre, per uno screzio diplomatico tra Russia e Italia legato alla guerra). Oggi, e ancora per due giorni, è al comando dell'Istituto geografico militare, un ente cartografico dell'Esercito e dello Stato che ha sede a Firenze.

Si tratta quindi di un esponente dell'Esercito a pieno titolo, ancora in attività, e anche per questo il suo libro ha creato scalpore. Non che l'unico argomento sia l'omosessualità: per tutti i temi trattati, dal femminismo all'animalismo, dalla società "multiculturale e multietnica" al mondo Lgbtq, appunto, Vannacci ha espresso posizioni aggressive con un linguaggio fortemente discriminatorio. Parlando di adozioni per coppie omosessuali, ad esempio, ha scritto che se "non è nella natura dell’uomo essere cannibale", allora non dovrebbe esserlo neanche la possibilità di avere dei figli per le famiglie omogenitoriali. Per poi elencare una lunga serie di termini derogatori verso le persone omosessuali, "che sono ormai termini da tribunale" mentre "fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari".

Alcuni passaggi sono stati riportati da Repubblica. Ad esempio quello in cui il generale ha parlato della sua "italianità",  e ha detto: "Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare", ma anche "Mazzini e Garibaldi". Dall'altra parte, invece, c'è la pallavolista italiana Paola Egonu, che ha la colpa di essere una donna nera: "Italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità", ha scritto Vannacci. E su questa espressione ha commentato in interviste successive: "Non è assolutamente offensiva, non vedo perché dovrei farle delle scuse. Oggi ho aperto il profilo Wikipedia di Paola Egonu, c'è scritto che è una pallavolista italiana, nata a Civitella da genitori nigeriani. Per le altre pallavoliste con fisionomia europea, la provenienza dei genitori non è specificata. Perché da 5-6mila anni lo stereotipo di italiano è quello di un uomo bianco. Ma le espressioni razziste sono quelle che individuano la superiorità di una razza sull'altra: non era quello che volevo esprimere io".

Sempre in tema di razzismo, il militare ha raccontato anche di quando, nel 1975 a Parigi, girando in metrò fingeva di "perdere l'equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro". Cioè, sopra quella di persone nere che si trovavano vicine a lui. Lo scopo era di "capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno rugosa della nostra". C'è anche una sezione dedicata alla crisi climatica, che tocca punti della retorica negazionista come "i cambiamenti climatici ci sono sempre stati", ma aggiunge anche che "è la povertà e il sottosviluppo a produrre più di ogni altro l’inquinamento".

Nella premessa del libro ha sottolineato che si trattava di posizioni personali e non in quanto esponente delle Forze armate italiane. Ma questo ovviamente non ha potuto evitare che scoppiasse una polemica.

La reazione di Crosetto e dell'Esercito

Il ministro Crosetto è intervenuto prima prendendo le distanze e mettendo in evidenza la distinzione tra il generale e l'Esercito: "Non utilizzate le farneticazioni personali di un generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze armate", ha detto, sottolineando che le opinioni espresse da Vannacci "screditano l'Esercito, la Difesa e la Costituzione". Poi ha annunciato che il suo ministero avvierà "l'esame disciplinare previsto".

D'altra parte, anche l'Esercito aveva preso le distanze formalmente, con un comunicato: "Si precisa che l'Esercito non era a conoscenza dei contenuti espressi in esso (nel libro, ndr) e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari. In tal senso l'Esercito si riserva l'adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine", hanno fatto sapere i vertici delle Forze armate.

Crosetto però non si è fermato e, nella tarda serata di giovedì, ha aggiunto un commento: "Non sopporto tanto i pregiudizi nei confronti della sessualità delle persone quanto quelli (che stanno emergendo con violenza) contro le Forze armate", ha scritto sui social, mettendo sullo stesso piano le due cose. Questa mattina, il ministro ha continuato per chiarire ulteriormente la sua posizione di estraneità alla polemica: "In un mondo che si divide tra chi vorrebbe buttare il “Generale” all’inferno e chi vorrebbe farne un martire, chi serve il paese guidando pro tempore un’Istituzione come la Difesa deve solo limitarsi a mantenere distacco ed applicare le regole e le norme. Nulla più, nulla di meno".

La risposta di Vannacci: "Ridirei tutto, le opinioni non offendono nessuno"

Rispondendo sempre a Repubblica, il generale ha detto di non rimangiarsi nulla, ma che alcune parti mancavano di contesto. Ad esempio, il problema con le persone omosessuali non è che siano "non normali" ("Neanche io sono normale, sono un anormale, ne faccio un vanto"). Il problema è che l'omosessualità è "sovra-rappresentata, addirittura è un vanto esserlo", probabilmente perché "c'è qualcuno, un gruppo di pressione che opera…". Poi ha aggiunto: "Tutto legittimo eh, invito solo a riflettere, Poi ho amici gay, nulla contro".

Il generale ha affermato che il suo "non è un libro politico", che le idee non sono espresse "in maniera triviale". Poi si è infilato in una discussione sul fatto che "dire gay di merda o professore di merda è grave lo stesso, perché dovrebbe essere diverso?". Concludendo, su domanda dell'intervistatore, che anche "dire ebrei di merda non è peggiore che dire cristiani di m…Ho capito: c'è stata la Shoah, va bene, ma questo non configura la religione ebraica come protetta, posto che sono parole opinabili". E ha concluso: "Le idee e le opinioni non offendono nessuno, se qualcuno si sente offeso deve tornare a studiare, a fare la differenza tra propria percezione e realtà. Sono un fautore della libera espressione, né di destra né di sinistra".

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